sabato 12 dicembre 2009
Presentato dalla diocesi un piano «ideale» per dare un volto nuovo al cuore della città, mettendo a disposizione di tutti alcuni edifici di proprietà ecclesiale. Si cercano sponsor che diano una mano. Nel progetto nuovi teatri e musei.
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Percorsi tematici con poli religiosi, artistici, musicali, culturali. È la città del domani quella che mostrano le immagini tridimensionali del nuovo centro storico dell’Aquila pensato dalla Curia, presentato ieri nel capoluogo abruzzese. Il progetto, prima ipotesi integrata di ricostruzione e riqualificazione del quarto di San Marciano, uno dei quartieri storici più rappresentativi, è ambizioso. Per questo, la diocesi vuole recuperare il patrimonio cittadino condividendo con tutte le amministrazioni locali le decisioni per far rinascere i luoghi simbolo della città. In un centro fantasma e immobile da mesi, il master plan dell’arcidiocesi è il primo programma operativo per iniziare a ripensare il cuore cittadino tanto caro agli aquilani. Un piano che però ha l’obiettivo di innescare un dialogo propositivo che faccia emergere idee, una sorta di sassolino gettato in uno stagno fermo. I colori sulla cartina segnano i diversi ambiti di rinascita; ed allora c’è l’arancione che tratteggia i centri spirituali, come il Duomo e l’arcivescovado che diventeranno il centro religioso della città. Poi il viola che parla del nuovo centro concerti e del percorso musicale, così come il verde che mostra il progetto librario con la nuova Torre dei Libri nell’isolato Sant’Agostino. Nomi che, sconosciuti ai più fuori dal capoluogo abruzzese, raccontano dei tesori di una delle venti città più belle d’Italia. Trentaquattro gli edifici ad oggi coinvolti nel progetto, tra cui quattordici chiese, di cui più della metà di proprietà dell’arcidiocesi e di istituti religiosi, desiderosi di dare il loro contributo perché l’Aquila rinasca com’era e dov’era. La città non può diventare un museo di rovine, non può morire; l’esortazione dell’arcivescovo Giuseppe Molinari sembra evocare quelle vie strette del centro che profumano di passato, ultimamente percorse da chi, macchinetta alla mano, si ferma solo ad immortalare le voragini lasciate sui muri dal terremoto. «La ricostruzione dell’Aquila sarà un’opera lunga, difficile e complessa, ma soprattutto sappiamo che non potrà essere impresa di una sola persona o di una sola istituzione – ha proseguito il presule – sarà necessario l’aiuto di tutti e così, come Chiesa, vogliamo, con umiltà e responsabilità, dare il nostro contributo per la rinascita della città. Il progetto che presentiamo è solo un segno sincero di collaborazione nella ricostruzione». Tanti anonimi aquilani guardano attenti il nuovo centro storico accanto alle autorità; nei loro occhi si legge tutta la voglia di riappropriarsi di quelle vie oggi piene di puntelli e ponteggi che tengono in piedi quel che resta della loro storia. «Passati i giorni del dolore è arrivato il momento di decidere cosa vogliamo per L’Aquila – ha aggiunto don Luigi Maria Epicoco, vicario episcopale per i beni culturali – il nostro piano non vuole essere semplicemente un insieme di proposte strutturali o urbanistiche, ma abbiamo voluto mettere al servizio della città i nostri spazi, trasformandoli in punti d’incontro». Il pensiero del sacerdote punta ad innescare, pensando alla tragedia che ha colpito L’Aquila otto mesi fa, la convinzione che dalle macerie possa nascere un’opportunità di crescita. «Sarà un percorso lungo – ha concluso – in cui si dovranno mescolare le parole con i cantieri, lasciando da parte chiacchiere e polemiche». Il nuovo cuore cittadino chiama in causa tutte le istituzioni pubbliche, proprietarie in parte proprio di alcuni palazzi storici del centro; da loro è arrivato un sì corale per far ripartire la città. «Gli aquilani devono riappropriarsi del loro centro storico – ha ribadito Luciano Marchetti, vice commissario i beni culturali – il piano è interessante, anche se non si potrà ripensare alla ricostruzione guardando solo a come la città era prima; serve ripensare gli spazi».
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