lunedì 2 febbraio 2009
Hanno violentato una connazionale di 21 anni, approfittando dell'assenza del marito. La giovane, aggredita mentre rientrava a casa, li ha denunciati e identificati: lavoravano con lei in un'azienda agricola.
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Cinque giovani romeni in manette per uno stupro. Una storia carica di brutalità svelata dai carabinieri di Corigliano Calabro e Cassano Ionio (nel Cosentino) che hanno arrestato il branco: Maricel Munteanu, 33 anni; Vasile Muresan ( 21), Varel Muresan ( 33), Paul Cristian Tanaven ( 21) e Tiberiu Calin Lacutus ( 20). Sono tutti originari di Cluj e Alba, incensurati e giunti nella Sibaritide pochi mesi fa per essere impegnati nella raccolta degli agrumi. Proprio faticando per la stessa ditta nella campagna delle arance il branco aveva conosciuto la vittima, una ventunenne anch’essa romena, sposata e mamma d’un bambino che però è rimasto in Romania con i parenti. I genitori hanno deciso di non portarlo in Italia per non fargli soffrire i mille stenti che gli immigrati vivono quotidianamente. L’incubo per la giovane donna è iniziato mercoledì sera alla fine del turno di lavoro. I cinque, che evidentemente avevano organizzato tutto, l’hanno seguita fino alla sua abitazione. Prima che entrasse in casa è stata bloccata con la forza e costretta a seguirli nello stabile rurale, poco lontano, in cui vivevano tutti assieme. Lì l’hanno violentata a turno, infierendo su di lei per ore con una brutalità incomprensibile. E approfittando, vigliaccamente, dell’assenza del marito che era rimasto a lavorare. Subito dopo lo stupro di gruppo la ventunenne ha raccontato tutto al compagno, decidendo assieme di denunciare l’accaduto ai carabinieri. Si sono recati in caserma e, con le mani strette l’uno all’altra in un gesto di grande affetto e solidarietà: la donna ha svelato quanto successo agli uomini del tenente Giorgio Feola. È stata molto precisa, indicando pure cicatrici e tatuaggi che alcuni componenti del branco avevano sul corpo. E che sono stati una traccia cruciale per risalire ai cinque, dei quali la ventunenne non era stata in grado di fornire i nomi. Gli investigatori hanno raccolto le indicazioni della vittima, comparandole con una serie di dati presenti negli archivi, e soprattutto indagando tra i braccianti assunti dall’azienda in cui lavorava pure la giovane romena. Quando il cerchio s’è stretto attorno a una manciata di elementi sospetti, sono stati invitati in caserma per dei controlli. E sotto i vestiti sono spuntati gli stessi tatuaggi e cicatrici indicati dalla ventunenne. Le prove che li hanno inchiodati. Probabilmente i cinque hanno fiutato che i carabinieri li avevano scoperti. E per sfuggire alle manette avevano deciso di scappare dalla Calabria. Ma i militari non li perdevano d’occhio. Così venerdì sera, proprio mentre facevano le valige, senza attendere le ordinanze di custodia cautelare è scattato il blitz con l’esecuzione di cinque provvedimenti di fermo per violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona. Nei prossimi giorni i provvedimenti saranno al vaglio del giudice delle indagini preliminari. Intanto i presunti stupratori sono stati rinchiusi nel carcere di Castrovillari. «Devono essere puniti» , ha detto la ventunenne ieri mattina dopo l’arresto dei cinque. Non è la prima volta che cittadini romeni residenti nella Sibaritide finiscono nei guai per problemi legati a stupri e abusi sessuali. Nelle settimane passate i carabinieri di Rossano Calabro, altra cittadina della zona, hanno arrestato due persone ricercate per mesi proprio per una storia di violenza sessuale consumata ai danni d’una giovane connazionale. E nei giorni scorsi la Procura di Castrovillari ha chiuso le indagini preliminari nei confronti di quattordici mercanti del sesso arrestati per sfruttamento della prostituzione. In entrambi i casi, però, assieme ai romeni sono coinvolti italiani.
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