venerdì 28 aprile 2023
I voti a favore sono stati 221, i contrari 116. Nessun astenuto. Malore per Angelo Bonelli
L'approvazione dello scostamento di bilancio

L'approvazione dello scostamento di bilancio - Ansa

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La reprimenda di Giorgia Meloni sortisce gli effetti sperati e il giorno dopo la sconfitta della maggioranza in Aula il Def passa al secondo tentativo con 221 voti alla Camera e 112 al Senato. La «brutta figura» ammessa dalla premier è derubricata a una meno grave «svista», che però, è il monito del capo dell’esecutivo, non «deve succedere più». Una giornata infuocata, soprattutto a Montecitorio, dove il duro scontro tra il capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, e le opposizioni spinge i dem ad abbandonare i lavori, mentre la tensione gioca un brutto scherzo al leader dei Verdi, Angelo Bonelli, colpito da un malore poco dopo il suo intervento.

La mattinata si apre con l’analisi della sconfitta da parte dei parlamentari di centrodestra, l’obiettivo è scongiurare un nuovo scivolone. I numeri certificano le responsabilità della Lega, con 11 assenti ingiustificati al precedente voto sul Def. Poi ci sono le 9 defezioni di Fi e le restanti 5 della compagine della premier. «Probabilmente ci siamo concentrati di più sul Senato, dove c'era uno scarto di soli 4 voti», ragiona un big di Fdi, «quando c'è la sensazione di avere una larga maggioranza la gente si allontana». In ogni caso permane il convincimento che a causare la caduta non sia stato un problema politico, piuttosto «una sottovalutazione». E comunque saranno intensificati i controlli interni sulle assenze con una sorta di cabina di regia, per contarsi in tempo reale ed evitare nuovi guai. Più tardi si parla anche di un possibile vertice tra i capigruppo della maggioranza con la medesima finalità.

Da registrare anche la lite interna a Fi tra il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, e Alessandro Cattaneo. Il primo manifesta la sua irritazione per l’ammissione di responsabilità offerta pubblicamente dal suo predecessore. Ma l’ex sindaco di Pavia rispedisce le accuse al mittente facendo notare a Barelli le sue assenze. La bagarre prosegue e la controreplica tira in ballo le presunte tentazioni passate di Cattaneo di passare a Italia viva. A quel punto gli animi si esasperano e deve intervenire Antonio Tajani per sedare “la rissa”. Un botta e risposta condito dall’uscita di un’altra forzista, Catia Polidori, che, stando ad alcune indiscrezioni giornalistiche, intercetta Barelli in Transatlantico per chiedergli il rimborso di un biglietto aereo già acquistato.

Intanto ad assumersi l’onere del mea culpa in Aula è Foti, convinto che quanto accaduto giovedì per il voto sullo scostamento di bilancio «servirà da lezione» a tutta la coalizione. «Non possiamo dimenticare – aggiunge – che alcuni quorum per le votazioni, stabiliti quando la Camera era di 630 componenti, sono rimasti immutati». Si tratta però di un dato errato perché, come fanno notare dalle opposizioni, a modificare il quorum per il Def è stata una norma costituzionale del 2012.

Ad ogni modo anche Foti chiede scusa alla sua leader e al Paese, riconoscendo che la scivolata dell’altro ieri «ha poca giustificazione». Ma è solo l’anticipo della dura risposta agli attacchi della controparte politica: «Sento dire che abbiamo fatto il ponte del 25 aprile: consiglierei alle opposizioni di guardare alle loro assenze. Chi ci viene a dare lezioni di istituzioni proprio ieri ha scelto l’Aventino in commissione Giustizia solo perché si era presentato il sottosegretario Delmastro nel pieno delle sue funzioni». Ma nel mirino del capogruppo del partito della premier entra anche Debora Serracchiani, accusata di aver chiesto le dimissioni dello stesso Delmastro per la su assenza di giovedì: «Peccato che alla fine l'unica che si è dimessa è stata lei», è il commento ulteriore.

Troppo per i deputati del Pd che iniziano a lasciare l'Aula mentre dai banchi opposti si alza un coro di “accompagnamento”: «Fuori, Fuori!». A quel punto il dem Nico Stumpo, già richiamato all'ordine dal presidente Lorenzo Fontana, si avvicina verso i seggi della maggioranza e costringe i commessi a intervenire. È il secondo stop and go dopo quello imposto al termine dell’intervento di Bonelli, che accusa un malore e viene portato prima in infermeria, poi al Policlinico Gemelli. Fortunatamente gli esami clinici risultano nella norma e l’allarme rientra. I lavori riprendono e il governo incassa il via libera, ma la tensione resta e il Cdm del Primo maggio potrebbe essere l’occasione per farla esplodere ancora.

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