lunedì 6 aprile 2020
In ritardo soprattutto le opere pubbliche, meglio quelle private. Curcio: "Colpa delle procedure. Per completare ci vorranno altri 4 anni e fondi per 4 miliardi". Cantieri fermi per l'emergenza coronavirus
Un'immagine di archivio del 2008 nella città de L'Aquila distrutta dal terremoto

Un'immagine di archivio del 2008 nella città de L'Aquila distrutta dal terremoto - Ansa

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A undici anni dal terremoto de L'Aquila è stato speso il 71% delle risore stanziate per la ricostruzione, 12,7 miliardi di euro rispetto a 17,7, quasi il 72%. Ad essere in ritardo è soprattutto la ricostruzione pubblica. Per quella privata su 8,8 miliardi assegnati ne sono stati spesi 6,6, il 75%. Per quella pubblica su 2,9 miliardi assegnati, ne sono stati spesi solo 1,6, appena il 55%. Va meglio nel capoluogo dove la ricostruzione privata è al 70%, mentre fuori L'Aquila siamo solo al 50%. Ora gli oltre 900 cantieri sono fermi per l'emergenza coronavirus e si è in attesa di capire quando e come riapriranno, anche perchè molte delle imprese sono del Nord e i lavoratori sono pendolari. E questo sicuramente farà slittare i tempi, come ci spiega Fabrizio Curcio, Capo di "Casa Italia", il Dipartimento della Presidenza del Consiglio creato per promuovere la sicurezza del Paese in caso di rischi naturali, e responsabile della Struttura di missione per la ricostruzione del terremoto del 2009, che però è ottimista. "Contiamo di terminare in 3-4 anni la ricostruzione privata all'Aquila. Sulla privata i meccanismi sono ormai rodati e le procedure consolidate. Per quella pubblica dovremo capire come accelerare i processi. E penso che anche l'esperienza drammatica che stiamo vivendo potrà aiutare il Paese nella ripartenza, anche rivedendo alcune procedure".

Torniamo ai dati. Le risorse stanziate, pari a 17,7 miliardi di euro, provengono dal Bilancio dello Stato e dal Fondo Europeo di Solidarietà, e sono destinate, con differenti disposizioni legislative, a tutte le misure poste in essere a seguito del sisma del 6 aprile del 2009 a partire dalla dichiarazione dello stato di emergenza ad oggi (l’importo non comprende le donazioni). Tramite specifici atti di programmazione (Ordinanze del Presidente del Consiglio, delibere del Cipe, decreti commissariali, Piani annuali, etc.) queste risorse destinate sono state assegnate alle singole misure (ricostruzione privata, ricostruzione pubblica, sviluppo del territorio, spese obbligatorie, assistenza tecnica, altro) sulla base delle specifiche esigenze e delle richieste provenienti dal territorio. Ad oggi sono state assegnate risorse, per un importo pari a circa 16, 4 miliardi di euro, il 93% di quanto stanziato, di cui 8,8 per la ricostruzione privata e 2,9 miliardi per quella pubblica. Le risorse una volta finalizzate, tramite specifici atti di assegnazione, devono essere effettivamente trasferite dai pertinenti capitoli del Bilancio dello Stato sulle contabilità dei soggetti competenti (amministrazioni pubbliche, aziende o enti pubblici) per le successive erogazioni ai beneficiari finali. Ad oggi risultano trasferite risorse per un importo pari a circa 13, 9 miliardi di euro: 7 per la ricostruzione privata, 2,4 per quella pubblica. Pertanto, risultano da trasferire ancora circa 2,5 miliardi di euro di risorse già assegnate. Arriviamo poi ai fondi effettivamente spesi che, come abbiamo visto, fanno emergere una forte differenza tra ricostruzione privata e pubblica.

Il motivo ce lo spiega Curcio. "Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica nei piccoli comuni siamo oltre il 60%, mentre nel capoluogo siamo al 30%, perchè nei primi gli importi sono più bassi, intorno a 1-2 milioni, e questo favorisce le procedure che per questi importi sono agili. Quindi il tema centrale della ricostruzione pubblica sono le procedure. Se facciamo fatica anche nell'ordinario immaginate in occasione delle emergenze. Bisogna trovare un nuovo equilibrio". Un problema che riguarda in particolare le scuole. "Stiamo facendo uno sforzo importante. Abbiamo istituito una cabina di regia con Regione e sindaco de L'Aquila. Non si tratta solo di ricostruire un edificio, ma è il risultato di una nuova geografia sociale, capendo bene quale è la domanda scolastica in quella zona. Nei comuni del cratere stiamo abbastanza avanti, nel capoluogo abbiamo le difficoltà delle altre opere pubbliche. Era prevista l'apertura di due scuole per il prossimo anno scolastico, ma ora speriamo che l'emergenza sanitaria non influisca, mentre percaltre nove siamo a buon punto con le procedure".

Non è dunque una questione di fondi anche se, sottolinea Curcio, "servirebbero altri 4 miliardi, oltre all'1,3 che ancora abbiamo a disposizione. E arriveremmo così a circa 22 miliardi. Il tema delle risorse è importante, servono sicuramente, ma bisogna ragionare perchè i fondi che già abbiamo siano spesi tra questo e il prossimo anno, e che non ci siano tempi morti".

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