Toni Servillo porta Dante in chiesa
Il noto attore reciterà la Divina Commedia, nella riscrittura di Giuseppe Montesano, in sei basiliche lombarde

«Appartengo alla generazione che si è formata sulla necessità di fare uscire il teatro «fuori» dal teatro, sul modello del Living Theatre». E questo progetto ne è la dimostrazione: niente palchi o teatri, «le scenografie sono le architetture stesse delle chiese». Un emozionato Toni Servillo ha presentato così il nuovo progetto che lo porterà a rileggere alcuni episodi della Divina Commedia in sei basiliche e cattedrali lombarde a partire da oggi, venerdì 7: Le voci di Dante nelle chiese di Lombardia, questo il nome dell’iniziativa, realizzata dal Piccolo Teatro di Milano con il sostegno della Fondazione Monte di Lombardia. Una tournée in sei tappe dove il noto attore napoletano affronterà l’opera dantesca nella rielaborazione drammaturgica di Giuseppe Montesano: i brani più celebri - da Paolo e Francesca al canto di Ulisse alla visione di San Bernardo - verranno reinterpretati con l’obiettivo di «sottrarre Dante alla visione scolastica un po’ polverosa, o accademica, per renderlo un nostro contemporaneo », ha spiegato Servillo. E come esempio ha citato un altro brano: quello degli Ignavi nell’Antinferno, ovvero le anime di coloro che in vita non presero mai posizione, né per il bene né per il male. «E di ignavi, oggi, ce ne sono tanti…»
Una prima tappa c’era già stata ai primi di ottobre dello scorso anno nel duomo di Modena: due serate che avevano visto un grande successo di pubblico, e dove per la prima volta la cattedrale romanica aveva ospitato uno spettacolo del genere. Adesso il progetto è stato ampliato in cinque province lombarde: si incomincia questa sera alle ore 20.30 nella basilica di San Pietro in Ciel d’oro a Pavia. Un luogo scelto non a caso: qui è sepolto sant’Agostino che ebbe una notevole importanza nel pensiero di Dante. Non solo: nella basilica c’è un’altra famosa sepoltura citata proprio dal Sommo Poeta nella terza cantica del Paradiso, quella del filosofo Severino Boezio, fatto uccidere dal re ostrogoto Teodorico nel 525. Sulla sua tomba venne fatta edificare la basilica di Cieldauro come la chiama Dante (e la terzina è stata riprodotta sulla facciata). Il ciclo riprenderà poi la prossima primavera con quattro serate consecutive, tutte alle ore 21, nella cattedrale di Cremona mercoledì 6 maggio, nel Duomo vecchio di Brescia giovedì 7, nella cattedrale di Vigevano venerdì 8 e nella basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo sabato 9. Gran finale l’11 maggio nel Duomo di Milano. « Il termine deriva da «domus», casa, ed è la casa di tutti i milanesi» ha spiegato alla presentazione l’arciprete della cattedrale, monsignor Gianantonio Borgonovo, dicendosi contento che questo «itinerario dantesco culmini, e non inizi da qui». « È il teatro che viene nelle case», aveva detto poco prima l’attore.
Uno spettacolo come Le voci di Dante (il cui titolo ha una curiosa - e involontaria - somiglianza con Le voci di dentro, la commedia di successo di Eduardo De Filippo portata in scena, tra i tanti, anche da Servillo) ha al centro solo la parola, ovvero il leggio con il protagonista e basta; le imponenti architetture delle absidi faranno da monumentali scenografie. Come spiega infatti Montesano - che ha già lavorato con l’attore napoletano in Tre modi per non morire - «è uno spettacolo che abolisce la spettacolarità. Al centro c’è il miracolo poetico che è la Commedia». Dopo il successo delle due date modenesi, racconta, «abbiamo sognato che Le voci di Dante trovasse un suo luogo speciale nelle chiese e nelle cattedrali», che definisce poeticamente «voci di pietra e ascesa del corpo e della mente». E oggi, aggiunge, questi «antichi luoghi del cristianesimo possono portare in sé una vita nuova, una voce che parli ai credenti e ai non credenti. Proprio in questo tempo difficile e contraddittorio le chiese possono essere luoghi in cui si trova una protezione attiva e aperta a tutti. E nelle chiese possono sorgere le voci della poesia, che si oppongono alla chiacchiera della propaganda che chiama bello il brutto e brutto il bello, male il bene e bene il male, falso il vero e vero il falso».
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