sabato 24 agosto 2019
Il cantautore Edoardo Bennato con la sua parodia collodiana al Meeting, dove ha presentato l’ultimo singolo "Ho fatto un selfie" e i successi di una lunghissima carriera
l cantautore Edoardo Bennato con la sua parodia collodiana al Meeting, dove ha presentato l’ultimo singolo 'Ho fatto un selfie' e i successi di una lunghissima carriera Il rocker di Bagnoli, Edoardo Bennato, si è esibito al Meeting di Rimini/ New Media Promotion Manager

l cantautore Edoardo Bennato con la sua parodia collodiana al Meeting, dove ha presentato l’ultimo singolo 'Ho fatto un selfie' e i successi di una lunghissima carriera Il rocker di Bagnoli, Edoardo Bennato, si è esibito al Meeting di Rimini/ New Media Promotion Manager

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Lui dice di esser solo un “pazzaglione” – variante flegrea del menestrello – ma Edoardo Bennato non rinuncia a calare il rock sulla politica più o meno come Mc-Cartney e Cobain usavano fare con le loro chitarre. Certo, non si spinge fino ai falò di Jimi Hendrix: anziché sfasciare gli strumenti, Bennato sventola sotto il naso del potere le sue “canzonette”, che parlano d’amore per schiaffeggiare la pubblicità e i black bloc, sbeffeggiano ministri e deputati «che stanno seriamente lavorando» e rivendicano la libertà dell’artista «rinnegato ». È un rock bipartisan, che ha il teatro greco nel Dna e per questo la denuncia assume una tonalità satirica, che trova la sua espressione più fortunata nella parodia collodiana del Burattino senza fili, creata nel 1977 e rinnovata due anni fa. Il cantautore partenopeo l’ha riproposta giovedì sera al Meeting dove ha presentato l’ultimo singolo 'Ho fatto un selfie' e i successi di una lunghissima carriera. Un grande concerto, andato ben oltre l’orario previsto, con la rockstar che non voleva staccarsi dal suo pubblico, la generazione dell’'Isola che non c’è' e di 'Capitan Uncino'.

Nell’ultimo singolo, canzonando la moda che fa impazzire gli italiani, racconta di aver fatto un selfie con Salvini: dopo gli ultimi fatti politici, quel selfiedev’essere venuto un tantino mosso… In quest’Italietta collodiana è tutto mosso. Di chi è la colpa? Degli italiani, dei politicanti, dell’Italia? Io faccio solo il pazzaglione, ma potrei rispondere in un’aula universitaria, se mi inviteranno; e non perché sia più bravo di altri – credo molto nel confronto, che è il metodo del Meeting di Rimini –, ma per esperienza di vita vissuta.

Se si vende Bagnoli, se prima sparo e poi chiedo scusa o se si spaccano le vetrine del quartiere, come recitano le sue canzonette, perché dovrebbe essere colpa dell’Italia? La nostra è una nazione che nasce con un difetto, una malattia genetica. Il nostro problema è l’ignoranza, l’incapacità di confrontarsi e coordinare le nuove istanze, la nuove tecnologie, i tempi nuovi. Il problema ha una scansione latitudinale: a Seattle e Stoccolma si vive in un certo modo e a Lagos in un altro. Da uomo del Sud difendo il Sud con convinzione, ma non in modo retorico. Io voglio capire il motivo per cui i componenti della famiglia umana a Lagos e a Manila sono indietro rispetto a Tokyo.

E il cantautore – che nel ’76, ribattendo con l’ironia alle accuse dell’Autonomia Operaia, si autodefiniva «senza macchia e senza peccato» – l’ha capito il motivo? Il rock, diversamente dalla musica leggera, si alimenta di tensioni sociali; il mio rock usa il linguaggio dell’ironia per mettere alla berlina i vizi nazionali ma il tema è molto serio, perché qui manca un linguaggio. Nella scienza delle costruzioni, dopo una fase empirica in cui si è imparato a costruire l’arco, abbiamo codificato un parametro, in base alla forza di gravità, e da allora tutta la scienza delle costruzioni, a Mosca come a Brisbane, lo usa. Per costruire le case e i ponti, la famiglia umana ha trovato un codice, mentre quando deve affrontare problemi etici, le migrazioni, i rapporti ricchi-poveri, noi italiani andiamo avanti a casaccio, perché ad ognuno preme di proclamare la propria verità. Così ci troviamo di nuovo divisi in guelfi e ghibellini e, per di più, in nome di cosa? Della poltro- na.

Quest’analisi non inchioda la politica alle sue responsabilità, più che l’intero Paese? Il problema di quest’Italia collodiana è che non ha ancora deciso che Paese voglia essere. Il Paese di Udine è uno, quello di Lamezia Terme un altro. Lo dico da uomo del Sud, ma scrollandomi di dosso i pregiudizi come dovremmo fare tutti, perché l’alternativa è continuare a farci del male. In Italia ci si fa male di brutto, perché, diversamente dalla scienza delle costruzioni, ci mancano due parametri: il tempo che passa e la latitudine. Analizzarli, isolarli, usarli permetterebbe di evitare questa continua rissa tra pseudoverità.


Il selfie con Salvini? «La nostra è una nazione che nasce con una malattia genetica: l’ignoranza. Non abbiamo ancora deciso cosa vogliamo essere. Così ogni esercito ha il comandante che si merita, e viceversa»

Chi dovrebbe darci questo metodo? Purtroppo oggi nelle facoltà di scienze politiche alligna l’ignoranza, perché i professori non sono all’altezza nell’insegnamento delle scienze sociali.

Quindi la colpa non è degli architetti come lei, e come asserisce Celentano, ma dei professori? Celentano è un caro ragazzo, ma è un po’ fagocitato da una delle fazioni politiche cui pensa di appartenere. Però, insomma, lui è grandioso, è un mio maestro ed è in buona fede. Non lo sono i suoi consiglieri…

Lei ha sempre sostenuto che il rock ha un ruolo politico. Oggi fa un rock bipartisan che ha toni satirici, ma quarant’anni fa i concerti di Burattino senza fili finivano al Pronto soccorso… Ricordo un bel concerto del 1977 al festival dell’Unità a Modena. Cantai dopo il comizio di Berlinguer e il giorno successivo ci spostammo a Pesaro: migliaia di ragazzi, ma finì a mazzate. A un certo punto una quindicina di esagitati iniziano a intonare 'Bennato, Bennato, il sistema ti ha comprato' pensando di rivolgersi al solito divo circondato da manager e tirapiedi. Invece si trovano di fronte a uno “squilibrato”, con fratelli più “squilibrati” di lui e gli altri ragazzi “del cortile”… Volevano buttarmi giù dal palco: purtroppo non c’erano i telefonini, ma faccio un appello ai partecipanti, se qualcuno ha il video della serata lo tiri fuori, si vedrà il cantante buttarsi giù dal palco e affrontarli. Loro erano di LC, noi di Lotta continuissima!

In quarant’anni cambiano tante cose: è cambiato anche il 'Grillo Parlante'? Allora quella canzone veniva rivolta contro di me, i contestatori sostenevano che volessi dare lezioni di morale e di politica e per questo venivano a spaccare il palco e chi ci stava sopra. Nella versione 2017 del Burattino senza fili 'Al diavolo il Grillo parlante' è diventato 'Che comico il Grillo Parlante' e quello di oggi è un filosofo da baraccone, comico senza volerlo e drammatico con convinzione… E non appena Di Maio gli chiede aiuto torna a parlare.

Il Meeting si intitola 'Nacque il tuo nome da ciò che fissavi'. Diamo un nome a Mangiafuoco: chi tira i fili nell’Italietta collodiana di Bennato? Mangiafuoco è la gente comune, perché ogni esercito ha il comandante che si merita, e viceversa. A Stoccolma, quando si elegge un politico lo si controlla, con milioni di fili della comunità che legano la base al potere. E il potere si guarda bene dal non fare l’interesse del Paese. Poi, man mano che si va verso l’equatore, il rapporto istituzionale cambia e a Lagos è il caos totale.

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