giovedì 1 dicembre 2016
Renzi: «Dopo 7 anni di blocco la volta buona». Spesa da 5 miliardi tra il 2016 e il 2018.
Accordo fatto, 85 euro medi agli statali
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Gli aumenti contrattuali per i lavoratori pubblici «saranno non inferiori a 85 euro mensili mesi». È uno dei punti centrali contenuti nell’accordo quadro tra governo e sindacati, raggiunto ieri sera al termine di un lunga giornata di trattative. Un’intesa arrivata dopo ben sette anni di blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego.

Il governo ha messo sul piatto 5 miliardi per il triennio 2016-2018, ma non tutti avranno gli 85 euro previsti a regime, le risorse non basterebbero. Gli aumenti andranno a vantaggio soprattutto delle fasce di reddito più basse e c’è l’impegno trovare un 'salvagente' salariale per i circa 200mila lavoratori che hanno beneficiato del bonus da 80 euro in busta paga e che con il prossimo aumento contrattuale potrebbero esserne esclusi.

L’accordo di ieri – quattro pagine di testo suddivise tra relazioni sindacali, parte normativa, parte economica e riforma della Pa – è stato firmato dai tre segretari generali Susanna Camusso (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil) e dal ministro della Pa Marianna Madia e definisce i paletti tra i quali nei prossimi mesi le federazioni di categoria e l’Aran andranno a definire i contratti veri e propri nei quattro comparti del pubblico impiego.

Tra le novità c’è anche «la graduale introduzione » di forme di welfare integrativo e di una fiscalità di vantaggio per la parte di salario destinata alla produttività. Inoltre il governo si impegna al rinnovo dei contratti dei precari della Pa e si prevedono «misure contrattuali» per incentivare «più elevati tassi medi di presenza» negli uffici.

«Dopo sette anni 'la volta buona' per i dipendenti pubblici. Riconoscere il merito, scommettere sulla qualità dei servizi 'passodopopasso', ha twittato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, esultando per un’intesa arrivata alla vigilia del voto referendario. «Siamo soddisfatti e contenti» per l’accordo raggiunto, ha commentato la numero uno della Cisl Furlan.

L’aumento di 85 euro rappresenta una cifra «dignitosa » e «abbiamo stabilito che il contratto prevale sulla legge, la legge Brunetta è stata così superata». Con il maggiore spazio alla contrat- tazione vengono superate anche le misure della Buona scuola, ha aggiunto Camusso dalla Cgil rivendicando il «buon lavoro fatto». Per Barbagallo (Uil) un accordo così sarebbe stato «impensabile anche solo un anno fa». «È una bella giornata per tutto il Paese », ha commentato da parte sua il ministro Madia, «abbiamo agito in coerenza con gli impegni del governo e in uno spirito unitario per non dividere ». La riapertura della partita contrattuale, ferma dal 2009, è stata innescata dalla sentenza della Corte costituzionale che nel 2015 ha giudicato illegittimo il protrarsi del blocco.

Con la legge di bilancio 2017 ora in Parlamento il governo ha stanziato 1,8 miliardi per il comparto pubblico. Ma, tolti i fondi per forze dell’ordine, Forestale e assunzioni, per i contratti restano 850 milioni, una somma insufficiente se si pensa che i lavoratori pubblici sono 3,2 milioni. Altri fondi dovranno essere recuperati presumibilmente dalle dotazioni di regioni ed enti locali mentre dal bilancio 2016 avanzano 300 milioni non spesi. Ma è evidente che nel 2017 potrà essere erogata solo una parte degli 85 euro. A regime, nel 2018, il governo dovrà trovare per i rinnovi oltre 3 miliardi di euro l’anno.

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