venerdì 3 agosto 2018
La storica elezione dell’icona dei diritti civili chiude l’era dell’apartheid. In Italia la discesa in campo di Berlusconi. Boffo direttore di Avvenire
1994 - Il nuovo Sudafrica ha il volto di Mandela
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C’è un modo di dire, una sorta di proverbio che tutti conosciamo: anno nuovo, vita nuova. Che fa Avvenire mentre inizia il 1994? Il primo gennaio si dà già un nuovo direttore, Dino Boffo, che resterà al timore della testata fino al 2009, tre lustri di intenso operare che trasformeranno radicalmente l’immagine del giornale. In meglio, sia chiaro.
Esattamente un mese dopo avviene un trasloco: la redazione romana abbandona la sede storica di via del Tritone e va ad occupare alcuni locali all’ultimo piano di uno stabile di vicolo dei Granari, budello angusto che ha però il pregio di essere proprio a due passi da quell'incomparabile salotto che è piazza Navona. Giacché parliamo di Avvenire restiamo in tema per ricordare che l’ottobre ’94 segna la nascita delle pagine culturali di “Agorà”, trasformazione e ampliamento della classica Terza pagina, che però da noi non era collocata a pagina tre. «Leggo Avvenire perché mi interessa “Agorà”», confessò una volta Massimo Cacciari all’autore di queste righe.
Per il resto, l’anno che prendiamo in esame vede affermarsi con insistenza nel linguaggio dei media un termine usato perfino a sproposito: seconda repubblica. Ma c’è una precisa ragione, perché la politica, la vecchia politica, è entrata in fibrillazione dopo Tangentopoli. Il Paese sembra allo sbando, lo denuncia anche Giovanni Paolo II nella sua lettera ai vescovi italiani del 6 gennaio, con la quale invita con insistenza i laici cristiani a non sottrarsi alle loro responsabilità di fronte al grave momento. Il 13 gennaio si dimette il presidente del consiglio Carlo Azeglio Ciampi; il 16 Scalfaro scioglie le Camere, il voto è fissato per il 27-28 marzo. Si va alle urne per la prima volta con il nuovo sistema elettorale, misto di uninominale e maggioritario proporzionale, e per i partiti storici è una bastonata dalla quale non si riprenderanno più. Vince una formazione che si chiama Polo delle libertà, il cui maggiore azionista è Forza Italia capeggiata dall’imprenditore milanese Silvio Berlusconi, al quale il presidente della Repubblica affida l’incarico di formare il nuovo governo. Berlusconi ottiene la fiducia (al Senato invero risicata) il 20 maggio. Suo alleato forte è il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Forza Italia otterrà un nuovo successo il 12 giugno alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Quello che fu il partito dei cattolici si spacca in due mettendo in grave difficoltà il segretario Mino Martinazzoli. Il Pds invece tenta il colpo di testa puntando (1 luglio) su un nuovo segretario, Massimo D’Alema. Il governo intanto comincia ad operare, o meglio a vivacchiare. Giungerà al capolinea a dicembre: il 22 esplode la notizia bomba dell’iscrizione di Berlusconi nel registro degli indagati per questioni di malaffare e Bossi si chiama da parte. Silvio Berlusconi si dimette ed è la fine del suo primo governo.
L’Italia non vive solo di politica, ma anche di calcio. Le vicende pallonare sono il sale della nostra quotidianità; lo sono soprattutto in questo che è l’anno del mondiale negli Stati Uniti (17 giugno-17 luglio), quindicesima edizione della competizione planetaria alla quale gli azzurri partecipano sotto la regìa di Arrigo Sacchi. Arrivano alla finale che si disputa a Pasadena, ma l’avversario da battere è il Brasile e si capisce che sarà dura. Nondimeno saranno i calci di rigore finali, dopo la disputa dei supplementari, ad assicura (3 a 2) la vittoria ai carioca che si portano a casa il quarto titolo. Per la prima volta un mondiale viene deciso dai rigori.
L’autunno che verrà dopo una estate infuocata sarà caratterizzato da precipitazioni molto intense sulle regioni del nord. A partire dal 6 novembre i corsi d’acqua si ingrossano, in Piemonte il Po e soprattutto il Tanaro e i suoi affluenti esondano e invadono le campagne, i centri abitati lungo le sponde, interi quartieri di Alba, di Asti e di Alessandria. L’agricoltura è in ginocchio, molte strade sono impercorribili, alcune linee ferroviarie interrotte. Se i danni materiali sono ingentissimi, il bilancio in termini di vite umane portate via dalla furia delle acque è impressionante: 64 morti e una decina di dispersi.
Sul fronte estero, del 1994 va ricordato l’evento che cambia la storia del Sudafrica uscito dai decenni tenebrosi dell’Apartheid. Il 10 maggio il Paese che deve scegliere il nuovo presidente si affida a Nelson Mandela, il campione di diritti civili per la popolazione di colore. Il 30 novembre al largo delle coste della Somalia prende fuoco e affonda una nave italiana, l’Achille Lauro, teatro del dirottamento operato nel 1985 da un gruppo di terroristi palestinesi.
Il 12 dicembre forze armate russe invadono la Cecenia. Si combatterà per un paio di anni ma non finirà lì, perché il conflitto riesploderà nella seconda guerra cecena combattuta tra il 1999 e il 2009.


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