venerdì 7 giugno 2019
Il procuratore nazionale Antimafia: a Foggia, Palermo, Brescia operazioni frutto del lavoro silenzioso dei pm
«Alle polemiche rispondiamo con i risultati»
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Cinquanta arresti: un nuovo colpo alla mafia foggiana e ai clan in guerra per il controllo della droga nel territorio. La maxi-operazione, denominata “Ares”, partita giovedì mattina con l’impiego di oltre 200 poliziotti, ha interessato le province di Napoli, Milano, Salerno, Rimini, Campobasso, Pescara, Chieti, Teramo, Ascoli Piceno e Fermo. Le persone finite in manette sono ritenute responsabili a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, danneggiamento, reati in materia di armi, lesioni personali e tentato omicidio. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi, emessi dal gip di Bari, figurano presunti esponenti di primo piano di famiglie mafiose, tra cui Giuseppe Vincenzo La Piccirella e Severino Testa, ritenuti ai vertici del clan “La Piccirella”, così come Franco e Roberto Nardino, a capo dell’omonimo gruppo, egemone nel a San Severo, in provincia di Foggia. La spartizione dei grossi profitti derivanti dallo spaccio della droga è da tempo un elemento di continue tensioni tra i diversi gruppi malavitosi che operano nell’area della Capitanata. Una cruenta contrapposizione tra clan fondata anche sull’eliminazione fisica dei rivali. Il traffico era gestito da organizzazioni locali, con canali di approvvigionamento all’estero, tra cui l’Olanda.

«L’importante operazione a San Severo, ma anche quelle a Palermo e Brescia sono la migliore risposta alle polemiche che in questi giorni stanno investendo la magistratura e la dimostrazione più evidente del suo impegno quotidiano e costante sul fronte del contrasto alle illegalità e alle mafie in particolare. Con sacrificio e con onore. E in silenzio». Così il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho riflette sulla vicenda che ha investito il Csm e più in generale i magistrati. Non sceglie il silenzio. «Io credo – aggiunge – che gli anticorpi della magistratura sono evidenziati proprio da come quel che è successo sia emerso im- mediatamente, quindi quasi in tempo reale». Ma poi ci tiene a sottolineare che «i magistrati che silenziosamente svolgono i loro compiti, sono quelli che rappresentano a pieno la magistratura e attendono chiarezza dai fatti che i quotidiani stanno diffondendo con tanta costanza».

Procuratore, i cittadini si devono ancora fidare dei magistrati? Possono essere ancora un riferimento
sicuro?
Sono un riferimento sicuramente importante, perché il sacrificio quotidiano che sopporta la magistratura in silenzio, è quello che dà risultati per il cittadino, ne garantisce innanzitutto la libertà, garantisce la democrazia e la vita del nostro sistema di diritto che è fondamentale. Su resto si farà sicuramente chiarezza. Tutti ormai conoscono parte di quello che è avvenuto e ci auguriamo di conoscere anche il resto per comprendere esattamente l’entità dei comportamenti che verranno valutati. Credo che conoscere sia il primo grado di una democrazia che funziona e credo anche che i cittadini possano avere piena fiducia nella giustizia che è stata capace di affrontare immediatamente i fatti e portarli alla conoscenza di tutti ancor prima che si sappia quale sia il reale grado di inquinamento.

Perché ha deciso di essere a Bari per partecipare alla conferenza
stampa sull’operazione che ha scardinato i clan foggiani di San Severo?
È da tempo che si segnalava l’esigenza di un intervento giudiziario forte in quel territorio. Peraltro il rafforzamento di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, e la sinergia tra la procura distrettuale di Bari e la procura di Foggia, erano il segnale chiaro di una macchina che era entrata in funzione e stava veramente andando molto avanti. È, quindi, una situazione che da tempo seguivo, come quella di Napoli. Per questo la presenza della Procura nazionale antimafia sta a significare il riconoscimento di un impegno forte da parte di tutti per dare al territorio di San Severo e di Foggia e alla gente, un segnale che lo Stato c’è e si sta impegnando tantissimo. Ma, lo ripeto, è anche il riconoscimento del grande impegno e sacrificio che io ho declinato come 'onore' con cui i funzionari pubblici, forze dell’ordine e magistrati, espletano il loro compito, adempiendo al loro dovere. Per questo i cittadini devono fidarsi, ma chiedo anche collaborazione. Quella che qui nel Foggiano ancora non c’è.

Cosa manca?
Noi stiamo facendo il nostro dovere, per questo l’appello che faccio è a denunciare. Purtroppo il territorio è soggiogato, non ci sono denunce. Credete in noi, nel nostro impegno. Solo così potremo ottenere altri risultati importanti.

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