giovedì 3 aprile 2014
​L'ex sottosegretario all'Economia e due fratelli, titolari di aziende per la distribuzione di idrocarburi, sono accusati di violenza e minaccia, calunnia, favoreggiamento personale e riciclaggio.
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*** AGGIORNAMENTO DEL 30 SETTEMBRE 2020 L'ex sottosegretario Nicola Cosentino assolto in appello nel processo "Il Principe e la scheda ballerina" per uso di capitali illeciti nella costruzione di un centro commerciale a Casal di Principe. LEGGI QUI

In carcere Nicola Cosentino: l’ex parlamentare Pdl, attuale leader di Forza Campania, è stato arrestato ieri mattina dai Carabinieri di Caserta nell’inchiesta della Dda partenopea sugli illeciti nell’attività delle aziende di famiglia. In carcere anche i suoi due fratelli, Antonio e Giovanni. Le accuse sono di estorsione e di concorrenza sleale aggravata dalla finalità mafiosa. Arresti anche Pasquale e Antonio Zagaria, già in galera, fratelli del boss Michele, e altre otto persone. Tra queste tre funzionari dell’Ufficio tecnico del Comune di Casal di Principe, un funzionario della Regione Campania e due dipendenti della Kuwait Petroleum Italia. Per gli inquirenti tutti fanno parte, a vario titolo, di «una cupola gestita dai Cosentino». Costituendo una sorta di «cartello criminoso» con gli esponenti del clan Zagaria, annotano i magistrati napoletani, i tre fratelli, forti del potere economico e politico, avrebbero imposto nel Casertano la vendita dei prodotti petroliferi delle loro aziende, Aversana Petroli, Aversana Gas e Ip Service. Indagato anche l’ex prefetto di Caserta ed ex deputato del Pdl Maria Elena Stasi, accusata di concussione ed estorsione: nel 2002 avrebbe cercato di far rimuovere un tecnico comunale considerato “scomodo”.L’inchiesta è partita nel 2011 ed ha ricostruito l’illecita gestione delle aziende di famiglia con l’uso spregiudicato di pressioni criminali. In pratica gli indagati, con la complicità di funzionari della società petrolifera Q8 Italia e grazie all’aiuto, indotto con la forza o attraverso rapporti privilegiati, di dirigenti pubblici, funzionari regionali e del Comune di Casal di Principe, riuscivano ad avere il rilascio rapido di permessi e licenze per la costruzione di impianti, anche dove non era consentito, come l’opportunità di ostacolare le società concorrenti nell’apertura di nuovi distributori di carburante. Oltre alla possibilità di negoziare, in condizioni di vantaggio, con società internazionali, generando un conseguente svantaggio per altri imprenditori concorrenti. Questo sistema, secondo le indagini, era favorito dai rapporti, anche «di parentela e/o affinità» osservano i magistrati, tra Nicola Cosentino, e in parte anche del fratello Giovanni, con il clan Zagaria, ai cui affiliati erano vietate le estorsioni ai danni degli impianti di Cosentino mentre erano consentite nei confronti dei concorrenti, come nel caso di Luigi Gallo, il titolare di una stazione di servizio a Villa di Briano, che per primo ha denunciato ai carabinieri le irregolarità – confermate anche da alcuni collaboratori di giustizia – e le minacce. Per Nicola Cosentino quello di ieri è il secondo arresto dopo il 15 marzo dello scorso anno quando si presentò, accompagnato dai suoi legali, al carcere napoletano di Secondigliano: su di lui pendeva un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’inchiesta denominata “Il Principe e la (Scheda) Ballerina” sul presunto reimpiego di capitali illeciti in relazione alla costruzione, mai avvenuta, di un centro commerciale a Casal di Principe. Da novembre scorso Cosentino, su decisione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, era tornato in libertà. L’arresto di ieri dà un colpo importante al tentativo dell’ex coordinatore regionale del Pdl di tornare in politica. Nonostante la dichiarata volontà di dedicarsi solo ai processi in cui è coinvolto, Nicola Cosentino aveva incoraggiato una sorta di scissione in Forza Italia costituendo Forza Campania con sette consiglieri regionali, i cosiddetti “sette samurai”.

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