Alcuni dei braccianti che lavorano nella coltivazione delle arance della cooperativa Valle del Marro
Nella piana di Gioia Tauro c'è anche chi non sfrutta i braccianti immigrati, ma dà lavoro vero, regolare, pulito. E lo fa sui terreni confiscati alle più famose e potenti cosche di 'ndrangheta. È la cooperativa Valle del Marro, che per il decimo anno ha assunto i giovani lavoratori africani che in queste settimane stanno arrivando per la raccolta delle olive, dei kiwi e degli agrumi. Si tratta di dieci braccianti di diversi Paesi che da alcuni giorni stanno lavorando nei campi della Piana grazie al sostegno di Unicoop Firenze e della Fondazione Il Cuore si scioglie, che finanzia le borse di lavoro per gli immigrati i quali possono così accedere a un percorso formativo e lavorativo nella cooperativa sociale: formazione che servirà anche in futuro per meglio porsi sul mercato del lavoro anche in altri territori.
Un impegno che parte da lontano. I primi tre ragazzi, nel maggio 2010, erano stati Moussa, Yakouba e Godwin, reduci dalla rivolta di Rosarno del 7 gennaio dello stesso anno, che portò in piazza i lavoratori immigrati contro lo sfruttamento e le violenze della 'ndrangheta, dei caporali e degli imprenditori. Un impegno non da poco: i dieci braccianti immigrati sono, infatti, il 50% degli stagionali assunti dalla cooperativa.
La Valle del Marro, nata nel 2004 per iniziativa della diocesi di Oppido-Palmi e di Libera e col sostegno del Progetto Policoro della Cei, ha da dodici anni al suo fianco Unicoop Firenze, che commercializza i suoi prodotti secondo la filosofia che «il carrello della spesa deve portare legalità e diritti». Così si fa promotrice di una filiera legale ed etica e garantisce l'origine degli agrumi che commercializza, permettendo allo stesso tempo alla Valle del Marro di arrivare sui banchi della grande distribuzione e farsi conoscere al consumatore finale.
Al progetto contribuiscono anche il Poliambulatorio di Polistena di Emergency, anch'esso in un bene confiscato, che fornisce assistenza medica gratuita di base e orientamento socio-sanitario ai migranti per facilitare l'accesso al sistema sanitario; la Cgil della Piana di Gioia Tauro, che fornisce formazione sui diritti del lavoratore e si occupa anche del disbrigo delle questioni burocratiche per l'assunzione, per l'indennità di disoccupazione, e altri documenti; lo Spi-Cgil della Piana di Gioia Tauro, che organizza incontri formativi sulla Costituzione.
«Vogliamo evidenziare – sottolinea Domenico Fazzari, presidente della Valle del Marro – che il costo sostenuto dal consumatore per l'acquisto delle nostre clementine e arance bio è garanzia di una sostenibilità economica e consente alla cooperativa sociale di mettere al centro il lavoro dignitoso e competente delle persone, pur affrontando enormi difficoltà di gestione che dipendono dalle intrinseche caratteristiche dei terreni confiscati. Una "buona" spesa può contribuire a cambiare il volto di quei territori dove i diritti continuano a essere violati».
A conferma del valore dell'iniziativa oggi il ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti e il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, incontreranno soci e lavoratori della cooperativa. Ministero e Commissione stanno infatti per firmare un protocollo per progetti di alternanza scuola-lavoro da realizzare proprio sui beni strappati alle mafie. «Una rivoluzione culturale, un nuovo modello di cittadinanza. Finalmente anche le scuole inizieranno a collaborare con le associazioni e le cooperative che operano sui beni confiscati», spiega Morra. E si comincia proprio dalla Valle del Marro che da anni, autonomamente, realizza progetti di alternanza scuola-lavoro.