lunedì 11 luglio 2016
Nella Cattedrale di Fermo il messaggio di fede e fratellanza: tutti abbiamo lo stesso sangue.
L'INCHIESTA Mancini offre suoi beni alla vedova di Emmanuel
Fermo, l'addio dei profughi a Emmanuel
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«Nessun uomo vive per se stesso. Se viviamo o moriamo, viviamo e moriamo per Dio. Se tu sei nero è per volontà di Dio, se sei bianco è per volontà di Dio. Il signore ci ha creato di colore differenti ma tutti abbiammo lo stesso sangue Alleluia».

Sono tutti sull’altare i compagni di Emmanuel Chidi Nnamdi, come lui accolti al Seminario Arcivescovile di Fermo, arrivati in Italia con il sogno di costruire il proprio futuro in Italia o forse altrove. Fino a quel momento seduti nei banchi della cattedrale, ad ascoltare la funzione per il profugo nigeriano morto per aver reagito agli insulti rivolti alla sua compagna. Sulle braccia o in testa un pezzo di stoffa rossa o un segno della stessa tonalità nei vestiti: è il simbolo del lutto per gli uomini. Per le donne invece è il bianco e infatti Chinyeri è vestita di bianco, bianco anche il foulard che le copre i capelli. A concelebrare l'arcivescovo Luigi Conti e don Vinicio Albanesi che lo aveva accolto, nella sua comunità. «Bisogna alimentare la speranza di chi tra mille peripezie arriva tra noi», ha sottolineato nell’omelia l’arcivescovo. «E mi dà fastidio quando sento i media definirli disperati», ha aggiunto sottolineando che «semmai noi lo siamo, con la nostra vita spesso inutile e insensata».

Quando arriva il loro momento di salutare Emmanuel scelgono di farlo con le loro parole, il loro canto e un grande messaggio di pace e di fede. Sentimenti di fratellanza e una voce forte che invade la chiesa. Prima in francese, poi in inglese, infine in italiano. «Se oggi nostro fratello Emmanuel è morto ci fa molto male ma noi crediamo che è la volontà di Dio. Emmanuel sarebbe potuto morire nel Mediterraneo, ma se è morto qui è per volontà di Dio». E ricordano che l'umanità e una e una sola che siamo tutti figli di Dio e che se un uomo ha bisogno di aiuto non puoi non preoccuparti per lui e aiutarlo, qualsisai sia la sua nazionalità.

Ringraziano don Vinicio Albanesi “per quello che fai”. “Che Dio vi benedica”, dicono. E scendono dall’altare accompagnanti da un lunghissimo applauso. Poi circondano la bara di Emmanuel e tutti in cerchio pregano e cantano per chi non c’è più.
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