mercoledì 4 novembre 2020
Lo storico Matteo Luigi Napolitano spiega il significato di questa data e ricorda i ragazzi del ’99. La videotestimonianza del maresciallo Pasqui, 102 anni
Vecchio Piave, il passaggio di truppe sulla passerella

Vecchio Piave, il passaggio di truppe sulla passerella - Foto Esercito Italiano

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4 novembre 1918, ore 16: un dispaccio del Comando Supremo a firma del generale Armando Diaz, capo di stato maggiore del Regio Esercito, annuncia la firma dell’armistizio e la fine delle ostilità “per terra, per mare e per aria su tutte le fronti dell’Austria-Ungheria”. Due ore prima, alle 12, era stato diramato il Bollettino della Vittoria. Il conflitto è concluso, l’Italia è tra le nazioni vincitrici della Prima guerra mondiale.

“Il 4 novembre ricordiamo le forze armate perché sono il collante della nazione insieme alle istituzioni civili perché sono la presenza costante nella vita sociale e politica della nazione, perché sono un riferimento essenziale e unico per fare memoria del sacrificio storico di un popolo che è diventato nazione – spiega lo storico Matteo Luigi Napolitano, professore all’Università degli Studi del Molise e direttore scientifico del Museo internazionale delle guerre mondiali di Rocchetta al Volturno -. Inoltre la presenza come forze di pace in molti quadranti internazionali”. Una data storica che ricorda la vittoria dell'Italia nella Grande Guerra in cui militari e civili si impegnarono insieme per l’unificazione dell’Italia.

Matteo Luigi Napolitano

Matteo Luigi Napolitano - Foto Università del Molise

“Ricordiamo la vittoria italiana nella Grande Guerra non solo per il completamento dell’unità nazionale sognata dai padri risorgimentali o per il compimento della sicurezza dei nostri confini. Ricordiamo questa vittoria anche per la crescita di un’intera nazionale – prosegue lo storico Napolitano -. Si pensi soltanto ai mutamenti sociali indotti dalla guerra; si pensi al cambiamento di ruoli: alle donne che rivestono ruoli maschili mentre gli uomini sono al fronte. E’ dunque un’intera nazione che cresce e che si avvia verso quella che doveva essere la modernità e che però avrebbe comunque riservato altri drammi al Novecento”.

Un significato, quello di fare memoria di questa data, che oggi, in piena pandemia, assume un significato ancora più intenso, così come ha ricordato lo stesso presidente della Repubblica in occasione del conferimento delle onorificenze dell’Omi, l’Ordine militare d’Italia: “Come avvenne allora, oggi donne e uomini che prestano servizio nelle Forze Armate lo fanno con dedizione e onore. Lo apprezziamo – ha detto Sergio Mattarella - in un momento particolarmente difficile come quello che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria: ancora una volta le Forze Armate manifestano senso di responsabilità e spirito di servizio a favore della coesione nazionale”.

Il 4 novembre è un salto nel tempo lungo oltre cento anni per fare memoria di tutti quei nonni e bisnonni d’Italia che per la prima volta, da giovanissimi, salirono sui convogli e le tradotte per essere trasferiti al fronte, nelle trincee scavate tra le montagne, ma anche a bordo delle navi della Regia Marina impegnate nel conflitto navale, soprattutto nel Mar Adriatico, nella difesa di Venezia e del Canale d’Otranto o in imprese come quella di Premuda del 10 giugno 1918 compiuta da Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo. Senza dimenticare i duelli aerei nei cieli dell’Europa di assi come Francesco Baracca e Fulco Ruffo di Calabria oppure di azioni eroiche come quelle compiute da uno dei pionieri dell’osservazione aerea come Ignazio Lanza di Trabia.

Non ultima, poi, la battaglia di Vittorio Veneto, combattuta tra il 24 ottobre e il 3 novembre 1918 tra Italia e l’impero austro-ungarico nella zona tra Vittorio Veneto e le Alpi Giulie, che seguì di pochi mesi la grande offensiva della battaglia del Solstizio che si infranse contro la linea del Piave e da cui l'esercito austriaco uscì quasi distrutto. Un evento che segna la fine della guerra sul fronte italiano. Infatti, il 23 ottobre 1918 l’esercito italiano, supportato da un piccolo contingente di truppe alleate, si lanciò all'offensiva.

“Occorre ricordare i ragazzi del ’99 per il loro estremo sacrificio, per la Patria, per lavare l’onta di Caporetto con la battaglia di Vittorio Veneto, ma quel ricordo è un simbolo e un ammonimento per l’oggi così difficile che stiamo vivendo. Basti pensare ai tanti ragazzi che quest’anno sono impegnati nelle forze dell’ordine e nelle forze armate, ai medici e agli infermieri, chiamati sul fronte dell’emergenza coronavirus a coprire dei ruoli che non pensavano avrebbero coperto così in fretta davanti a una situazione così tragica. Un pensiero dunque va a loro, alle forze armate, alle forze dell’ordine e alle istituzioni e soprattutto a quel personale medico e sanitario che sta naturalmente sperimentando la linea di un altro fronte, di un’altra emergenza, da cui tuttavia credo usciremo”.

Al riguardo, il Museo internazionale delle guerre mondiali di Rocchetta al Volturno è qualcosa di unico ed originale, non solo per i pezzi davvero originali che custodisce ma perché resta una testimonianza per le giovani generazioni. “Un museo che rammenta alle giovani generazioni il valore della nostra carta costituzionale – aggiunge Napolitano -. L’Italia ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali. È questo il punto di partenza della nostra esperienza culturale attraverso il Museo. Poi naturalmente attraverso altri progetti che sono in cantiere, come per esempio un centro studi e altri ancora che ne verranno stiamo pensando a lasciare qualcosa per il futuro. La mia generazione non può fare altro che pensare, progettare per la generazione a venire”.

La storia del maresciallo Luigi Pasqui

Luigi Pasqui ha 102 anni. Ne compirà 103 anni il prossimo gennaio. È stato un Maresciallo della Regia Aeronautica e poi dell’Aeronautica Militare. In questa testimonianza ricorda i suoi trentadue anni di carriera vissuti da specialista montatore. Ripercorre gli anni dell'arruolamento, il coinvolgimento della Regia Aeronautica nella Seconda guerra mondiale, così come lo sbarco degli Alleati. Una storia nella storia di un uomo e di un militare appassionato di volo e di aerei, ma soprattutto attaccato ai valori che stanno alla base dell’unità d’Italia.

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