martedì 6 novembre 2018
A migliaia ai funerali delle 9 vittime di Casteldaccia. Tensione in Cattedrale. L'omelia del vicario, monsignor Giuseppe Oliveri: «Giustizia». Il messaggio dell'arcivescovo Lorefice: «Convertiamoci»
Una folla di palermitani accompagna le bare delle 9 vittime dell'alluvione di Casteldaccia in Cattedrale, per i funerali

Una folla di palermitani accompagna le bare delle 9 vittime dell'alluvione di Casteldaccia in Cattedrale, per i funerali

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Sembrano troppe persino per la cattedrale di Palermo nove bare. Quando vi sono entrate, stamane, tra applausi e cori di migliaia di persone, c'è stato un momento di silenzio surreale. Poi i piccoli amici di Federico Giordano, il 15enne morto mentre tentava di soccorrere la sorellina Rachele, anche lei annegata nella villetta abusiva travolta dalla piena del fiume Milicia a Casteldaccia, riprendono a gridare in coro «Federico! Federico sempre nel cuore!». All'ingresso della cattedrale sono state appesi decine di palloncini bianchi.

Palermo è in lutto. La città e l'intera Sicilia alle 11 in punto si sono fermate per un minuto interminabile. L'immagine dello strazio collettivo è ritratta ancora da Giuseppe Giordano, il giovane papà che sabato notte, nella villa di campagna di Casteldaccia, ha perso tutto. La cassa della sua piccola Rachele, un anno compiuto da pochi giorni, è quella che fa più male. Dentro, appoggiata sulle gambe, le hanno messo il suo inseparabile peluche di Minnie. Sopra, altri orsacchiotti e una scritta su un cartello: "Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore di chi resta". L'altra bara bianca è quella del cuginetto di appena 3 anni, Francesco. Nelle ultime fotografie scattate nella villetta lo si vede spingere il passeggino di Rachele. E poi c'è Federico, il fratello grande di Rachele, 15 anni appena e il coraggio fino alla fine di tenerla alta sulle braccia per non farla bagnare dall'acqua e dal fango: «Papà la tengo io» le ultime parole del piccolo eroe che qui, oggi, tutti invocano: «Federico! Federico!». In Cattedrale ad attendere le salme c'è il vicario generale, monsignor Giuseppe Oliveri, e tutte le autorità. Il sindaco Leoluca Orlando tenta di consolare i familiari ma la tensione è altissima. Ai proprietari della villetta, che volevano presenziare alle esequie, è stato detto di stare lontani. Una donna, una parente dei Giordano, a un tratto sviene.

«Siamo ancora tutti sgomenti e increduli di fronte a quanto è accaduto tre giorni fa; ma più di tutti lo sono i familiari e gli amici di queste vittime innocenti, a cui ci stringiamo oggi con tanto affetto quanti siamo qui presenti e l'intera Chiesa palermitana - sono le parole di Oliveri all'omelia -. Certo, è lecito e forse anche doveroso, che anche ci si interroghi a tutti i livelli per cercare di dare una spiegazione a quello che appare inspiegabile e, comunque, inaccettabile. Ma speriamo vivamente che lo si faccia non per alimentare inutili polemiche o favorire il ben noto e insopportabile rimpallo di responsabilità, quanto per rendere giustizia, nella verità, a chi non c'è più e porre i necessari provvedimenti affinchè si eviti il ripetersi di tali eventi».

In chiesa è stato letto anche un messaggio dell'arcivescovo Corrado Lorefice, che si trova fuori città: «Dobbiamo fermarci, non possiamo proseguire oltre, indifferenti, dinnanzi a tanta sofferenza. Dobbiamo “sentire” queste morti, far nostro questo dolore, compatirlo, portarlo insieme a quanti ora ne sono schiacciati. Dobbiamo cambiare. Tutti. Dobbiamo convertirci».

La piaga (mai sanata) dell'abusivismo

Intanto, fuori, non si placano le polemiche. La Procura di Termini Imerese indaga per disastro colposo e omicidio colposo al momento «contro ignoti», precisa il procuratore Ambrogio Cartosio, che annuncia sviluppi nei prossimi giorni e sottolinea sin dal primo momento che «l’abusivismo è il principale colpevole». Già, l’abusivismo, quello che fa balzare la Sicilia al quarto posto della classifica nazionale di Legambiente, quello che stritola le coste e le fiumare di tutta la regione. «La casa travolta dal fiume era abusiva e dal 2008 pendeva un ordine di demolizione del Comune che è stato impugnato dai proprietari davanti al Tar. Da quanto ci risulta il tribunale amministrativo non ha provveduto, per cui la demolizione non è stata possibile» ha detto a poche ore dalla tragedia il sindaco di Casteldaccia, Giovanni Di Giacinto. Ma è proprio il Tar a smentire Di Giacinto: il tribunale spiega di non aver dato la sospensiva e dunque il Comune avrebbe potuto procedere alla demolizione già nel 2011 ma non l’ha fatto; inoltre non si è costituito con i propri legali in giudizio. Ma il sindaco replica che non era a conoscenza della decisione dei giudici.

E poi ci vogliono i soldi per le demolizioni, che quindi non vengono fatte. A Termini Imerese, denuncia Legambiente, giacciono in attesa di esecuzione ben 850 ordinanze definitive. «È disarmante – dice il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci – vedere decine di case a due passi dal fiume. È una vocazione al suicidio. Già da diversi mesi avevamo chiesto a tutti i sindaci di segnalarci eventuali costruzioni abusive nei pressi del mare o degli alvei dei fiumi: ha risposto solo il 10 per cento. Per questo motivo, procederemo all’invio di commissari in tutti quei Comuni che non dato corso alla nostra richiesta». Intanto a Corleone si cerca ancora un pediatra, il palermitano Giuseppe Liotta, 40 anni, disperso da sabato sera. Andava in ospedale, per il suo turno.

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