mercoledì 23 gennaio 2019
La preoccupazione di uno dei giovani del Cara, calciatore e maratoneta dell'Athletica Vaticana: «La mia preoccupazione principale è dove mi mandano. Non lo so. Dovrò ricominciare tutto da capo»
Chiude il Cara e Ansou, atleta vaticano, si chiede: «Che fine farò?»
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«Sono qui (a Castelnuovo di Porto, ndr) da quando sono in Italia e adesso la mia preoccupazione principale è dove mi mandano. Non lo so. Il permesso di soggiorno ancora non ce l'ho. Sto aspettando che mi dicano qualcosa». Si chiama Ansou Cissé, ha 20 anni, è una delle 300 persone che dovranno essere trasferite - come fossero pacchi e non persone con progetti e ambizioni, speranze e desideri - nel giro di pochi giorni dal Cara di Castelnuovo di Porto. Per andare dove? Non si sa.

Ecco Ansou non è solo uno di quei 300. Ansou per tutti a Castelnuovo di Porto è il goleador della squadra di calcio, amatissimo da tifosi e compagni di squadra, nonché uno dei maratoneti del Papa, essendo iscritto anche alla squadra di Athletica Vaticana. I suoi piedi «piagati da chilometri di cammino sulle rotte impervie della speranza» e «abituati a muoversi velocemente per sfuggire a violenze, fame e povertà» sono stati lanciati come ha scritto l'Osservatore Romano «in una corsa verso l’integrazione. Perché lo sport vero serve anche a questo».

Ansou è partito dal Senegal, il suo Paese di origini e ha fatto tappa nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, prima di trovare nel Cara di Castelnuovo di Porto un piccolo straccio di vita sicura, fatto di lezioni a scuola, allenamenti sulla pista di atletica e sul campo da calcio, fatta di legami che si creano inevitabilmente a sudare assieme per lo stesso obiettivo. «Vengo dal Senegal, sono in Italia dal 2017 - racconta con voce preoccupata Ansou -, vado a scuola, sto facendo le superiori e gioco a calcio con la squadra del Castelnuovo di Porto e poi sono nella squadra di atletica vaticana. Adesso se mi mandano via tutto questo diventa zero. Fortuna, sogni da realizzare, possibilità, bisogna ripartire da capo e si complicano di nuovo le cose», racconta disperato il giovane sportivo.

Assieme ad Ansou anche il futuro di altre 300 persone è rimasto appeso a un filo che a fine mese sarà tagliato con la chiusura prevista del Cara di Castelnuovo di Porto, lasciando le persone sulla strada così come le loro piccole quotidianità.

Una scelta quella dei trasferimenti - iniziati martedì che continueranno per tutta la settimana - fortemente criticata anche dal sindaco Riccardo Travaglini: «Noi per primi abbiamo detto - ha fatto sentire la sua voce di protesta anche il sindaco di Castelnuovo di Porto - che il Cara andava superato, non siamo qui a difendere i grandi centri, ma non accettiamo questo tipo di modalità che non tiene conto delle persone».

Ma tant'è. Nei prossimi giorni anche Ansou Cissé dovrà lasciare il Cara di Castelnuovo. E ovviamente non è l'unico a non averla presa bene, racconta il presidente della Castelnuovese Calcio, Mauro Sabbatini. «Il ragazzo si era integrato, era un anno e mezzo che giocava con noi. Tutta la squadra c'è rimasta male, i suoi compagni avevano legato molto con Ansou».

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