giovedì 22 marzo 2012
Eseguite 18 misure di custodia cautelare nei confronti di affiliati al clan Pacilli-Li Bergolis. Colpito dai provvedimenti anche un graduato dell'esercito: secondo gli inquirenti faceva da collegamento con il boss Pacilli quando era latitante. Per gli altri l'accusa di estorsione contro imprenditori locali.
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Colpo al clan Pacilli-Li Bergolis operante nel Gargano: c'è anche un maresciallo dell'Esercito in servizio a Foggia tra gli arrestati. Il maresciallo, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, faceva parte della filiera di collegamento del clan con il boss Giuseppe Pacilli, quando quest'ultimo era latitante. Gli uomini delle squadre mobili di Foggia e Bari e dello Sco della Polizia stanno eseguendo 18 misure cautelari nei confronti di esponenti di vertice accusati, a vario titolo, di favoreggiamento personale, estorsione e detenzione di armi aggravati dalle finalità mafiose.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Bari, hanno consentito di ricostruire l'intera struttura criminale del clan, operativo in particolare nei comuni di Monte Sant'Angelo e Manfredonia ma con la capacità di intervento in tutta l'area garganica. L'indagine - condotta da un apposito gruppo investigativo costituito da appartenenti alle squadre mobili di Bari e Foggia oltre ad elementi dello Sco - ha inoltre consentito di portare alla luce l'intera filiera dei favoreggiatori di Giuseppe Pacilli, il boss salito al vertice del clan, arrestato a maggio dello scorso anno proprio a Monte Sant'Angelo e inserito nell'elenco dei latitanti di massima pericolosità del Viminale. Il clan negli ultimi anni e' stato protagonista di una violenta lotta di mafia con il clan rivale, quello dei Romito, un tempo alleato. Guerra che ha portato ad alcuni omicidi 'eccellenti' dei boss dei due clan rivali: nell'aprile del 2009 e' stato infatti assassinato Franco Romito, nell'ottobre successivo è toccato a Francesco Li Bergolis.
Il clan Pacilli-Li Bergolis colpito dall'operazione della polizia continuava a gestire il settore delle estorsioni nell'intera area garganica. Le indagini hanno infatti consentito di appurare in particolare gli esponenti dell'organizzazione attuavano una pressione estorsiva molto forte nei confronti di imprenditori edili e commercianti attivi tra Monte Sant'Angelo, Manfredonia e San Giovanni Rotondo, 3 dei quali hanno denunciato i fatti subiti.
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