Sofia, l’astrofisica in Antartide: «Da qui scatto foto all’Universo»
Sofia Fatigoni vive 6 mesi all’anno al Polo Sud, a -50 gradi, senza rete e «senza fragole»: «Vi racconto come il tempo e i pensieri scorrono diversamente»

Uno spazio senza tempo. Il sole, da novembre a marzo, non tramonta quasi mai e le giornate sono impossibili da contare. «Non c’è un’alba che segna l’inizio della giornata, né un tramonto che la conclude. Il cielo resta sospeso nello stesso bagliore, come se fosse congelato. Senza il movimento delle ombre o il ritmo della luce del giorno, è sorprendentemente facile perdere i conti». Sofia Fatigoni, 32 anni, descrive così la sua vita al Polo Sud. Fuori dalle mura della sua casa-laboratorio, le temperature raggiungono i -50 gradi Celsius, quando tira vento. Dentro, le ore scorrono frenetiche tra un esperimento e un video su TikTok, a cui l’astrofisica affida il racconto della sua quotidianità nel «deserto ghiacciato». È questa la sua routine almeno per sei mesi all’anno, quelli che trascorre in Antartide per la sua attività da ricercatrice, senza rete telefonica e senza le fragole che ama.
Il lavoro occupa la maggior parte delle sue giornate e, del resto, è ambizioso: «In pratica, scattiamo foto dell’Universo appena dopo il Big Bang», semplifica sui social. Nel tempo libero trova sempre qualche minuto per una corsetta all’aperto, anche a -30 gradi, in un ambiente lunare. «Il panorama desolato dell’altopiano antartico ricorda molto il panorama desertico di un pianeta come Marte. Sia Polo Sud che Spazio sono luoghi isolati, estremamente freddi e ostili alla vita. Entrambi i luoghi rappresentano una sfida per gli esseri umani».
L’abbiamo contattata, a 12 ore di fuso orario dall’Italia, per farci raccontare la sua «sfida quotidiana», quella della cittadina italiana che vive più a Sud nel mondo. Una sfida che nasce nella mente di Sofia, quando ancora era una bambina con le radici in Umbria.
Il lavoro occupa la maggior parte delle sue giornate e, del resto, è ambizioso: «In pratica, scattiamo foto dell’Universo appena dopo il Big Bang», semplifica sui social. Nel tempo libero trova sempre qualche minuto per una corsetta all’aperto, anche a -30 gradi, in un ambiente lunare. «Il panorama desolato dell’altopiano antartico ricorda molto il panorama desertico di un pianeta come Marte. Sia Polo Sud che Spazio sono luoghi isolati, estremamente freddi e ostili alla vita. Entrambi i luoghi rappresentano una sfida per gli esseri umani».
L’abbiamo contattata, a 12 ore di fuso orario dall’Italia, per farci raccontare la sua «sfida quotidiana», quella della cittadina italiana che vive più a Sud nel mondo. Una sfida che nasce nella mente di Sofia, quando ancora era una bambina con le radici in Umbria.
È nata ad Assisi da una famiglia di Perugia. Ricorda le prime volte chela sua mente è volata al Polo Sud, ai ghiacci e alla possibilità, ancora remota, di poterli raggiungere?
Da piccola, come molti bambini, sognavo di fare l’astronauta. Sono sempre stata affascinata dallo spazio e dall’idea di esplorare luoghi estremi e lontani. Il Polo Sud è, in un certo senso, il luogo sulla Terra che più somiglia allo spazio, ma da bambina non sapevo nemmeno che esistesse la possibilità di raggiungerlo. Ho scoperto solo molto più tardi, che questa fosse una possibilità.
Da piccola, come molti bambini, sognavo di fare l’astronauta. Sono sempre stata affascinata dallo spazio e dall’idea di esplorare luoghi estremi e lontani. Il Polo Sud è, in un certo senso, il luogo sulla Terra che più somiglia allo spazio, ma da bambina non sapevo nemmeno che esistesse la possibilità di raggiungerlo. Ho scoperto solo molto più tardi, che questa fosse una possibilità.
Quando è arrivata la possibilità di sbarcare realmente in Antartide? Come si è sentita?
La possibilità di arrivare in Antartide è nata in modo molto naturale, come conseguenza diretta del mio lavoro. Più di otto anni fa ho iniziato a lavorare, per il mio dottorato, a un esperimento che prevede un telescopio installato proprio al Polo Sud geografico, un progetto su cui lavoro ancora oggi. Fin dall’inizio mi sono occupata anche dell’hardware del telescopio, e raggiungere il Polo Sud per installarlo e metterlo in funzione faceva parte integrante del lavoro. La prima volta che mi è stato proposto di venire qui non l’ho vissuta come qualcosa di improvviso o straordinario, ma come il passo successivo naturale del percorso che stavo già facendo. Sono arrivata al Polo Sud per la prima volta nel 2019 e, da allora, ci sono tornata altre quattro volte: questa è la quinta.
La possibilità di arrivare in Antartide è nata in modo molto naturale, come conseguenza diretta del mio lavoro. Più di otto anni fa ho iniziato a lavorare, per il mio dottorato, a un esperimento che prevede un telescopio installato proprio al Polo Sud geografico, un progetto su cui lavoro ancora oggi. Fin dall’inizio mi sono occupata anche dell’hardware del telescopio, e raggiungere il Polo Sud per installarlo e metterlo in funzione faceva parte integrante del lavoro. La prima volta che mi è stato proposto di venire qui non l’ho vissuta come qualcosa di improvviso o straordinario, ma come il passo successivo naturale del percorso che stavo già facendo. Sono arrivata al Polo Sud per la prima volta nel 2019 e, da allora, ci sono tornata altre quattro volte: questa è la quinta.
Ci racconta come si raggiunge fisicamente il Polo Sud?
Non esistono voli diretti commerciali per l’Antartide. Nel nostro caso si arriva al Polo Sud con aerei militari, partendo dalla Nuova Zelanda. Io faccio parte del programma antartico statunitense e, poiché la base al Polo Sud è americana, il viaggio inizia da Christchurch, in Nuova Zelanda. Da lì si vola verso l’Antartide con un aereo militare LC-130, con un primo scalo sulla costa, alla base di McMurdo, che si trova su Ross Island, proprio a sud della Nuova Zelanda. Il volo da Christchurch a McMurdo dura circa 8–9 ore. Di solito ci si ferma a McMurdo almeno un giorno, sia per acclimatarsi sia per motivi logistici, e poi si riparte verso il Polo Sud con un altro aereo militare. Il tratto finale, dalla costa al Polo Sud geografico, dura circa 3 ore in LC-130 oppure circa 5 ore in un Basler.
Non esistono voli diretti commerciali per l’Antartide. Nel nostro caso si arriva al Polo Sud con aerei militari, partendo dalla Nuova Zelanda. Io faccio parte del programma antartico statunitense e, poiché la base al Polo Sud è americana, il viaggio inizia da Christchurch, in Nuova Zelanda. Da lì si vola verso l’Antartide con un aereo militare LC-130, con un primo scalo sulla costa, alla base di McMurdo, che si trova su Ross Island, proprio a sud della Nuova Zelanda. Il volo da Christchurch a McMurdo dura circa 8–9 ore. Di solito ci si ferma a McMurdo almeno un giorno, sia per acclimatarsi sia per motivi logistici, e poi si riparte verso il Polo Sud con un altro aereo militare. Il tratto finale, dalla costa al Polo Sud geografico, dura circa 3 ore in LC-130 oppure circa 5 ore in un Basler.
Sa spiegare anche a noi a cosa sta lavorando adesso in Antartide? In Antartide (e anche quando non sono in Antartide) lavoro per un esperimento che si chiama BICEP, un telescopio che osserva il cielo nelle microonde. In particolare, studiamo la radiazione cosmica di fondo, che è la luce più antica che possiamo osservare nell’Universo: una sorta di fotografia di com’era l’Universo circa 13,7 miliardi di anni fa. Analizzando questa luce, cerchiamo di mettere alla prova la teoria dell’inflazione cosmica, secondo la quale l’Universo, subito dopo il Big Bang, si sarebbe espanso in modo estremamente rapido per una frazione infinitesimale di secondo. In pratica, attraverso queste osservazioni stiamo cercando di rispondere a una delle domande più fondamentali della fisica: che cosa è successo all’inizio del tempo.
Quanto tempo all'anno vive in Antartide?
Di solito passo al Polo Sud l’estate australe, che va dalla fine di ottobre fino a metà febbraio. In questo periodo il Sole sorge a metà ottobre e non tramonta fino a metà marzo: è l’unico momento dell’anno in cui c’è luce continua e in cui è possibile completare le operazioni scientifiche e logistiche in sicurezza.
Di solito passo al Polo Sud l’estate australe, che va dalla fine di ottobre fino a metà febbraio. In questo periodo il Sole sorge a metà ottobre e non tramonta fino a metà marzo: è l’unico momento dell’anno in cui c’è luce continua e in cui è possibile completare le operazioni scientifiche e logistiche in sicurezza.
Ci racconta una sua giornata tipo?
Di solito mi sveglio intorno alle sei del mattino e la prima cosa che facciamo è una riunione con il gruppo, in cui discutiamo gli obiettivi raggiunti il giorno precedente e quelli che vogliamo portare a termine nella giornata. Poi passiamo la maggior parte del tempo nell’edificio dove si trova il telescopio, che è a circa un chilometro dalla base. Rientriamo alla base solo per pranzo e per cena, e per il resto della giornata siamo sul campo. La mancanza di un vero ciclo giorno-notte rende difficile mantenere una routine e smettere di lavorare a orari “sensati”. Per questo cerco di ritagliarmi ogni giorno un momento per fare attività fisica: di solito vado a correre, al mattino o alla sera. Lo sport aiuta molto a mantenere l’equilibrio, soprattutto in un ambiente così estremo.
Di solito mi sveglio intorno alle sei del mattino e la prima cosa che facciamo è una riunione con il gruppo, in cui discutiamo gli obiettivi raggiunti il giorno precedente e quelli che vogliamo portare a termine nella giornata. Poi passiamo la maggior parte del tempo nell’edificio dove si trova il telescopio, che è a circa un chilometro dalla base. Rientriamo alla base solo per pranzo e per cena, e per il resto della giornata siamo sul campo. La mancanza di un vero ciclo giorno-notte rende difficile mantenere una routine e smettere di lavorare a orari “sensati”. Per questo cerco di ritagliarmi ogni giorno un momento per fare attività fisica: di solito vado a correre, al mattino o alla sera. Lo sport aiuta molto a mantenere l’equilibrio, soprattutto in un ambiente così estremo.
Cosa le manca di più della vita fuori dai ghiacci?
Ovviamente mi mancano le persone care, anche se in realtà vivo lontano dalla mia famiglia anche quando non sono in Antartide. La differenza è che, quando non sono qui, riesco a sentirli molto più spesso. Al Polo Sud, invece, la connessione è limitata e le occasioni per chiamare sono davvero poche. E poi mi mancano moltissimo la frutta e la verdura fresca. In questo momento darei qualsiasi cosa per una fragola.
Ovviamente mi mancano le persone care, anche se in realtà vivo lontano dalla mia famiglia anche quando non sono in Antartide. La differenza è che, quando non sono qui, riesco a sentirli molto più spesso. Al Polo Sud, invece, la connessione è limitata e le occasioni per chiamare sono davvero poche. E poi mi mancano moltissimo la frutta e la verdura fresca. In questo momento darei qualsiasi cosa per una fragola.
Riesce a ritagliarsi del tempo libero? Come lo impiega?
Sì, cerco di ritagliarmi del tempo libero, anche se non è sempre semplice. Lo impiego soprattutto facendo sport: mi piace molto correre all’aperto, anche qui. Inoltre ho iniziato nuovi hobby proprio durante le permanenze in Antartide, come suonare la batteria e giocare a scacchi. Sono attività che aiutano a staccare dal lavoro e a mantenere un buon equilibrio mentale.
Sì, cerco di ritagliarmi del tempo libero, anche se non è sempre semplice. Lo impiego soprattutto facendo sport: mi piace molto correre all’aperto, anche qui. Inoltre ho iniziato nuovi hobby proprio durante le permanenze in Antartide, come suonare la batteria e giocare a scacchi. Sono attività che aiutano a staccare dal lavoro e a mantenere un buon equilibrio mentale.
Cambiano i pensieri, e la loro velocità, quando si vive al Polo Sud?
Totalmente. Quello che penso e il modo in cui mi sento cambiano profondamente quando sono qui. In Antartide sono isolata da tutto: lontana dal resto del mondo e quasi senza connessione internet. Tutto sembra distante, come sospeso. Qui non esistono macchine, traffico o affollamento. Non ci sono animali, insetti o alberi. C’è solo un silenzio enorme, interrotto dal vento e dal rumore dei passi sulla neve. Questa assenza di stimoli esterni lascia moltissimo spazio a ciò che ho dentro.
Totalmente. Quello che penso e il modo in cui mi sento cambiano profondamente quando sono qui. In Antartide sono isolata da tutto: lontana dal resto del mondo e quasi senza connessione internet. Tutto sembra distante, come sospeso. Qui non esistono macchine, traffico o affollamento. Non ci sono animali, insetti o alberi. C’è solo un silenzio enorme, interrotto dal vento e dal rumore dei passi sulla neve. Questa assenza di stimoli esterni lascia moltissimo spazio a ciò che ho dentro.
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