Perché la vendita del Gruppo Gedi mette in allarme l'editoria e la politica

Firmata un’intesa con l’armatore greco Theodore Kyriakou. Preoccupati i giornalisti di Repubblica e La Stampa. Il sottosegretario Barachini convoca vertici aziendali e Cdr
December 11, 2025
Perché la vendita del Gruppo Gedi mette in allarme l'editoria e la politica
John Elkann / Reuters
La vendita di Repubblica e La Stampa da parte del Gruppo Gedi ha messo in allarme il mondo dell'editoria e della politica. Preoccupa l’intesa con l’armatore greco Theodore Kyriakou: prolungata di altri due mesi la trattativa in esclusiva, con l’obiettivo di cedere gli asset editoriali dell’ex Gruppo Espresso. Una scelta della famiglia Elkann che sta mettendo in agitazione le redazioni dei due giornali. Il precedente periodo di esclusiva con Antenna Group di Kyriakou era terminato a inizio dicembre e alla scadenza si era fatto avanti Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, che aveva presentato un’offerta da circa 140 milioni di euro tramite la sua Lmdv per contendere all’imprenditore greco le attività editoriali e le radio di Gedi. Ma quest’ultima, assieme all’azionista di controllo Exor, ha deciso di continuare il negoziato con Antenna formalizzando una nuova fase di esclusiva per definire i dettagli dell’operazione.
La vicenda si sta portando dietro ricadute sindacali. Il sito de La Stampa non è stato aggiornato fino alle 7 di giovedì 11 e il giornale non è in edicola. I giornalisti del quotidiano sono riuniti in assemblea permanente. Lo ha comunicato il Cdr in una nota pubblicata sul sito del quotidiano. In giornata si è riunita anche l’assemblea dei giornalisti di Repubblica ed è previsto un incontro dei Cdr de La Stampa e di Repubblica con i vertici di Gedi. Una decisione presa, spiega il Cdr de La Stampa, «dopo che nei giorni scorsi l’editore ha annunciato l’intenzione di cedere tutte le attività del gruppo, dopo lunghi mesi di trattative sempre smentite dall’azienda. Rispetto alle nostre richieste», rileva il Cdr, «non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi».
Intanto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'Informazione e all'Editoria Alberto Barachini ha convocato per domani i vertici di Gedi e i Cdr de La Stampa e di Repubblica. «Le preoccupazioni dei giornalisti de La Stampa e del Gruppo Gedi sono giustificate. Le proprietà hanno diritto a cambiare, vendere, cedere, ma non hanno diritto di imporre linee di condotta univoche alla redazione. Le vostre preoccupazioni le capisco e sono a disposizione anche come intermediario perché abbiate soddisfazione nelle risposte che attendete», ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
«Le informazioni che circolano sulla vendita del Gruppo Gedi sono allarmanti. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l'azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell'informazione. Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia». Così la segretaria del Pd Elly Schlein.
Mentre la deputata del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino intervenendo alla Camera, ha chiesto «un'informativa urgente al governo sulla vendita del Gruppo Gedi» e ribadisce la «vicinanza alla comunità del gruppo che sta vivendo un momento complesso e difficile. Sono lavoratori e lavoratrici che certamente meritano una trasparenza e un rispetto che non abbiamo visto negli ultimi anni da parte della proprietà, su questa come su altre operazioni della famiglia Elkann».
Anche il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, «seguono con attenzione l'evolversi della situazione del Gruppo Gedi». Così in una nota congiunta i due rappresentanti delle istituzioni locali hanno annunciato un incontro, domani a Palazzo Civico, di «una rappresentanza dell'Associazione Stampa Subalpina, dei lavoratori del Gruppo e della testata La Stampa di Torino».
Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti ha espresso «solidarietà e vicinanza ai lavoratori del Gruppo Gedi, oggetto di una ulteriore umiliante svendita che crea sconcerto e profonda preoccupazione». «La sentinella del Nord Ovest e della sua provincia, con uno sguardo aperto sul mondo e una storia di autorevolezza lunga più di 150 anni. Ora bisogna vendere (o forse svendere?) e farlo alla svelta. Dimenticando ogni garanzia per i lavoratori e le necessarie prospettive di sviluppo industriale. Non si può svilire in questo modo il ruolo de La Stampa». Lo hanno scritto in una nota l'Associazione stampa subalpina, l'Associazione ligure giornalisti e l'Associazione stampa valdostano.
 «La vendita del Gruppo Gedi, ramo d'azienda della Exor (finanziaria della famiglia Agnelli) rappresenta chiaramente la politica industriale che gli Elkann stanno attuando da tempo: abbandonare Torino e il Piemonte». Questo il commento dei segretari generali di Cgil Piemonte e Cgil Torino, Giorgio Airaudo e Federico Bellono.
 
 

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