sabato 6 febbraio 2021
Il cardinale ha presieduto la liturgia per i 53 anni dell'Onu di Trastevere. "Anche nella pandemia annunciare il Vangelo". Impagliazzo: "I poveri sono i nostri compagni di strada e nostri maestri"
Un momento della celebrazione per i 53 anni di Sant'Egidio nella Basilica di Santa Maria in Trastevere

Un momento della celebrazione per i 53 anni di Sant'Egidio nella Basilica di Santa Maria in Trastevere

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Nelle pandemie «nessuno si salva da solo». E la Comunità di Sant’Egidio, ricordando queste parole del Papa – che il cardinale Matteo Zuppi fa proprie durante la celebrazione per i 53 anni di Sant’Egidio, ieri sera a Santa Maria in Trastevere – non si è mai tirata indietro. «La Comunità – ha detto l’arcivescovo di Bologna nell’omelia – Non si è chiusa in un mondo psicologico o nelle agitazioni del benessere. È stata una madre premurosa, saggia, generosa, audace e prudente, che ha trattato il mondo come fratelli tutti, esercitandosi nell’arte dell’incontro che è il segreto della vita». Inoltre, ha proseguito Zuppi, «non si è fatta intimidire dal male e non ha fatto crescere le radici di amarezza per le inevitabili delusioni. È rimasta aperta all’imprevisto, sdegnata per tanta vita sprecata eppure attenta a costruire con prudenza sulla roccia della Parola».

Nella basilica che è il cuore di Sant’Egidio il cardinale Zuppi ha ricordato anche l’inizio del percorso, sviluppatosi nell’arco oltre mezzo secolo. «Andrea Riccardi – ha detto – non si è accontentato di trovare un po’ di risposte per sé e per qualche suo amico, ma non si è dato pace perché ha fatto sua l’ansia del mondo, senza confini, ci ha portati con intelligenza e passione nella grande complessità della storia, ne ha compreso le correnti profonde perché possa essere raggiunta dal Vangelo». Proprio quel Vangelo, ha rimarcato Zuppi, che «ci chiede di farsi tutto a tutti, ci fa sentire a casa ovunque, familiari del lontano e del vicino, che poi significa stare sulle strade del mondo». E la Comunità, ha aggiunto, «non ha perso il sogno di cambiare il mondo».

Il porporato ha poi preso spunto dal mosaico che è nella Basilica per ricordare che «ogni piccola pietra, perduta da sola, o senza significato e valore, acquista importanza e bellezza, proprio perché amata e radunata». Dunque «tutti quelli che il mondo condanna ad essere soli, che considera senza valore, sono inseriti in questo stesso mosaico. C’è tanto bisogno di questa luce nell’oscurità delle pandemie che minacciano la vita». E «quanto è prezioso in un mondo così frammentato, etnico, che cerca sicurezza nei muri e nei confini un mosaico come il nostro, che include, che sa raffigurare in tanti modi l’umanità amata da Dio». Perciò, ha concluso il cardinale, «guardando la grande folla dei poveri, c’è tanto bisogno di annunciare il Vangelo anzitutto con la nostra vita personale».

Al termine della liturgia il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, ha fatto eco al cardinale. Anche in questa pandemia, ha detto, «il Signore ha parlato e non ci ha lasciato soli con le nostre paure, ma ci ha chiamato ancora a uscire per le strade del mondo. I poveri, nostri compagni di strada e nostri maestri, hanno arricchito la nostra povera umanità e con loro abbiamo visto aprirsi strade di libertà e di rinascita tra chi serve e chi è servito».

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