La povertà cambia e spesso il problema non sono i soldi
Il rapporto Caritas invita a guardare i "fuori campo" della società: le questioni economiche si intrecciano con quelle sociali, così l'assistenzialismo non basta

Un dato che in Italia continua a crescere è quello dei poveri che chiedono aiuto alla Caritas. Più tre per cento in un anno. Ma il fenomeno cambia nell’Italia sempre più diseguale perché la povertà oggi ha molti volti ed è causata da fenomeni ai margini dello sguardo, i “fuori campo” della società italiana.
Il rapporto “Povertà ed esclusione sociale” 2025 di Caritas italiana, presentato oggi a Roma in occasione della nona Giornata mondiale dei poveri di domenica 16 novembre, ha scelto di portare proprio i “fuori campo” al centro del dibattito pubblico. Sono le disuguaglianze economiche, le povertà multidimensionali, l’azzardo industriale di massa, la violenza sulle donne, la povertà energetica. Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia la povertà assoluta riguarda il 9,8% della popolazione, quasi un italiano su 10, ovvero oltre 5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie (8,4% dei nuclei). Nel 2024 i Centri di Ascolto della rete Caritas nazionale hanno sostenuto 277.775 famiglie, circa il 12% delle famiglie in povertà assoluta, con un aumento del 3% rispetto al 2023. Ma rispetto al 2014 la crescita è del 62,6% e racconta molto del drammatico decennio alle nostre spalle.
Più di una famiglia su due seguita da Caritas presenta infatti almeno due ambiti di disagio, una su tre ne manifesta tre o più. La povertà non è più solo caratterizzata da mancanza di reddito, conclude l’organismo pastorale della Cei, ma si manifesta sempre più come nodo multidimensionale di fragilità intrecciate tra problemi di natura economica e quelli sociali. Per leggere meglio questa complessità, Caritas Italiana ha avviato uno studio pilota che ha portato alla costruzione di un indice sintetico di vulnerabilità individuale. Oltre il 67% delle persone con bisogni in tre o più ambiti rientra in una fascia di vulnerabilità medio-alta o alta. “Gli interventi puramente assistenziali quindi non bastano più - sostengono i ricercatori - serve un cambio di paradigma verso politiche integrate e percorsi che restituiscano alle persone autonomia, dignità e possibilità di futuro”.
“Gli interventi puramente assistenziali quindi non bastano più, serve un cambio di paradigma verso politiche integrate e percorsi che restituiscano alle persone autonomia, dignità e possibilità di futuro”
Il Rapporto 2025 si focalizza anzitutto sulla crescita delle disuguaglianze. In Italia il 10% delle famiglie più ricche detiene circa il 60% della ricchezza complessiva. Nel frattempo la percentuale di lavoratori a basso salario è salita da 25,9 punti percentuali nel 1990 a 32,2 punti percentuali nel 2017. A essere colpiti sono soprattutto donne, giovani tra i 16 e i 34 anni e residenti al Sud e in generale chi ha un contratto di lavoro part-time. Almeno 10 milioni di adulti dispongono di risparmi inferiori ai 2.000 euro, insufficienti ad affrontare qualsiasi emergenza.
Molte pagine sono poi dedicate all’azzardo. La Caritas sottolinea come dalla fine degli anni 90 l’offerta si sia arricchita di oltre una cinquantina di modalità online e in presenza (oltre 150 mila locali, disseminati in tutte le province italiane). Il volume monetario mostra di conseguenza una crescita inarrestabile, schizzando dai 35 miliardi di euro giocati nel 2006 ai 157 del 2024 (+349%). Eppure l’incasso dell’erario è aumentato solamente dell’83% (da 6 a 11 miliardi), a tutto favore delle grandi società produttrici. I dati mostrano una correlazione inversa tra reddito medio per contribuente e perdita media al gioco, con un peso percentuale più alto nelle regioni italiane più povere. Nel 2024, il totale delle perdite è stato pari a 20 miliardi. ”L’azzardo costa di più a chi ha meno”, afferma l’organismo pastorale della Cei, perché quegli euro perduti pesano di più sul bilancio familiare dei poveri.
Solo per le slot, il rapporto stima 38 milioni di ore impegnate nel gioco sottratte quindi a relazioni, studio, lavoro e oltre 388 milioni di ore impegnate dalla popolazione per lotto, scommesse, superenalotto. In totale, oltre 1.054 milioni di giornate lavorative perdute. Il rapporto si focalizza anche sulla violenza sulle donne sottolineandone il legame con l’impoverimento. Secondo Eurostat, circa una donna su tre in Italia ha subito violenza almeno una volta nella vita. La violenza psicologica si conferma la forma più diffusa, seguita da quella fisica e sessuale. Oltre 60.000 donne si sono rivolte ai Centri antiviolenza nel 2023, dice il rapporto, e nel 76% dei casi non sono economicamente autonome. Nel 77,6% dei casi i minori sono testimoni delle violenze. Le donne incontrate in Caritas in prevalenza sono italiane. In media poco più di un terzo sono straniere probabilmente perché ci sono maggiori difficoltà a denunciare anche per questioni legate alla cultura di provenienza. Nella maggior parte dei casi hanno un’età compresa tra i 45 e i 54 anni, solo il 18% ha un’occupazione stabile, mentre la metà è disoccupata o in cerca di prima occupazione e una quota consistente svolge lavori precari o irregolari.
Infine la povertà energetica che nel 2023 ha coinvolto 2,36 milioni di famiglie (9% del totale), il valore più alto mai registrato e che rappresenta per la Caritas “una delle frontiere più nuove e preoccupanti di ingiustizia sociale”. Le famiglie più povere impegnano l’8,7% della loro spesa per beni e servizi energetici, contro il 3,3% delle famiglie più ricche. Poveri oggi sono dunque coloro che, per effetto della riduzione progressiva delle risorse stanziate per i bonus (meno un miliardo tra il 2022 e il 2023), hanno ridotto più della media le spese per consumi energetici. Quindi tagliano su luce e riscaldamento che per quasi una famiglia su 10 nell’Italia di oggi sono diventate un lusso.
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