Il paese nel Foggiano che è rinato grazie a Pnrr e migranti

Carpino ha ridotto lo spopolamento con i 5 milioni di euro del fondo europeo per ristrutturare abitazioni in disuso per lavoratori stranieri, stagionali e non
November 26, 2025
Il paese nel Foggiano che è rinato grazie a Pnrr e migranti
Il municipio di Carpino (Foggia)
Nel Foggiano degli enormi e indegni ghetti c'è un piccolo paese esempio di buona e efficiente accoglienza e inclusione. È Carpino, nell'interno del Gargano, terra di ottimo olio ma anche di progressivo spopolamento; 3.796 residenti rispetto ai 4.305 del 2011, ma con 350 immigrati residenziali e alcune centinaia stagionali per i quali si aggiungeranno presto altri 200 posti letto in case vere, grazie ai fondi previsti dal Pnrr. Perché qui si riusciranno a spendere i circa 5 milioni assegnati dal governo e tutti in appartamenti appositamente ristrutturati.
Una scelta che parte da lontano e che sta permettendo al paese non solo di avere la manodopera necessaria alla raccolta delle olive e alla produzione di olio, la principale attività economica, ma anche di tenere aperte le scuole, grazie ai figli degli immigrati, e aprire nuovi esercizi commerciali o di riaprirne di chiusi per mancanza di clientela. In altre parole «uno straordinario e importante risultato, una formidabile opportunità per il ripopolamento», dice convintamente il sindaco Rocco Di Brina, chirurgo urologo agli Ospedali riunti di Foggia.
Un impegno che comincia nel 2019. «Fino ad allora i lavoratori immigrati dormivano in case abbandonate nel paese, anche con problemi igienico sanitari. Eppure sono preziosi per la nostra economia», ricorda il primo cittadino. Partì così un progetto di “albergo diffuso”, in case di privati cedute al Comune. Si è cominciato con due palazzine a due piani, per 30 ospiti, grazie a fondi regionali. Ora grazie ai fondi del Pnrr si aggiungono altre 24 strutture per 200 posti in co-housing, tutti ristrutturati e messi a norma dal comune grazie ai fondi del Pnrr. «Abbiamo già fatto la gara per la progettazione poi inizieranno i lavori che dovranno essere finiti, come prevede il Pnrr, entro luglio 2026. Noi siamo pronti da due anni e avremmo già finito senza i ritardi ingiustificabili del Governo. Ma ce la faremo sicuramente». Una scelta chiara. «Non costruiremo nuovi ghetti di prefabbricati ma useremo case vere, ma abbandonate, dentro il paese. Una scelta di integrazione ma anche di recupero e risanamento cittadino».
Gli alloggi saranno inoltre supportati da spazi comuni per socialità, formazione, assistenza, mediazione e attività culturali. In particolare al pianterreno di una palazzina di quattro piani sarà realizzata una mensa. Un’occasione anche per nuovi posti di lavoro. La gestione sarà, infatti, affidata ad una cooperativa che si occuperà della mensa, dell’istruzione e del tutoraggio sindacale. Ai lavoratori immigrati si chiede solo una piccola cauzione per eventuali danni agli appartamenti. «Noi siamo per una vera integrazione. Carpino è un paese accogliente, che integra, anche perché tutti sanno che i lavoratori immigrati sono utili. L’accoglienza funziona ma se ben gestita, con dignità e lavoro regolare, facendoli vivere come tutti». Una linea che i cittadini di Carpino hanno apprezzato rieleggendo Di Brina nel 2022. «I cittadini hanno capito che questo tipo di accoglienza ci mette al riparo da fenomeni deviati. E i lavoratori stagionali tornano quasi tutti, mettendosi d’accordo coi datori di lavoro. Ma molto restano, favorendo la riapertura di attività commerciali e il ripopolamento delle scuole nelle quali c’è un’integrazione esemplare».
Insomma un piccolo paese insegna come fare vera e efficiente accoglienza e grazie a questa scelta salvare se stesso. Purtroppo altri paesi foggiani, pur destinatari di fondi, hanno dovuto rinunciare per i ritardi governativi o, miopemente, hanno deciso di non partecipare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA