In un naufragio in Tunisia sono morte 40 persone, tra cui alcuni neonati

Il barcone si è rovesciato dopo la partenza da Salakta. La Guardia costiera ha salvato altre trenta persone ed è già stata aperta un'inchiesta
October 22, 2025
Un naufragio nel Mediterraneo
Un naufragio nel Mediterraneo
Ennesima tragedia nel Mediterraneo. Quaranta migranti di origine subsahariana, inclusi alcuni neonati, sono morti dopo che la loro imbarcazione si è capovolta improvvisamente al largo della costa di Salakta, nel governatorato di Mahdia, in Tunisia. Lo ha annunciato la radio locale Mosaique, citando il portavoce del tribunale di Mahdia, Walid Chatrbi. Secondo le prime informazioni raccolte, altri 30 migranti sono stati salvati dalle unità della guardia costiera, intervenute nel punto della sciagura. La Procura della Repubblica ha aperto un'indagine per ricostruire la dinamica dell’accaduto e risalire a eventuali responsabilità. I primi elementi fanno pensare alla traversata organizzata dalle organizzazioni criminali coinvolte nel traffico di migranti. Salakta è 90 km a nord di Sfax, località da cui negli ultimi anni sono partiti numerosi barconi della speranza, realizzati spesso con mezzi e materiale di fortuna. Il naufragio ripropone in tutta la sua drammaticità la questione della rotta mediterranea, che continua a essere molto battuta nonostante i rischi provocati dalle condizioni meteomarine, specialmente durante i mesi autunnali e invernali.
«Ancora un naufragio, ancora morti al largo delle coste della Tunisia. Persone in fuga, persone disperate, persone sfruttate hanno trovato la morte nel viaggio della speranza, il loro viaggio giubilare. Nessuno ha accompagnato questo pellegrinaggio, forse nessuno conoscerà i loro nomi» ha commentato con amarezza monsignor Gian Carlo Perego, presidente della commissione Cei che si occupa di immigrazione nonché presidente della fondazione Migrantes.
«Nessuno ancora ha pensato di tracciare un canale umanitario e assistito nel Mediterraneo. Ci scandalizziamo dei muri e delle barriere che fermano gli aiuti umanitari e l'Europa - ha aggiunto - non offre nessun aiuto concreto a questi profughi. E intanto, per fermare ancora i viaggi della speranza l'Italia rinnova per la terza volta gli accordi con la Libia, che non solo ferma i migranti, ma li violenta, li uccide e nasconde i corpi. Un crimine che tutti conoscono e che nessun Paese europeo denuncia. Non è forse complicità questa?».
Secondo gli ultimi dati del Viminale, nel mese di ottobre sono sbarcate sulle coste italiane 5.806 persone: una cifra sostanzialmente in linea con quella dello scorso anno (5.722). Rispetto al 2023, però, gli arrivi si sono dimezzati (erano stati 10.277). In totale, nel 2025 sono giunti nel nostro Paese 56.814 persone. Il Bangladesh resta di gran lunga il primo Paese di partenza, con 17.047 migranti. Seguono egiziani (7.840) ed eritrei (6.995). Ma sono numerosi anche i cittadini tunisini: in 1.524 negli ultimi 10 mesi sono partiti alla volta della vicina Italia. Nel 2025 si è registrata anche una nuova impennata negli arrivi dei minori stranieri non accompagnati: dagli 8.752 dell’anno scorso si è già saliti a 10.222. In particolare, la gestione dei richiedenti asilo under 18 pone problemi di gestione ai Comuni, visto che l’accoglienza è a carico dei servizi sociali locali. Le coperture ministeriali non sempre bastano per far fronte alle spese di alloggio, mantenimento e istruzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA