martedì 22 maggio 2012
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Aziende inagibili, chiuse. Catene di montaggio ferme. A Modena e Ferrara ci sono 5.000 tra operai e dipendenti dell’industria che ieri mattina, come ogni lunedì, sono andati in fabbrica nonostante due notti passsate in bianco. Ma già sapevano come sarebbe finita. Il conto fatto dalla Cgil è approssimativo e al ribasso. Perchè, fa notare il segretario di Modena Donato Pivanti, vanno aggiunti gli operatori di terziario, servizi, agricoltura, precari e interinali. «Dobbiamo riuscire a proteggerli tutti», dice netto. Servono cassa integrazione straordinaria e in deroga. Ma «bisognerà iniziare a ragionare su come mettere in condizione le aziende di ripartire», aggiunge Giuliano Guietti, segretario Cgil Ferrara. Per Confindustria i danni diretti non sono inferiori ad alcune centinaia di milioni di euro: il 70% delle imprese di Modena è fermo. In vista della dichiarazione dello stato di emergenza del governo, gli industriali chiedono credito, sospensione immediata di tutti gli adempimenti fiscali, tributari e contributivi (in particolare delle prossime scadenze Imu) e l’attivazione urgente degli ammortizzatori sociali (anche in deroga). Dell’utilizzo degli ammortizzatori in deroga il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha già parlato con il ministro del Welfare, Elsa Fornero; mentre il sottosegretario Catricalà ha spiegato che il governo valuterà il possibile rinvio dei pagamenti di tributi e contributi, oltre che una deroga al patto di stabilità. Ritenuta quest’ultima una priorità da Errani per garantire la ricostruzione. Il simbolo di un sistema ferito due volte è Sant’Agostino, nel Ferrarese. Nell’industria ceramica omonima, che impiega 330 persone, due operai hanno perso la vita. In paese ci sono 7.000 abitanti: in pratica ogni famiglia ha qualcuno che lavora nella fabbrica. Ma anche le altre aziende ceramiche di Finale, nel Modenese, sono chiuse. I forni hanno problemi di sicurezza. Per i loro lavoratori, fanno sapere fonti di Confindustria, sarà attivata la cassa integrazione, ma con ogni probabilità con procedura straordinaria. Anche l’artigianato, vera spina dorsale del sistema economico locale, è al collasso. «Un associato su quattro ha subito danni e non ha ancora l’agibilità», spiega Ermes Ferrari (Cna Modena). Sono microimprese che lavorano in subfornitura. Se non riusciranno a far ripartire la produzione, hanno paura di perdere le loro commesse. Chiedono «che la burocrazia non metta i bastoni tra le ruote e che i trasferimenti di azienda par far ripartire la produzione non vengano ostacolati». Perchè sono imprenditori abituati a far da soli. Colpisce che la Cna di Modena abbia scritto ai suoi 15.000 associati per chieder conto dei danni subiti. Hanno risposto a decine, anche quelli che non hanno avuto problemi: volevano mettersi a disposizione (gratuitamente) per aiutare i colleghi.È un’Emilia che non piega la testa, che vuol continuare a lavorare. L’imprenditore Giulio Barbieri, di Poggio Renatico, ha preso carta e penna per ringraziare i dipendenti: «Stamattina malgrado quasi tutti abbiano trascorso la notte in auto e siano provati fisicamente ed emotivamente si sono presentati regolarmente».
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