martedì 1 dicembre 2020
La 75enne è tornata nella Rsa di Minervino Murge, dopo un periodo di ricovero all'ospedale di Bisceglie. Da 10 anni fronteggia la sclerosi laterale amniotrofica e si fa capire solo con occhi
Personale dell'Hospice Wojtyla di Minervino Murge

Personale dell'Hospice Wojtyla di Minervino Murge - .

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Sono tanti quelli che escono dalle terapie intensive degli ospedali guariti dal Covid, ma diventa una notizia se a farlo è un’anziana malata terminale di Sla, che non respira autonomamente e che per vivere ha bisogno di assistenza continua. È accaduto ad Anna, dimessa dall’ospedale Covid di Bisceglie in Puglia il 20 novembre e tornata, tra l’entusiasmo generale, nell’Hospice di Minervino Murge. dove vive da più di un anno.

Anna, superando il Covid, ha stupito medici e amici e ha dimostrato quanto sia superficiale pensare di escludere dalle terapie intensive i pazienti molto anziani o fragili, per dare la precedenza a chi – si dice – ha la forza di lottare contro il Covid. Ma Anna, nella sua infermità, ha molto da insegnare a proposito di lotta: lei, che da giovane faceva la sarta, ha appena compiuto 75 anni e gli ultimi dieci li ha passati a fronteggiare la sclerosi laterale amniotrofica che ogni giorno le ha rubato qualcosa, non l’amore per la vita e la voglia di comunicare.

Quando nel novembre 2019 è arrivata all’hospice Karol Wojtyla la sua malattia era già in fase terminale, lei poteva farsi capire solo con lo sguardo o con qualche piccolo movimento della mano e viveva grazie alla respirazione ventilata. «Può esserci tanta vita nell’ultimo tratto di strada dell’esistenza e il nostro compito è curare, anche di fronte a una malattia inguaribile», spiega Michelangelo Armenise di Auxilium, la cooperativa che gestisce la struttura.

Così l’hospice ha ottenuto per Anna un comunicatore oculare collegato con Internet e, anche se non più giovane, Anna ha imparato a usare il touch screen e a inviare messaggi whatsapp per comunicare con il suo mondo di affetti, che è rappresentato dallo staff di Minervino, da alcune amiche di vecchia data e da una famiglia di vicini di casa tunisini ai quali è molto legata.

«Anna è una donna determinata, un carattere forte, capace di tenere in pugno un reparto ospedaliero, ma ha anche una grande fede, un dono che gli permette di affrontare la malattia con serenità», racconta Claudia Ada Dipaola, psicologa dell’Hospice. Nei primi giorni di ottobre Anna aveva contratto il Covid e si era ammalata di polmonite.

Il 28 ottobre era stata trasferita nell’ospedale Covid di Bisceglie per ricevere cure adeguate e nessuno poteva sperare che una persona nelle sue condizioni potesse farcela, anche perché i pazienti come lei si destabilizzano per qualsiasi cambiamento, come spiega il dottor Franco Dinardo, direttore sanitario del Karol Wojtyla. «Una struttura come la nostra è preparata ad affrontare la complessità clinica di ogni paziente e contemporaneamente si prende cura del suo benessere psicologico ed emotivo. Il malato deve sapere in ogni momento chi c’è con lui».

Proprio per questo l’hospice è restato in contatto con Anna mentre lei era in ospedale; le infermiere le inviavano messaggi ai quali l’anziana signora rispondeva, a volte con testi poco decifrabili ma dai quali si capiva che stava lottando come sempre. Dieci giorni fa la notizia insperata: Anna ha superato il Covid, risulta negativa. Gli operatori del Wojtyla si sono attivati per accoglierla di nuovo nell’hospice dove è oggi, sempre provata dalla Sla ma cosciente che non sarà mai sola.

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