Enzo Iacchetti: «Ora sono felice nelle scarpe di mio padre»
L'attore "brillante" si racconta, dall'infanzia sul Lago Maggiore al successo televisivo nazionapopolare con Costanzo e poi a "Striscia la notizia"

Se la vera felicità si misura dalla salute, in questo caso anche artistica, e un paio di scarpe nuove, quelle paterne tornate indietro («nel sogno») dal mondo dei più, allora nei suoi «25 minuti seneco-pierangelani», fin qui vissuti, Enzo Iacchetti può dirsi un uomo felicemente realizzato. E pensare che 73 anni fa era venuto al mondo come il “brutto anatroccolo” di casa Iacchetti. «Mia mamma Maria quando mi vide appena nato con un ciuffo di capelli bagnati di “siero” a coprirmi la faccia gli venne un colpo», racconta l’Enzino nazionalpopolare nel suo “romanzo autobiografico” "25 minuti di felicità. Senza mai perdere la malinconia" (Bompiani). Nazionalpopolare, perché nella sua lunga carriera, costellata da «25 anni di “gavettona”, tra musica e cabaret inframezzati dal servizio ai tavoli come cameriere», poi sono arrivati i 13 milioni 521mila telespettatori che lo hanno visto a "Striscia la notizia" (puntata record del 23 settembre 2002) in coppia con Ezio Greggio. Nazionalpopoplare è diventato anche lo scontro violento che ha avuto in diretta, durante la trasmissione di Rete 4 “È sempre Carta Bianca”, con il Presidente di Amici di Israele, Eyal Mizrahi. «Lui è stato molto più violento di me, perché parlare di 25mila bambini palestinesi uccisi e definirli dei “terroristi” avrebbe fatto perdere la pazienza anche a papa Francesco. Il mio impeto ha scatenato un’onda di opinioni che non mi aspettavo. È stato un momento alla Gaber». L’idolo di gioventù il Signor G. - con Enzo Jannacci - quando con le braghe corte il piccolo Iacchetti iniziava a dare i primi segnali spettacolari. «A 7 anni cantavo tre canzoni in piedi sulle lastre di marmo nel laboratorio dello zio Emilio, mio cugino Piero mi dava 30 lire, 20 per un ghiacciolo al tamarindo e altre 10 per un sacchetto di farina di castagne e un bastoncino di liquirizia che compravamo dal tabaccaio». Il tabaccaio di Maccagno, il paese dove l’Enzino, per gli amici, è cresciuto arrivando sul Lago Maggiore dalla pianura: «A mio papà Antonio che faceva il ciabattino a Castelleone (Cremona) proposero di rilevare un negozietto di liquori lì sul Lago a un passo dalla Svizzera e accettò con l’illusione che saremmo diventati ricchi…». L’unico in famiglia a diventare ricco e famoso sarebbe stato lui, il “brutto anatroccolo”, cresciuto nel parco naturale dei “geni folli” luinesi. A Luino sono cresciuti il Nobel per la letteratura Dario Fo, i letterati Piero Chiara e Vittorio Sereni, il comico Francesco Salvi e Iacchetti che ama definirsi «attore brillante» e spiega le ragioni antropologiche di tanta genialità. «E’ colpa della verticalità del Lago. Ho fatto studi con un pittore agnostico luinese e la teoria è che mentre il pensiero dell’uomo di mare parte da riva e va verso l’infinito, quello dell’uomo di Lago dopo 1 km picchia contro la montagna e torna indietro. Da qui nasce la follia lacustre, che è stata assorbita da tanti artisti». Ma suo padre non approvava la scelta artistica. «È colpa della verticalità del Lago. Ho fatto studi con un pittore agnostico di Luino e la teoria è che mentre il pensiero dell’uomo di mare parte da riva e va verso l’infinito, quello dell’uomo di Lago dopo 1 km picchia contro la montagna e torna indietro. Da qui nasce la follia lacustre, che è stata assorbita da tanti artisti e perfino da premi Nobel come Dario Fo». Ma suo padre non approvava la scelta artistica. «Scrivere il libro mi è servito ad analizzare i sensi di colpa che ho provato nei suoi confronti. L’ho perso che avevo 22 anni, non ci siamo mai parlati. Però, ora che ho più anni di quando lui morì (ne aveva 57), ho capito, e assieme ai miei sensi di colpa ho perdonato anche molte delle sue paure e dei suoi silenzi. Papà per me sognava una vita regolare, da bancario. Invece il mondo dello spettacolo era quanto di più distante da lui. “E’ un ambiente fatto di droga, prostitute e raccomandazioni”, mi diceva mettendomi in guardia. Col senno di poi – sorride sornione - , il papà non aveva mica tutti i torti». Un padre che non ha visto il successo del figlio artista, mentre mamma Maria lo ha seguito in tutta l’ascesa. «La mamma è riuscita anche a darsi delle arie al supermercato quando finalmente poté dire orgogliosa: “Mio figlio al sabato sera lavora in tv con la Cuccarini”. Volava a tre metri da terra la mamma, anche se il primo volo aereo lo fece con me che aveva 70 anni. Io ero preoccupato per lei perché l’aeroplano traballava e allora gli chiesi: hai paura mamma? E lei: “Di cosa Enzino? Qui sulle nuvole c’è la casa del Signore, non la vedi?”». Fu la fede o forse il destino a farlo entrare nel più prestigioso salotto televisivo italiano, il “Maurizio Costanzo Show”, nonostante un funzionario Mediaset l’avesse “bocciato”.«Il braccio destro di Costanzo, Vera Venturini, raccolse quei fogli con le mie “canzoni bonsai” che avevo gettato via per rabbia, ma dentro di me sapevo che qualcuno li avrebbe notati lì in terra e si sarebbe messo a leggerli e ne avrebbe parlato a Costanzo». Nel libro, racconta che il suo amico Giobbe Covatta si era offerto per fare da tramite per farlo entrare nella trasmissione, ma poi scoprì dallo stesso Costanzo che non gli fece mai il suo nome. «Ma Giobbe era era e rimarrà sempre un fratello, con lui condivido tante cose, compreso l’impegno solidale per l’Africa di cui Giobbe è stato un apripista con Amref. Con l’amico Icio e la nostra associazione, in questi anni in Kenya abbiamo costruito più di mille pozzi e 4 scuole in un villaggio Masai ai piedi del Kilimangiaro. Prima che scadano i miei ultimi 5 minuti vorrei tornare a trovare quei bambini che quando gli abbiamo inviato le scarpe se le sono messe subito ai piedi senza neanche guardare il numero, così ho le foto di alcuni di loro che girano con le scarpe aperte sulla punta come tanti Charlot». Come due Charlot anche Enzo e Ezio: da trent’anni Iacchetti a "Striscia la notizia" fa coppia con Greggio. «Ezio è tutto il contrario di me, ma credo sia anche questo il segreto del nostro successo.. Insieme in teatro? Non accadrà mai, perché Ezio me lo ha detto chiaro: “Enzino, io non ho voglia di studiare un copione 8-10 ore per un mese di prove. Non ce la posso fare”. Continueremo a divertirci in tv, da metà gennaio ricominciamo con 5 puntate speciali di "Striscia la notizia" in prima serata e poi si vedrà». Tornano i mattatori del programma cult di Mediaset ideato dal temutissimo Antonio Ricci. «Dopo 31 anni di "Striscia" ho sempre paura che mi sgridi come il maestro fa con l’allievo. Con Giobbe e Jannacci lui è appena sotto la mia “trinità personale” quella composta da papà, Gaber e Costanzo, ma anche Ricci mi ha insegnato tanto. A teatro viene sempre a vedermi e dice che sono l’unico che non lo fa addormentare. Alla fine dello spettacolo entra in camerino e mi dice pure “bravo Enzo!”. In tanti anni di "Striscia" invece mai fatto un complimento». Dal mondo della musica invece tanti complimenti per lo Iacchetti cantante, ma sul palco di Sanremo riuscirà mai a salirci? «C’ero quasi arrivato, mi hanno tirato giù 4 volte. La prima volta fu con Pippo Baudo che mi voleva bene e mi avrebbe ammesso in gara ma gli proposi una canzone di 80 secondi e disse sconsolato: “Troppo corta”. Carlo Conti davanti a Mara Venier mi ha appena detto di riprovarci ma gli ho risposto: Carlo, mi hai già fregato due volte, non ci casco una terza. Gli avevo presentato una canzone dei Nomadi e un’altra di Giorgio Conte. Respinte. Ma la bocciatura più clamorosa è stata con "Migranti", me l’ha scritta Francesco Guccini. Il direttore artistico Claudio Baglioni la scartò dicendo: “Iacchetti non è un cantante”. Punì me perché con Francesco sono cane e gatto: “Quando io facevo la "Locomotiva" - imita Guccini - lui scriveva la maglietta fina”. Peccato, perché "Migranti" quando la canto negli spettacoli viene giù il teatro. Comunque prima o poi farò un album con gli scarti di Sanremo». Intanto l’Enzino a marzo torna in teatro. «Con Carlotta Proietti, la figlia del grande Gigi, porto in scena "Buongiorno Ministro". È un testo più serio della politica attuale che ormai hanno ridotto a una partita di calcio senza pubblico. Il cinema? Vorrei fare un bel film, magari con Pupi Avati che mi ha già fatto il provino in tv a Splendida cornice la trasmissione di Geppi Cucciari. Pupi ha detto che al prossimo film metterà dentro tutti quelli che non ha ancora scritturato, allora mi sa che saremo in parecchi», dice sorridendo con la serenità dell’uomo che «gli ultimi 5-6, spero anche 7 minuti che mi restano, vorrei percorrerli bene con la scarpa che mi ha ridato indietro mio padre. È la scarpa di un uomo giovane, come era lui, che ancora mi guida e mi dice di parlare sempre a mio figlio (fatelo anche voi mi raccomando!). Papà lo “sento” quasi ogni giorno e con la sua vocina mi dice: “Cosa te ne fai Enzino di una macchina nuova? Ne hai già una”....Hai ragione papà».
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