martedì 2 ottobre 2018
Ribadita la linea: il debito calerà con la crescita. Salvini attacca Junker: parlo solo con i sobri. Di Maio ai tecnici: la Ragioneria esegua!
Il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra e sulla nota di aggiornamento al Def (Ansa)

Il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra e sulla nota di aggiornamento al Def (Ansa)

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Il volto stanco, tirato. Giovanni Tria parla a voce bassa. Racconta senza usare aggettivi il clima duro che si respira in Europa. Si sofferma sui conti italiani. Su una bocciatura oggi scontata, inevitabile. Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio ascoltano in silenzio la riflessione "tecnica" del ministro dell’Economia. Con loro ci sono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, e i due sottosegretari Massimo Garavaglia (Lega) e Laura Castelli (M5s). (Leggi gli altri articoli sulla manovra)

Sono ore complicate. Lo spread tra Btp e Bund tedesco a dieci anni sfonda il tetto dei 300 punti. L’Europa continua a "bacchettare" l’Italia. Ma l’Italia non si piega. Anzi reagisce. Salvini dal vertice lancia la sfida: «Confermato: puntiamo tutto sul lavoro e sulla crescita, via la Fornero e meno tasse alle partite Iva, in Europa se ne faranno una ragione, gli italiani sono stufi di precarietà e insicurezza». Un’ora prima era stato Conte a ribadire la linea dell’Italia: «Al lavoro per il cambiamento. Tutti insieme avanti determinati con gli impegni presi. La nostra manovra, per la prima volta, mette al centro i cittadini e fa il bene della gente». E accanto a quel messaggio il premier aveva postato una foto del summit: Tria, Di Maio e Salvini sorridenti per provare a raccontare un clima più disteso.

La linea del governo pare una sola: avanti. «Siamo compatti», ripete Di Maio. E se qualcuno sta sperando di far tornare indietro il governo sui numeri della manovra attraverso lo spread sappia che «noi non torneremo indietro di un millimetro». E «se necessario spiegheremo questa manovra nelle piazze». Alle 17 e 30 Piazza Affari chiude e, con un’ora di ritardo, prende il via il vertice a Palazzo Chigi sulla manovra e sulla Nota di aggiornamento al Def, il cui invio alle Camere avverrà nella giornata di mercoledì, fa sapere Di Maio. Il lavoro, però, è ancora tanto: per questo, dopo una nottata di lavoro, per mercoeldì mattina è già fissato un nuovo vertice. Il Quirinale è in costante contatto con il capo del governo e con via XX Settembre.

C’è apprensione. Tria prova a nascondere il malessere, ma il confronto in Lussumburgo con commissari e ministri Ue ha amplificato dubbi e perplessità: c’è timore che l’accordo emerso giovedì sera in Consiglio dei ministri sia più fragile e improvvisato di quanto i leader del governo abbiano mai ammesso. Di Maio e Salvini però premono su via XX Settembre, dove i tecnici lavorano freneticamente sulle tabelle dalle prime ore della mattina. È il capo dei 5 stelle a sferrare l’affondo più deciso: «Ho visto il Ragioniere generale dello Stato Franco una sola volta nella vita, non posso dire che è il mio migliore amico. So solo che tutto va controllato dal vaglio politico per riappropriarci del potere democratico sul potere tecnocratico». E ancora: «Il Ragioniere generale deve preparare la Nota di aggiornamento al Def su impulso dei politici. Per questo noi in queste ore stiamo rileggendo tutto quello che è stato scritto; dopo quella è la Nota. Il tema è, ed è sbagliato, il fatto che si affidi solo ai tecnici la redazione delle misure, prima si è fatto così e anche loro erano abituati così». Come dire: decide la politica.

Le tensioni tornano forti. Tria ufficialmente tace, ma di quegli uomini messi sotto accusa da Lega e M5s il ministro dell’Economia ha fiducia. E quegli attacchi non gli piacciono. E nemmeno quelli ai vertici della Ue. Lo scontro Italia-Europa è però ancora una volta durissimo. Salvini attacca già in mattinata: «Le parole e le minacce di Juncker e di altri burocrati europei continuano a far salire lo spread, con l’obiettivo di attaccare il governo e l’economia italiana? Siamo pronti a chiedere i danni a chi vuole il male dell’Italia». Poi qualche ora dopo, rincara la dose pungendo ancora il presidente Ue "colpevole" di aver accostato la situazione dell’Italia di oggi a quella della Grecia di qualche anno fa: «Parlo con persone sobrie, che non fanno paragoni che non stanno né in cielo né in terra. Prima di aprire bocca dovrebbe bere due bicchieri d’acqua».

Anche Di Maio picchia duro: «Non ci fermiamo davanti alle minacce. In questi giorni si sta dicendo a un governo eletto che cosa deve fare» e lo sta dicendo una commissione «che non ha l’1 per cento dei voti, che non è stata eletta dal popolo europeo e da quello italiano». A sera Conte (chiamato nel pomeriggio a "correggere" il leghista Borghi con un nuovo attestato di fedeltà all’euro) conferma l’unica linea possibile. «Voglio un dialogo con la Ue libero da pregiudizi. Sono pronto a spiegare, ma anche determinato ad andare avanti».

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