martedì 26 marzo 2019
Il consorzio incaricato per la pulizia del cratere fa un passo indietro: «Si verifichi l’eventuale presenza di amianto». Caos casette: la ditta ora pretende un risarcimento dalla Regione
Stop alla raccolta delle macerie. Marche nel caos
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Le Marche, a quasi tre anni dal terremoto che le ha devastate, tornano a essere sconvolte: stavolta non è la terra a tremare, ma tutta la gestione post-sisma, dall’emergenza alla ricostruzione. Una settimana, quella appena trascorsa, in cui si sono susseguiti colpi di scena su tutti i fronti: macerie, casette, cantieri. Il primo scossone arriva martedì scorso, ed è la notizia dirompente dello “stop” alla raccolta delle macerie da parte del consorzio Cosmari, incaricato per i territori del Maceratese e dell’Ascolano.

La decisione di sospendere in via cautelativa l’attività di cernita delle macerie viene presa alla luce delle contestazioni ipotizzate dalla Procura di Macerata in merito alle tracce di amianto che sarebbero presenti tra il materiale recuperato dagli edifici crollati per il sisma, e poi riutilizzato. «L’attività – fa sapere il cda del consorzio – riprenderà solo ed esclusivamente nel momento in cui saranno chiarite le questioni sollevate». Il Cosmari si dichiara infatti «consapevole di aver sempre gestito le macerie del sisma in conformità a quanto disposto dalla normativa specifica, dal piano regionale di gestione delle macerie e dai provvedimenti autorizzatori e concessori» ma, visto che è stata aperta un’in- chiesta, sceglie di sospendere la gestione dei siti di deposito temporaneo di Tolentino (Macerata) e Monteprandone (Ascoli) con la richiesta al soggetto attuatore del sisma e alla Regione Marche che «mediante l’ausilio dei propri organi tecnici procedano con la massima urgenza, a verificare la conformità e l’adeguatezza delle procedure di gestione fino a oggi adottate da Cosmari. Ciò comporta la sospensione di tutte le attività di raccolta, trasporto e selezione di macerie del cratere marchigiano.

La decisione – incalzano i vertici del consorzio – pur sofferta, per i disagi che si potranno verificare in questa delicata fase post sisma, era comunque doverosa stante la necessità di acclarare e garantire la corretta operatività della gestione integrata delle macerie». Punto. Nelle Marche mancano circa 400mila tonnellate di macerie da recuperare: si tratta delle cosiddette macerie “private”, che si trovano nelle zone rosse. Con quelle a terra, nulla può tornare come prima, perché gli edifici (e quindi i paesi) non possono ripopolarsi.

Delle 287mila tonnellate di macerie rimosse finora nella provincia picena, quelle di Arquata sono ben 238mila, cioè l’83% del totale, il numero più alto nel panorama del cratere marchigiano. Il secondo Comune per quantità di macerie rimosse è invece Castelsantangelo sul Nera (Macerata), dove sono state portate via 48mila tonnellate. Nemmeno la metà di quelle a terra. «Qui oltre il 90% degli edifici è inagibile – spiega il sindaco Mauro Falcucci –, dobbiamo portare via più o meno altre 50mila tonnellate di materiale.

Con lo stop del consorzio siamo paralizzati. Già eravamo in ritardo, così la situazione si aggrava, se possibile ulteriormente. C’è urgente bisogno che le due norme, e cioè la legge sulla ricostruzione e il codice dei rifiuti, dialoghino tra loro, devono sintonizzarsi l’una con l’altra. Altrimenti non possiamo fare nulla». È la punta dell’iceberg: nel cratere sono a decine i comuni dove tutto è ancora fermo. Ma le brutte notizie non sono finite. Un nuovo terremoto è arrivato infatti sul fronte delle casette: il consorzio Arcale, che si è occupato della fornitura dei moduli abitativi in legno (ne ha consegnati 1.600 circa) ha chiesto un risarcimento danni per 65 milioni di euro a Regione, Erap e Dipartimento Protezione civile nazionale.

Oltre al danno, come si suol dire, la beffa: Arcale, diventato tristemente noto nel cratere marchigiano per i difetti delle casette (malfuzionamenti e muffe) con conseguenti disagi per gli sfollati (che si sono anche trovati a traslocare di nuovo per permettere che risolvessero i problemi) chiede ora i danni: l’azione è stata promossa al tribunale di Roma, la prima udienza sarà il 4 giugno, e la Regione si opporrà. «Oltre a non essere stati capaci di costruire le casette, non hanno nemmeno rispetto dei terremotati – tuona Angelo Sciapichetti, assessore regionale alla Protezione civile –. Un comportamento vergognoso, ingiustificabile ».

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