«Le carceri siano luogo di rinascita». Che cosa ha detto Mattarella a Rebibbia
Il capo dello Stato ha inaugurato un'istallazione artistica e ricorda il dovere del fine rieducativo della pena: «I detenuti fanno parte della Repubblica»

Nella settimana del Giubileo dei detenuti, Sergio Mattarella torna a dare voce e senso a chi sconta la pena nei penitenziari italiani. Non tutti, rileva, adeguati al ruolo che la Costituzione definisce per la riabilitazione carceraria. Ed è in questa ottica che il capo dello Stato fa un elogio alle realtà, come quella di Rebibbia, che garantiscono a quanti scontano la pena per i reati commessi di non rimanere «isolati dal mondo esterno», perché, «come è doveroso», facciano «parte del mondo esterno, del mondo della nostra Repubblica».
Nel braccio femminile del penitenziario romano viene inaugurata l’istallazione permanente “Benu” di Eugenio Tibaldi (artista particolarmente impegnato per le aree ai margini della vita pubblica). Mattarella arriva quasi a sorpresa nel penitenziario, dove torna a lanciare il suo allarme per la situazione insostenibile in gran parte degli istituti del Paese, che non riescono a garantire standard minimi di dignità e umanità. L’occasione romana offre ancora uno spunto al presidente della Repubblica per una denuncia e al contempo Mattarella ringrazia «l’Università di Tor Vergata per l'iniziativa ormai ventennale di questo rapporto con l'attività artistica», attività e iniziative, spiega, che fanno da ponte con la realtà esterna.
«Questo è l'anno, cinquantesimo, dell'Ordinamento penitenziario italiano, che è stato una svolta nella vita degli istituti penitenziari - ricorda il presidente della Repubblica - , con il rifiuto e il divieto di trattamenti contrari al senso di umanità; con la riaffermazione, ben costruita e ben disposta e raffigurata, obbligatoria, del fine rieducativo della pena. E anche del progetto e della missione degli istituti di costituire, prevedendole, opportunità di socializzazione», incalza il capo dello Stato. Perché si realizzi questo ponte, allora, «è un'indispensabile esigenza quella della collaborazione che viene assicurata dalla Polizia penitenziaria, un ruolo decisivo in questi percorsi, della necessità di coinvolgere, come viene fatto in tante sedi carcerarie, il volontariato, del dinamico protagonismo dei singoli istituti penitenziari, che va valorizzato e va consentito che si esprima, ripeto, con protagonismo» dal momento che «l'istituto è il veicolo principale di collegamento con la realtà esterna della dimensione carceraria. E quindi di garantire prospettive, futuro, ripresa, rinascita», tipica «della fenice», continua il capo dello Stato.
Proprio l’anniversario dell’Ordinamento, però, deve essere occasione perché il messaggio veda una concretizzazione. «Naturalmente non si può ignorare che non dovunque è così, che vi sono istituti che hanno una condizione totalmente inaccettabile, in cui non vi sono attività simili», sottolinea Mattarella. Ma proprio l’esempio offerto a Rebibbia, dice, è importante per il nostro Paese. «E quindi complimenti ai due istituti, nell’ambito femminile e nell’ambito maschile, per quanto fanno».
Nella casa circondariale femminile del penitenziario il presidente della Repubblica assiste a una toccante performance teatrale tratta da un brano dell’opera “Le città invisibili” di Italo Calvino. È questo il punto di partenza per la sua riflessione, nella quale non rientra il dibattito, aperto dal presidente del Senato Ignazio La Russa e subito richiuso, sulla proposta di un mini-indulto natalizio. Per il Governo occorrerà attendere il “piano carceri”.
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