La storia di Disney attraverso i suoi adattamenti

Un saggio di Giulia Cavazza per Vita e Pensiero ricostruisce l’evoluzione di grandi classici tramite i vari adattamenti letterari e l’identità narrativa
October 29, 2025
La storia di Disney attraverso i suoi adattamenti
Un'immagine di Biancaneve e i sette nani / Ansa
Fin dalla sua fondazione, la Walt Disney Animation Studios è stata indissolubilmente legata all’adattamento letterario. Walt Disney ha costruito la sua visione artistica e commerciale basandola sulla trasformazione di fonti letterarie canoniche e popolari in narrazioni animate, a partire da Biancaneve e i sette nani (1937), primo lungometraggio animato, e ampiamente riconosciuto come un assoluto capolavoro. Lungi dall’essere una pratica marginale o occasionale, l’adattamento è stato fondamentale nel plasmare quella che sarebbe diventata nota come la “formula Disney”, un modo distintivo di raccontare storie che fondeva racconti familiari con strutture musicali, innovazione visiva e archi narrativi dei personaggi emotivamente coinvolgenti. E non si è trattato solo di fiabe, ma anche di testi di autori specifici, come Alice nel Paese delle meraviglie, o di romanzi contemporanei, come La carica dei 101, pubblicato nel 1956 da Dodie Smith. Tuttavia, mentre l’adattamento letterario era centrale nell’identità iniziale della Disney, la sua funzione si è evoluta notevolmente nel tempo, riflettendo i più ampi cambiamenti industriali, tecnologici e culturali. All’inizio del XXI secolo, lo Studio aveva in gran parte abbandonato l’adattamento letterario diretto, segnalando una ridefinizione delle sue strategie creative e delle fonti narrative. Esce in questi giorni per Vita e Pensiero un interessantissimo libro di Giulia Cavazza (From Books to Disney. The Evolution of Adaptation in the History of Disney Animation Studios, pagine 264, euro 22) che offre, in inglese e quindi direttamente per un pubblico internazionale, una ricostruzione storica della Disney Animation attraverso la lente dell’adattamento. Piuttosto che affrontarlo principalmente in termini di fedeltà alle fonti letterarie, Cavazza si chiede come l’adattamento abbia contribuito attivamente alla costruzione dell’identità narrativa e del marchio Disney. Esamina i ruoli mutevoli che questa pratica ha svolto nelle diverse epoche, dall’età d’oro dello studio agli anni di transizione post-Walt, alla famosa “Disney Renaissance” (La sirenetta, La bella e la bestia, Il Re Leone…) della fine degli anni ‘80 e dei primi anni ‘90, fino al nuovo contesto aziendale del XXI secolo. In questo modo – ed è una parte davvero preziosa di questa ricerca – vengono delineate le condizioni in cui sono stati prodotti i film d’animazione: chi deteneva l’autorità creativa nei diversi periodi, come venivano selezionati i testi di riferimento e quali strategie narrative, estetiche o ideologiche venivano mobilitate per tradurli sullo schermo. E di conseguenza anche, quali cambiamenti venivano introdotti nei personaggi: pensiamo alle grandi differenze fra il Pinocchio disneyano (un bambino totalmente innocente trascinato da forze più grandi di lui) e il personaggio originale di Collodi, un burattino/bambino alle prese con le seduzioni del male (e quindi i propri vizi e le proprie malefatte) da una parte e la sua coscienza sempre viva dall’altra, fino all’ardua conquista del bene nell’happy end.
Entriamo così con l’autrice nella bottega creativa di Walt Disney e dei suoi collaboratori e ci vengono offerte le chiavi per capire perché sono state prese certe decisioni piuttosto che altre e chi - a volte figure sconosciute non solo al grande pubblico ma anche agli studiosi - aveva la responsabilità di prenderle. Un esempio è Bill Peet, uno degli sceneggiatori più influenti degli anni ‘60, grazie al suo lavoro su La carica dei 101 e La spada nella roccia, che fu il primo a scrivere una vera e propria sceneggiatura nella storia dello Studio e a firmare da solo un adattamento cinematografico in un’epoca in cui lo sviluppo creativo era ancora concepito come un lavoro di gruppo. La struttura del libro combina un’ampia panoramica storica con sei casi di studio approfonditi: Pinocchio (1940), Peter Pan (1953), La spada nella roccia (1963), La sirenetta (1989), Il gobbo di Notre Dame (1996) e Frozen (2013). Questi film sono stati selezionati per rappresentare diverse fasi della storia di Disney Animation, offrendo una visione approfondita di come le strategie di adattamento si siano evolute parallelamente ai cambiamenti nella leadership, nella tecnologia e nelle aspettative del pubblico. Questo libro illumina anche i contorni mutevoli della leadership creativa all’interno dello studio: dal ruolo centrale di Walt Disney come narratore nei primi film, ai “Nine Old Men”, i leggendari primi animatori che definiranno lo stile Disney, fino all’emergere di produttori, sceneggiatori e registi come figure autoriali chiave nei decenni successivi. L’autrice nota giustamente come la Disney abbia nei decenni cercato di dare un’immagine compatta e quasi monolitica di sé, ma essa è in realtà cambiata moltissimo nei decenni: «Lo studio guidato da Walt Disney era diverso da quello guidato da Michael Eisner (per vent’anni fino al 2006, ndr), così come le strategie di adattamento di uno sceneggiatore come Bill Peet erano diverse da quelle usate da Linda Woolverton (La bella e la bestia) o Jennifer Lee (Frozen)».
Giulia Cavazza combina in questo studio un approccio accademico molto attento alle diverse fonti di informazione e ai risultati delle ricerche precedenti, con un acuto senso dell’essenziale di ogni argomento trattato. Per questo motivo, il lettore troverà questa ricerca affascinante quanto un romanzo, mentre segue l’evoluzione e il cambiamento dell’approccio della Disney di fronte a condizioni diverse e con persone diverse al comando. Giusto per fare una breve nota, si scoprirà che per i film d’animazione l’uso di sceneggiature vere e proprie è piuttosto recente: nell’era classica, i film venivano sviluppati direttamente dagli animatori che lavoravano su diversi segmenti di un trattamento (una sorta di descrizione narrativa, ma non dettagliata, delle varie scene) che costituiva il progetto di base per il loro lavoro. Finché Walt Disney era vivo e giovane, era lui ad avere la visione artistica del film, ma già nei suoi ultimi anni (Disney morirà nel 1966), dedicati da Walt alla creazione e all’apertura della prima Disneyland, all’apertura del business televisivo e alla realizzazione dei film live action, la leadership creativa sui film d’animazione sarà una questione molto più complicata. Giulia Cavazza utilizza nella stesura di questo libro anche la sua profonda conoscenza della narrazione: ha conseguito un Master in International Screenwriting e un dottorato di ricerca presso l’Università Cattolica, ma ha anche un’esperienza di prim’ordine come story editor e produttrice creativa, prima in un paio delle serie tv italiane di maggior successo del decennio, Blanca e Doc, e poi nel reparto sviluppo per la società di produzione Movimenti, specializzata in animazione. Esplorare l’adattamento nella storia della Disney offre un’opportunità unica per comprendere come una grande varietà di fonti letterarie - dalle fiabe europee e dal folklore americano alla letteratura moderna per bambini - abbiano contribuito a plasmare un’identità di marca coerente, anche se la natura di tale identità è cambiata (e molto più di quanto pensiamo: basti pensare ai cedimenti all’ideologia woke degli anni scorsi) nel corso dei decenni: ma è sempre lo studio di animazione più influente nella storia dei media globali e comprendere le sue logiche rimane molto importante per capire il mondo culturale in cui stiamo vivendo.

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