venerdì 2 dicembre 2022
Salvini presente in videoconferenza. Crosetto smentisce l'addestramento di militari ucraini in Italia. Conte: il governo investe in spese militari invece che nella transizione
Palazzo Chigi

Palazzo Chigi - Ansa

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Alla fine il controverso ma scontato decreto ad hoc sull’invio di armi a Kiev è arrivato nel Cdm convocato ieri sera. Un provvedimento divenuto il primo punto all’ordine del giorno della riunione di Palazzo Chigi dopo la rivolta delle opposizioni per il tentativo di inserire la proroga degli aiuti militari in un emendamento al dl su Nato e Sanità in Calabria in Senato. Ora però che il sesto pacchetto di forniture (in arrivo a gennaio) ha ottenuto la copertura giuridica grazie a una noma dedicata (come ha chiesto e ottenuto il Pd), la premier Giorgia Meloni ha l’opportunità di guadagnarci comunque qualcosa. Portando il testo in Parlamento, infatti, obbligherà gli allea-ti di governo a votarlo in modo da dissipare ogni dubbio sulla compattezza della sua squadra in merito al posizionamento atlantico ed europeista del Paese. Non a caso ieri sera Palazzo Chigi ha voluto far sapere che il decreto è stato votato «all’unanimità» dai ministri, anche se Matteo Salvini era presente in video conferenza.

I contenuti sono quelli che ci si aspettava: la proroga «dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina » sarà valida fino al 31 dicembre 2023 e tra le forniture ci saranno anche sistemi missilistici di difesa aerea. L’ipotesi più accreditata è quella degli “Aspide”, che in queste ore prevale sulla possibilità di fornire il sistema “Samp/T”, molto più avanzato ma anche più difficile da reperire.

Un esito scontato, perché le intenzioni del governo erano chiare: approvare il decreto entro fine anno. Le ha ribadite anche ieri mattina il capogruppo di Fdi a Montecitorio, Tommaso Foti: «L’esecutivo si appresta a varare un nuovo decreto per l'invio di armi all'Ucraina. Il tema è particolarmente divisivo e i tempi sono risicati. Ma non sono preoccupato sul dl armi. La coerenza non è un optional. La scelta dell'invio delle armi a Kiev venne assunta per primo da Conte, che oggi la contesta». Certo bisogna fare presto ed è lo stesso Foti a ricordare l’urgenza del provvedimento: «Cercheremo di convertire il decreto entro il 31 dicembre, devo dire però che la Camera è molto ingolfata a partire dalla seconda settimana di dicembre. Dato che l’eventuale esercizio provvisorio sarebbe una sciagura, daremo una corsia preferenziale alla legge di bilancio alla Camera in modo da consegnarla al Senato per l’ok definitivo entro il 31». Nel frattempo il ministero della Difesa, replicando alle accuse di Mosca, ha chiarito «di non aver compiuto alcun addestramento in Italia» in favore di militari ucraini in Italia.

Mastica amaro, ma solo a metà, il M5s che, se da una parte ha lottato a lungo per fermare – o comunque rimodulare – gli aiuti militari a Kiev, dall’altra può continuare a sfruttare la posizione di isolamento per rafforzare l’immagine del partito intransigente. Giuseppe Conte ha iniziato a farlo già ieri pomeriggio, ancor prima dell’inizio del Cdm: «Ieri la maggioranza è venuta in aula a dirci che la priorità è investire ancor più massicciamente in armi e chiedere all'Ue di liberare risorse per le spese militari in deroga ai vincoli di bilancio. Non per investire nella transizione ecologica o digitale – ha attaccato il presidente del Movimento 5 stelle –. Noi ovviamente continuiamo a dire che le priorità sono il contrasto ai cambiamenti climatici e l’emergenza energetica, da affrontare investendo in rinnovabili e non tornando alle fonti fossili». Sulla stessa linea, i commenti dell’altra forza del fronte pacifista, l’alleanza Verdi-Si, che con la capogruppo alla Camera, Luana Zanella, ha parlato di un «Parlamento esautorato» rispetto a «decisioni che devono essere invece discusse e votate alla luce del sole».

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