venerdì 23 agosto 2019
Intervista all'europarlamentare, già sindaco di Milano: «Un esecutivo con i grillini è una via da tentare, ma corre sul filo di un burrone. Rigidi contro i dl sicurezza»
Pisapia: «I 10 punti non restino un sogno»
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Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e nuovo europarlamentare Pd, legge nelle dichiarazioni di Di Maio al Quirinale un «punto di partenza». «Non siamo a una partita di poker– aggiunge – per cui talvolta si rilancia per impaurire l’avversario. Possono essere una base per una interlocuzione cha ha come obiettivo quello di far nascere un governo non solo di lungo periodo, ma anche in discontinuità dal governo gialloverde. Un libro dei sogni in gran parte condivisibile. Però, i sogni vanno trasformati in realtà».

Quali pro e quali contro vede nel dialogo fra Pd e M5s?
È una strada strettissima, ma che è giusto tentare di percorrere anche se corre sul filo di un burrone. Il bilancio del governo giallo-verde è disastroso: ci siamo impoveriti e incattiviti. È il governo che ha messo la fiducia pochi giorni fa su di una legge inaccettabile, disumana, in contrasto con la Costituzione e le convenzioni internazionali, come il decreto sicurezza-bis. Quello che serve non è un maquillage, ma una svolta vera e duratura nell’interesse del Paese.

Lei aveva indicato un governo di transizione come soluzione. Il quadro oggi è realmente mutato?
Sono successe molte cose. La più importante è l’unità del Pd attorno a Zingaretti. Vedo solo due soluzioni: o un accordo di legislatura serio tra i 5 stelle, Pd, +Europa e le altre forze di sinistra o un governo che garantisca un corretto ritorno alle urne. Una sfida che 'il più ampio campo largo progressista', come indicato dalla direzione del Pd, è pronto ad affrontare e vincere. Se ci saranno elezioni, non sono già vinte dal centrodestra. Nel Paese c’è una rinnovata attenzione alle nostre idee.

Non è più fattibile un governo che faccia un minimo di cose necessarie?
Almeno nelle premesse, un governo di legislatura mi pare che lo chieda Mattarella. Ciò detto, le ammucchiate non servono, per me sinistra e destra sono concetti ancora vivi nella società. Da una parte la solidarietà, dall’altra i muri. Un esecutivo dovrà avere un minimo comune denominatore su economia, lavoro, giustizia, lotta alle diseguaglianze. Cose che, a esempio, con Forza Italia sono impossibili.

Vede altri campi sui quali intervenire?
Penso alle politiche per i giovani, per il Sud, due emergenze nemmeno considerate nell’ultimo anno. Per non parlare di una nuova politica ambientale: ne parla tutto il mondo e noi non facciamo nulla. Bisogna poi ricostruire un rapporto con l’Europa, e lo dico da neo parlamentare europeo a cui è bastato un mese per vedere quanto siamo isolati e deboli, e non è una questione 'filosofica'. Infine, si deve ritornare ad avere rispetto dell’attività esemplare che il Terzo Settore svolge nel Paese. Come Avvenire ha ricordato, il Terzo settore è stato sotto attacco di questo governo. Non è tollerabile.

Nel Pd restano però due anime: più un arricchimento o un limite?
Le forze politiche si arricchiscono spesso di anime diverse. Si pensi alle discussioni anche accese tra miglioristi e ingraiani nel Pci, tra autonomisti e sinistra interna nel Psi, tra dorotei e morotei nella Dc. È normale ed è bene che vi siano sensibilità differenti, l’importante è avere gli stessi obiettivi e valori. Non mi appassionano i personalismi, il Pd si sta rilevando molto più unito di come viene descritto. Anche chi è stato molto critico verso M5s ha detto che, se ci sarà un vero accordo, voterà la fiducia al governo.

Ha senso porre veti su Conte o altri?
A me i veti (reciproci) non piacciono, ma non piacciono neppure gli uomini per tutte le stagioni. Conte ha avvallato e firmato tutti i provvedimenti deleteri del suo governo. Non può guidare, quindi, anche la discontinuità. Renzi, a suo tempo, ha fatto un passo indietro. Lo facciano anche Conte e, quanto meno, alcuni ministri M5s.

Ha senso cercare un nome 'di garanzia' per un governo politico?
In linea di principio penso che un governo con un presidente 'politico' sia preferibile, funziona così in tutto il mondo. Sono contrario all’idea di un premier debole, condizionato dai suoi vice: deve essere la vera guida.

Non teme un rischio 'accozzaglia' che può tradursi in un favore a Salvini?
Fare un 'governicchio' tanto per fare sarebbe il regalo più atteso da Salvini, un governo di svolta no. Comunque, mi pare che Salvini si stia già molto indebolendo.

Cosa sarebbe una ripartenza Lega-M5s?
Una soluzione ridicola per i protagonisti e drammatica per il Paese. Saremmo alle comiche.

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