lunedì 19 dicembre 2022
Nessun soccorso plurimo, il porto di approdo non è detto che sia il più vicino: quello di Gioia Tauro è tra i primi del nuovo corso scelto del governo
Gli sbarcati sono stati sottoposti a tampone Covid

Gli sbarcati sono stati sottoposti a tampone Covid - Tony Mira

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Alle 8.15 la piccola Rise Above entra nell'enorme porto di Gioia Tauro. Quello della nave della ong Mission Life Line nello scalo calabrese è tra i primi sbarchi della nuova strategia "punitiva" del ministero dell'Interno. Ma i volti di chi sbarca sono sempre gli stessi. I bambini fanno ciao con le manine e applausi salgono dall'imbarcazione al momento dell'attracco.

Sono 27 siriani, 11 uomini adulti, 6 donne (una incinta), 7 bambini e 3 bambine, tra i quali due di meno di un anno. Molte sono intere famiglie, coi genitori, figli e nonni. Erano i bordo di una barchetta in plastica proveniente dalla Libia e sono stati soccorsi in acque internazionali, ci spiega un componente dell'equipaggio. Scendono prima i minori e gli anziani, sorridono, ringraziano. I bambini corrono sulla banchina che ha sullo sfondo le altissime gru e le gigantesche navi porta container. I rifugiati non conoscono le nuove regole che si vorrebbe imporre alle Ong che dovrebbero dirigersi verso un porto sicuro subito dopo ogni operazione di soccorso. Esclusi, dunque, i soccorsi plurimi.

L'imbarcazione Rise Above

L'imbarcazione Rise Above - Tony Mira

E il porto sicuro non è detto che sia il più vicino. Così, infatti, su decisione del Ministero, la Sea Eye 4 è stata inviata a Livorno e la Rise Above a Gioia Tauro. Una scelta, quest'ultima, che ha escluso lo sbarco a Roccella Jonica o Reggio Calabria, sicuramente più vicine e attrezzate da tempo per questi arrivi. Obbligando gli immigrati a un giorno in più a bordo, per sbarcare in un porto non attrezzato per emergenze umanitarie: l'unico arrivo di immigrati, nel 2013, trecento siriani, incredibile coincidenza, salvati da una nave pirtacontainer. Poi più nulla. E le conseguenze si toccano con mano. Malgrado l'impegno degli uomini delle Forze dell'ordine e della Croce rossa, l'impreparazione è evidente.

Una bambina è sbarcata in ciabatte

Una bambina è sbarcata in ciabatte - Tony Mira

Prima di essere caricati su un pullman, gli immigrati devono fare un tampone covid. Ma i sanitari della Asl hanno portato quelli molecolari. Per avere l'esito devono essere portati fino a Reggio Calabria. Intanto i siriani dovrebbero ritornare a bordo. Assurdo. Così alle fine l'equipaggio della Rise Above offre dei tamponi rapidi. Così si potrà procedere all'identificazione e al fotosegnalamento presso il posto di polizia portuale. Ma c'è un ulteriore problema. Dove portare gli immigrati per la prima notte in attesa del trasferimento in alcuni Cas del Reggino già identificati dalla Prefettura? Ci dicono che dovrebbe essere la palestra della scuola media Campanella di Gioia Tauro. Ma non ci sono i letti. Li offre la Caritas diocesana di Oppido-Palmi. Ma manca ancora il via libera del sindaco di Gioia Tauro. Ma non ci si poteva pensare prima? Intanto i 27 sono sulla banchina, senza un posto dove sedersi. L'unica sedia l'hanno data a una donna anziana, tutto vestita di nero, malata di diabete. Ma anche lei sorride, e alza il pollice per dirci "Okay, va bene". Una bambina, invece, è in ciabatte e scalza. Altri piccoli sono senza giacca o giubbotto. Meno male che in questi giorni in Calabria non fa tanto freddo.

L'unica sedia per un'anziana che soffre di diabete

L'unica sedia per un'anziana che soffre di diabete - Tony Mira

Ma si poteva pensare di portare scarpe e abiti? Come accade sempre a Roccella e Reggio. I volontari hanno portato acqua, merendine che i bimbi divorano in pochi secondi. Solo alle 10.30 il pullman parte verso la Polizia di frontiers. Ma davvero Gioia Tauro appare come scelta sbagliata, improvvisata, punitiva. La Rise alle 11 lascia il porto. "Andiamo in Sicilia, a Licata. Per nuovi soccorsi", ci dicono salutandoci.

Una famiglia con bambini piccoli

Una famiglia con bambini piccoli - Tony Mira

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