mercoledì 23 maggio 2018
Il premier indicato da M5s e Lega ha accettato l'incarico con riserva. «Mi propongo di essere l'avvocato difensore del popolo italiano»
Incarico a Giuseppe Conte. «Governo di cambiamento» e rassicura l'Europa
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato l'incarico di formare il governo al professor Giuseppe Conte, che ha
accettato con riserva. Tutto secondo la prassi. "Il presidente della Repubblica mi ha conferito l'incarico che ho accettato con riserva - ha iniziato -. Se riuscirò a portare a compimento l'incarico esporrò alle Camere un programma basato sulle intese tra le forze politiche di maggioranza. Con il presidente della Repubblica abbiamo parlato della fase impegnativa e delicata e delle sfide che ci attendono e di cui sono consapevole così come sono consapevole di confermare la collocazione internazionale ed europea dell'Italia".

Quello che sta per nascere è un "governo del cambiamento - ha sottolineato Conte - Il contratto su cui si fonda questa esperienza rappresenta in pieno le aspettative di cambiamento degli italiani. Lo porrò a fondamento dell'esperienza di governo nel pieno rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica e della Costituzione. Voglio dar vita a un governo dalla parte dei cittadini. Sono professore e avvocato, ho perorato cause di varie persone e ora difendo l'interesse degli italiani in tutte le sedi Ue e internazionali dialogando con le istituzioni Ue e con gli altri Paesi mi propongo di essere l'avvocato difensore del popolo italiano".

La giornata

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per le 17.30 al Quirinale il professor Giuseppe Conte. «Oggi comincia la Terza Repubblica, ve l'avevo detto, l'avevo promesso». Così il leader del M5s Luigi Di Maio ha commentato la convocazione di Conte al Colle. «Ovviamente il presidente decide ma se è stato convocato....», ha aggiunto. Soddisfazione anche in casa Lega per la convocazione del docente questo pomeriggio da parte del capo dello Stato. «Pronti a partire», fanno sapere fonti del Carroccio. Nel corso della mattinata i leader del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, e della Lega, Matteo Salvini, su espressa domanda della Presidenza della Repubblica, hanno confermato la proposta di conferimento dell'incarico per la formazione del governo al professor Giuseppe Conte. È quanto filtra dagli ambienti del Quirinale.

Braccio di ferro M5s-Quirinale
In mattina c'era stato un vero e proprio pressing ai vertici della Repubblica, capo dello Stato e segretario generale della presidenza della Repubblica. Via Facebook Alessandro Di Battista, nelle delicatissime ore in cui si lavora alla formazione del prossimo governo, ha chiesto il conferimento dell'incarico a Giuseppe Conte. L'ex deputato M5s, considerato alfiere dell'ala "ortodossa" del Movimento, ricorda che «il presidente Mattarella ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica ovvero ai cittadini ai quali - sottolinea - appartiene la sovranità». A lui si riferisce per affermare che «una maggioranza si è formata, una maggioranza che piaccia o non piaccia al presidente Mattarella o al suo più stretto consigliere - trasparente qui il riferimento al segretario generale del Quirinale - rappresenta la maggior parte degli italiani». «Il presidente della Repubblica non è un notaio delle forze politiche, ma neppure l'avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche perché si tratterebbe di una causa persa, meglio non difenderla», è il "consiglio" finale.


«Il presidente Mattarella ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica ovvero ai cittadini ai quali appartiene la sovranità», è l'incipit di Di Battista che ricorda come "per settimane, in una fase delicatissima dal punto di vista istituzionale, ha ricordato ai partiti politici le loro responsabilità. Per giorni ha insistito sull'urgenza di formare un governo nella pienezza delle sue funzioni. Ebbene, finalmente, una maggioranza si è formata, una maggioranza che piaccia o non piaccia al presidente Mattarella o - rincara - al suo più stretto consigliere, rappresenta la maggior parte degli italiani». «Sono gli italiani ad avere diritto a un governo forte, un governo capace di intervenire, se necessario con la dovuta durezza, per ristabilire giustizia sociale. Un governo capace soprattutto di ristabilire un principio sacrosanto in democrazia: il primato della politica sulla finanza. Mi rendo conto che ristabilire questo principio possa far paura a qualcuno ma non dovrebbe intimorire - sono sempre le parole dell'ex deputato M5s - chi ha l'onore di rappresentare l'unità nazionale».

«Invito tutti i cittadini a farsi sentire. Usiamo la rete, facciamo foto, video. È in gioco il futuro del Paese». È l'appello alla mobilitazione che arriva dall'esponente M5s, nel post su Facebook, all'insegna dell'hashtag
#VoglioIlGovernoDelCambiamento, con il quale "invita" il Quirinale a non ostacolare la strada del governo M5s-Lega.

M5s e Lega fanno quadrato intorno a Conte
Se ieri fosse stata quotata a Piazza Affari, la candidatura di Giuseppe Conte avrebbe vissuto una seduta all’insegna della massima volatilità. In un susseguirsi di 'sali-scendi' in stile montagne russe, il borsino a fine giornata vede l’incarico del professore indicato come premier da M5s e Lega vacillare, ma non sfumare del tutto. Anzi, la difesa a spada tratta di Luigi Di Maio e Matteo Salvini di fronte alla pioggia torrenziale di accuse tiene ancora in corsa il giurista pugliese per la guida del governo giallo- verde. «Quanto lo sosteniamo da 1 a 10? Undici – rispondono dallo staff del capo politico pentastellato –. Siamo con lui senza se e senza ma, tanto che non esiste un piano B». Nel frattempo il diretto interessato sceglie il silenzio ufficiale, convinto di non aver inventato nulla e pronto a fornire tutte le spiegazioni del caso al momento opportuno. Certo, nel giro delle ultime 24 ore il docente di diritto privato ha vissuto scenari contrapposti: è andato a dormire lunedì sera da premier in pectore (dopo che i leader dei due partiti 'vincitori' del 4 marzo hanno pronunciato il suo come unico nome al Quirinale); si è svegliato bruscamente ieri mattina travolto da un’ondata di polemiche dall’eco internazionale (per i dubbi sulla veridicità del suo curriculum e le ombre sul sostegno al metodo Stamina); è andato incontro alla nuova notte auspicando che la corsa verso Palazzo Chigi fosse solo rallentata, anziché risultare compromessa prima ancora della partenza. Il risultato di queste oscillazioni frenetiche su Conte è che il rebus del 'governo del cambiamento' è tornato a complicarsi proprio quando sembrava a un passo dalla soluzione.

«Conte è e resta assolutamente il candidato premier del Movimento 5 stelle e della Lega», dichiara il capo politico del M5S Luigi Di Maio. «Rimane il nostro candidato e della Lega», aveva detto in mattinata anche Danilo Toninelli, capogruppo del M5s al Senato, ai microfoni di 6 su Radio 1 fuga ogni possibile ripensamento sulla designazione del candidato premier, dopo le notizie su presunte irregolarità nel suo curriculum. L'esponente pentastellato ricorda che Conte «ha alle spalle circa 17 milioni di voti, che sono i cittadini italiani che ci hanno votato il 4 marzo, e non sarà certo per una stupidaggine inventata relativa al suo curriculum a cambiare le cose». «Il professor Conte - aggiunge - è una brava persona, competente, seria, e penso che sarà un ottimo presidente del Consiglio di tutti gli italiani». Sulla possibilità che il presidente della Repubblica possa prendere ulteriore tempo Toninelli precisa: «Mattarella ha incontrato ieri la seconda e la terza carica dello Stato per completare il suo percorso istituzionale. Sono convinto che oggi verrà dato l'incarico e finalmente tra pochi giorni potrà partire questo governo che sarà un governo politico».

«Il nome resterà questo. Se dovesse cambiare si dovrebbe rivedere un po' tutto l'equilibrio della squadra di governo e il problema sarebbe molto serio. La Lega ha dovuto rinunciare a molto. Si è stabilito un nome in comune che non poteva essere quello dei due leader. Salvini, per tentare di dare un governo al paese ha rinunciato a fare il leader della coalizione di centrodestra con la quale ha preso più voti rispetto a M5S Siamo partiti da una situazione molto diversa». Così Lorenzo Fontana, vicepresidente della Camera e vicesegretario della Lega parlando di Giuseppe Conte - indicato al Colle come candidato premier - ai microfoni di Giorgio Zanchini a Radio anch'io (Rai Radio1).

A sferrare il primo colpo sulle credenziali accademiche di Conte è il New York Times . Citando una portavoce dell’ateneo il quotidiano americano sostiene che nel database della New York University non ci sia traccia delle generalità del candidato premier di Movimento e Carroccio né come docente né come ricercatore né come studente. A stretto giro emergono altri punti interrogativi sul percorso formativo e professionale di Conte: dagli studi giuridici approfonditi all’ Internationales Kulturinstitut di Vienna (dove tuttavia si insegnerebbe solo lingua tedesca), fino ai corsi all’università di Cambridge del settembre 2001 in un periodo dell’anno in cui non si terrebbero lezioni. Anche negli archivi dell’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne non sarebbe presente il nome di Conte. Tutte esperienze, invece, elencate dal professore nelle pagine del ricco e dettagliato curriculum spedito a Montecitorio nel 2013 per partecipare alle elezioni a componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Nel bel mezzo della bufera scatenatasi sulla figura designata a capo dell’esecutivo, Di Maio e Salvini organizzano un vertice extra-parlamentare per scegliere la linea da seguire. Si vagliano varie opzioni, però alla fine si opta per la soluzione più semplice: difendere lo schema di accordo trovato dopo giorni di trattative a oltranza su ogni singolo tassello del puzzle di governo. L’intesa, del resto, si regge su equilibri politici delicatissimi. Ed è evidente che sostituire la casella del premier farebbe ripartire da zero l’intero negoziato. Tanto che da entrambi i fronti non si fa fatica ad ammetterlo: «Se cade Conte bisognerebbe ricominciare tutto daccapo». Ecco allora che si prova a replicare punto su punto a ogni dubbio o perplessità emersi sul curriculum. Ma in generale, pentastellati e leghisti parlano di «un tiro al bersaglio» sul docente che viene catalogato alla voce «macchina del fango». Persino l’indiscrezione che vede tornare in auge l’ipotesi di Di Maio premier è bollata come uno scenario inverosimile, nonostante sia un sogno mai abbandonato del tutto ai vertici dei 5 stelle. «È una voce messa in circolo da chi vorrebbe vederci mollare Conte per poi incolparci di un fallimento – sospettano dalla cerchia ristretta del capo politico del Movimento –. Noi non cadiamo nella trappola ». Tanto più che Salvini mantiene la sua ferma opposizione alla premiership del 31enne di Pomigliano d’Arco. «Non farò certo il numero 2 di Luigi, piuttosto si torna dritti a votare», ribadisce il segretario leghista ai suoi fedelissimi. A tarda sera anche Di Maio nega un dietrofront: «Non c’è alcun ripensamento su Conte». E in queste ore di indecisione sull’effettivo superamento dello stallo politico torna a farsi sentire Beppe Grillo. Il comico posta sul suo blog alcuni versi del brano 'L’attesa' di Giorgio Gaber per evidenziare «un’aria stranamente tesa» e per segnalare «il gran bisogno di silenzio» che c’è. Anche se in questo clima di accuse, sospetti e qualche veleno sembra un auspicio destinato a cadere nel vuoto.

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