mercoledì 19 dicembre 2012
Quadri e sculture in mostra a Milano, il sogno realizzato di un ragazzo con sindrome di Down. ​Ha 28 anni, una famiglia unita che lo sostiene e tante passioni: dalla musica al cinema. Ecco come un progetto riuscito di inserimento sociale ha ridato speranza a un ragazzo con disabilità.
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«Questi bambini nascono due volte. Devono imparare a muoversi in un mondo che la prima nascita ha reso più difficile…». È il messaggio forte sui bambini nati con handicap che Giuseppe Pontiggia ci ha lasciato nel suo romanzo Nati due volte. Il protagonista di quel libro, molto biografico, si chiama Paolo, disabile dalla nascita. E quelle frasi di Pontiggia ci accompagnano mentre andiamo ad incontrare un altro Paolo, nato con la sindrome di Down. Con Jacopo, suo fratello maggiore, Paolo Guerriero aspetta all’ingresso della libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele, perché è lì, nella sala Enzo Biagi (quella che era la «seconda casa» del giornalista) che espone – fino alla fine di gennaio 2013 – le sue opere d’arte.Si intitola Cinque velocissime zampe la mostra di questo ragazzo: 28 anni, occhialini rotondi calati sul musetto dolce di un cucciolo d’uomo che ci guida nel suo meraviglioso universo creativo. Una decina di opere d’artista puro, che meritano attenzione. Lo testimonia il fatto che hanno affascinato critici severi come Roberto Mutti e il grande storico del Rinascimento, l’americano Timothy Verdon. I suoi «legni quasi vivi», hanno entusiasmato anche il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, che nel piccolo catalogo di presentazione alla mostra scrive: «Paolo Guerriero, con squisita sensibilità, ci insegna la bellezza dei colori che si uniscono, la bellezza di coloro che si fanno vicini, la bellezza di un essere insieme en plen air tutti dallo stesso vivido sole».Giallo come il sole è il volto del suo Pinocchio che ha raffigurato con le orecchie grandi e naso piccolo. «A me piace dire bugie… – dice ridacchiando di gusto –. Ho letto tutto Pinocchio e anche il Libro della Jungla», fa con aria furbetta, mentre accarezza le tavole dove nuotano leggere le sue balene colorate. «Ha imparato a lavorare il legno nel laboratorio di Dario Brivio, a Macherio. Dario è una delle tante persone straordinarie con le quali Paolo è venuto a contatto in questi anni e che sono state fondamentali per il suo inserimento nel sociale. Ma anche per il miglioramento della vita della nostra famiglia, perché chi ha dei ragazzi come mio fratello sa che le difficoltà non mancano mai», spiega Jacopo che con il papà Elio, la mamma Mariella, sua sorella Benedetta e Simona (la moglie di Jacopo), hanno riempito d’amore e di attenzioni la prima e la seconda vita di questo ragazzo che mostra felice e soddisfatto le sue creature appese alle pareti.«Ti piace? Questa è la Scimmia. Questa è una Zebra, non un gatto», rivendica convinto il “maestro” Guerriero. «Lo faccio io, con sgorbia e mazzola… Con la smerigliatrice liscio il legno assieme a Dario e a Crema, il suo cane che si rotola nella polvere che facciamo io e lui con la quercia, il faggio e l’ulivo». Muove veloci i due occhioni neri, scuri e profondi come il Lucignolo che guarda gli altri suoi animali a cinque zampe: Cane, Giaguaro e Cavallo. «Perché li faccio a cinque zampe? Ma perché così vanno più veloci no?». Tanti interrogativi teneri e a volte incerti, come il passo sui marciapiedi infidi del centro di Milano. Ma al ristorante Paolo mette sul piatto, oltre a una pizza filante di mozzarella, anche le tante sicurezze acquisite dal suo quotidiano intenso, pieno di interessi e di impegni programmati. Perché oltre a una famiglia straordinariamente unita, a supportarlo, c’è l’arte, ma anche la musica. Passione, questa, coltivata assieme all’amicizia con il violinista Michele Gazich, alle lezioni di batteria di Max Varotto e a quelle di canto con Alessio Corini. «Paolo canta, suona la batteria e i testi delle canzoni, come Quattro sporchi soldi, li scrive lui», dice con orgoglio e con un sorriso caldo come il caffè suo fratello.Paolo che conosce tutte le canzoni di Bruce Springsteen, ha visto anche l’ultimo concerto a San Siro: «Tanta gente quella sera allo stadio, accendini... Io, Jacopo e Benedetta in coro a cantare Bruce». Paolo che ha messo su anche una band con Alessio. «Ci chiamiamo “Gli amici di Bius”, facciamo rock sepolcrale…». Jacopo lo guarda storto e stupito, ma Paolo lo rassicura: «Una mia canzone parla di cowboy che si ubriacano... Ma con l’acqua». Risate a catinelle come la pioggia che fuori bagna Milano.«Paolo è una sorpresa continua. Durante le vacanze da sempre andiamo in Toscana, a Bolgheri, dove si diverte a raccogliere le olive che finiscono nelle bottiglie con l’etichetta l’Olio di Paolino. Lì in paese ormai lo conoscono tutti. La Tina del Bar Vesuvio ha cominciato ad appendere i suoi quadri ed è diventato persino grancassa della banda musicale di Castagneto Carducci». Tra qualche giorno Paolo andrà a fare Natale con la sua famiglia nella casa in Toscana, dove gli piace raccogliere la legna, accendere il camino e sdraiarsi come un micio davanti al presepio illuminato. «Mi piace guardare il fuoco. Mi piace tanto anche Bud Spencer, perché mena i cattivi e vorrei stringergli la mano un giorno per ringraziarlo di questo… Io poi alla sera scrivo un diario, lo faccio da quando sono piccolo. Ci scrivo tutte le cose che mi capitano… Non è segreto, no – sorride –. Un giorno lo faccio leggere anche a Jacopo». E un giorno aprendo quel diario sicuramente troveremo realizzata quella dedica amorevole di Nati due volte: «Ai disabili che lottano non per diventare normali, ma se stessi».

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