domenica 8 luglio 2018
Il sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, da alcuni mesi sotto scorta, presidia per strada con ombrellone e sedie un’azienda che lavora rifiuti umidi e che provoca una fortissima puzza
Il sindaco di Marcianise sulla sdraio

Il sindaco di Marcianise sulla sdraio

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«Stiamo rompendo le scatole agli inquinatori con un ombrellone, quattro sedie e una sdraio». Ce lo dice sorridendo il sindaco di Marcianise, Antonello Velardi. Ma la situazione è molto seria, come la puzza acre e persistente che sentiamo. Lo incontriamo per strada, all’interno dell’Asi, dove sta presidiando e controllando l’accesso di un’azienda che tratta rifiuti, in particolare l’umido. In sostanza un sito di trasferenza, dove i camion scaricano e altri poi ricaricano. E da lì proviene la puzza.

Presidia con ombrellone e sedie da 15 giorni, in quella che ha definito 'Asi beach'. Sempre accompagnato dalla scorta che gli è stata assegnata alcuni mesi fa dopo gravi minacce. Con lui si alternano il vicesindaco Angela Letizia e l’assessore all’Ambiente, Cinzia Laurenza.

«Facciamo un lavoro di squadra», spiega Velardi, per passione sindaco della sua città, per lavoro caposervizio centrale del Mattino di Napoli. E non solo sindaco e assessori. Poche decine di metri prima dell’ombrellone un furgoncino della Polizia locale controlla tutti i camion che trasportano i rifiuti. «Abbiamo bloccato l’80 per cento dei camion. Erano fuori norma, scassati. I vigili hanno elevato decine di multe. Prima arrivavano 70-80 mezzi al giorno, da varie province della Campania ma anche dalla Puglia, ora meno di dieci». Un lavoro non facile.

Durante uno dei controlli la comandante della Polizia locale, Mina Foglia, si è sentita male proprio a causa della puzza dei rifiuti trasportati, ed è stata ricoverata per accertamenti. Ma cosa sta succedendo? L’impianto nel mirino del sindaco nasce nel 2004 come smaltimento di materiale ferroso.

Il Comune (non c’era ancora Velardi) autorizza la modifica di destinazione a smaltimento rifiuti speciali non pericolosi, e subentra la società Iavazzi, finita in molte inchieste giudiziarie in altri comuni. «La pratica – denuncia il sindaco – viene istruita da dipendenti comunali già coinvolti in altre vicende poco chiare». Ma non è finita. Perché «nel 2017 arriva la società Lea», ci spiega il primo cittadino, «ma è qui senza titolo, in quanto non fa parte dell’Asi. Inoltre l’Arpac ha fatto alcune prescrizioni che non ci risultano realizzate. E non sappiamo dove va a finire il percolato».

Nel frattempo le azienda dell’area, alcune di altissima qualità, leader a livello europeo e mondiale, protestano per l’odore che esce dall’impianto. E così il 23 giugno il sindaco scende in strada con sedie e ombrellone. «Abbiamo acceso i riflettori. Io posso intervenire come autorità sanitaria e anche sul rispetto del Codice della strada. I cittadini apprezzano quello che stiamo facendo e sono al nostro fianco».

E non solo a parole. Mentre parliamo col sindaco arrivano alcune persone con acqua fresca e caffè. Altre volte hanno portato anche le pizze. E anche le aziende vicine sono venute a ringraziare. «Questa è una vicenda simbolica, dovevo intervenire perché altrimenti si frena lo sviluppo. Io non sono contro la realizzazione di questi impianti, ma vanno fatti bene. Anche da noi è possibile. Affermare il contrario è solo un comodo alibi».

Dall’azienda dopo le prime proteste sono arrivati altri segnali. «Hanno offerto posti di lavoro – ci dice ancora il sindaco – e di smaltire tutto l’umido di Marcianise. Ma noi vogliamo altro: il rispetto della legge e della salute». E siamo solo all’inizio. «Ora passerò a controllare altre aziende che inquinano. Ma già vedo dei risultati. Negli ultimi giorni alcune ciminiere stanno emettendo meno».

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