giovedì 29 ottobre 2015
​ ​Svolta nelle indagini sulla morte di una donna trovata in casa senza vita in provincia di Reggio Calabria lo scorso maggio. La figlia le avrebbe sparato per i continui rimproveri sull'andamento scolastico e per il divieto di usare cellulare e pc.
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​Una studentessa 17enne di Melito di Porto Salvo (Rc) è stata arrestata questa mattina dai Carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvvocon l'accusa di omicidio aggravato dai motivi abbietti e futili della madre C.P. infermiera 44enne. I fatti risalgono al 25 maggio scorso quando nel cuore della notte i Carabinieri, allertati sull'utenza di emergenza 112, si recarono all'interno dell'abitazione della donna trovandola esanime in un lago di sangue, con un ferita d'arma da fuoco alla tempia. L'immediato intervento del personale del 118 fu inutile: la donna i morì poco dopo. Al momento di quello che sembrava inizialmente essere un suicidio, all'interno dell'abitazione, oltre alla vittima, c'era soltanto la figlia. Era stata quest'ultima ad allertare lo zio materno, riferendo che qualcuno aveva sparato alla madre. Nel corso di tutta la notte e nei giorni successivi, la giovane era stata più volte sentita dagli investigatori e numerose sarebbero state le incongruenze riscontrate nel racconto della studentessa, a partire dalla descrizione del fantomatico killer che avrebbe avuto un'altezza di oltre due metri. La donna fu trovata riversa su un fianco, sul letto della propria camera e, con vicino al corpo, una pistola che risultò essere appartenuta al marito. L'immediata ispezione cadaverica ed il successivo esame autoptico avevano nel frattempo escluso che la donna si fosse tolta la vita da sola. I successivi accertamenti tecnici, svolti con l'ausilio del R.I.S. di Messina, avrebbero poi permesso di far luce sulla vicenda e di sconfessare la ragazza che aveva sempre negato di aver maneggiato quell'arma. I risultati dell'esame dello Stub, fatto nell'immediatezza sulla ragazza, avrebbero fatto emergere evidenti tracce a carico della studentessa. Ma a chiudere il cerchio attorno alla giovane sarebbe stato il risultato degli accertamenti dattiloscopici che hanno certificato la presenza di tre impronte parziali sull'arma, una delle quali risultata appartenere, senza ombra di dubbio alcuno, al dito indice della mano della ragazza. La giovane,secondo gli inquirenti, avrebbe agito con lucida freddezza e con premeditazione. Il movente sarebbe riconducibile ai frequenti rimproveri da parte della madre per il cattivo andamento scolastico della figlia culminati con il divieto categorico dell'utilizzo del telefono cellulare e soprattutto del computer, con il quale la ragazza pare passasse parecchio tempo collegata a noti social network. Da qui sarebbe maturata la decisione di uccidere la madre.
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