venerdì 15 settembre 2017
Il giornalista Paolo Del Debbio e Giangiacomo Palazzolo, sindaco di Cinisi si è discusso di prudenza da non confondere con la cautela che non disturba i poteri forti
A Terrasini la prudenza, questa sconosciuta
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La prudenza, questa sconosciuta: oggi per lo più (fra)intesa come cautela che non disturba i poteri forti, in realtà è la virtù cardinale che predica discernimento di ciò che è giusto e quindi coraggio nelle decisioni. Nella Bibbia la prudenza è addirittura il dono della sapienza che scende da Dio. Prudenti, dunque, dovrebbero essere innanzitutto chi governa la Cosa pubblica e naturalmente chi fa informazione. In due parole: politici e giornalisti.

Per questo l’altra sera a Cinisi, nella seconda giornata della Festa di Avvenire, ispirata dall’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi e organizzata dall’Associazione culturale “Così… per passione”, ne avrebbero dovuto dialogare il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il popolare giornalista televisivo (e docente di Etica ed Economia) Paolo Del Debbio. Assente il primo, il punto di vista della politica è stato trattato da Giangiacomo Palazzolo, giovane sindaco di Cinisi che, “in una Sicilia così assistenzialista da costringere i piccoli comuni a finanziare un numero esorbitante di dipendenti pubblici (Cinisi ne ha più dell’intera provincia di Torino)”, sperimenta tutti i giorni la fatica di una politica “prudente” e schietta.

Accusata spesso di essere populista, la tivù targata Del Debbio va avanti per la sua strada dando voce alle piazze e ai problemi stringenti delle periferie, “e se questo è populismo me ne vanto” ha dichiarato il giornalista. Refrattario alle ipocrisie di chi attribuisce al mercato tutti i mali del pianeta, aggiusta il tiro: “Disastri bancari, questione ambientale e povertà derivano certamente da un mercato malato, ma dietro c’è una classe politica incompetente, la vera colpevole”. Un esempio? I tanto decantati accordi internazionali di Parigi sul clima: “Chi non li rispetterà dovrà autocertificarlo. Ve la vedete la Cina che si autodenuncia? E poi non è prevista sanzione”.

La mancanza dei pubblici poteri trasuda dunque dalle sue trasmissioni “sia con governi di destra che di sinistra. Nel 2012 esordii con il caso Fiorito e la giunta Polverini. Berlusconi mi convocò perché qualcuno voleva la mia testa: la prenda, Cavaliere, gli dissi, ma io racconto i veri guai della gente. Perché la mia piazza sarebbe populista e quella di Santoro illuminata?”. Conscio della responsabilità che ha l’informazione nel provocare anche razzismo e violenza, Del Debbio ha interrotto la sua trasmissione quotidiana perché “era troppo, sarei passato per un aizza-popolo e non lo sono, io voglio solo dare voce a chi non l’ha”. Persino le donne che hanno affittato l’utero: “Ne ho ospitate tre e hanno raccontato un dramma… Sono stato richiamato dall’Ordine dei giornalisti: c’è un problema di lobby molto potente”.

Come confermato da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire: “La più grande ‘prudenza’, cioè coraggio, che dobbiamo avere è maneggiare la nostra umanità, soprattutto quella fragile”.


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