domenica 6 giugno 2021
Il cantautore-viticoltore incanta con il toccante album “Storie vere tra alberi e gatti” duettando con i Musici di Guccini, gli Inti Illimani e Roy Paci: «Un disco deve maturare, richiede interiorità»
Il cantautore toscano Giulio Wilson

Il cantautore toscano Giulio Wilson

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Da centellinare, goccia a goccia. Un distillato di emozioni, di grandi canzoni, di storie accadute e raccontate. È il recupero della memoria che diventa musica nella dimensione dello sguardo che si fa contemplazione, ma anche denuncia. Questo e molto altro è il cantautore Giulio Wilson con il suo omaggio all’idea di arte musicale racchiuso nell’ultimo album Storie vere tra alberi e gatti (distribuito da Believe). Canzoni di esistenza e resistenza, le definisce. Canzoni come le sue vigne sulle colline delle Cerbaie, nella zona della montanelliana Fucecchio, dove l’enologo, viticoltore e cantautore toscano dal 2005 si dedica alla riconversione in agricoltura biologica di antichi vigneti, con l’aiuto degli stessi contadini che, in molti casi anziani, non riuscivano più a proseguire l’attività.

«Questo mio sdoppiamento a volte è assai piacevole ma altre volte è dura fatica, soprattutto quando ci si alza presto la mattina e a mezzogiorno arriva il picco del caldo. In agricoltura c’è sempre da fare, ma la vita in campagna mi è necessaria – spiega –. Addormentarsi con i suoi suoni, svegliarsi presto, scrutare il tempo che farà e utilizzare i propri sensi è una stile di vita a me congeniale. Magari sono un po’ fuori dal mondo, ma di sicuro sono dentro me stesso». Tredici brani che dimostrano che Wilson è invece pienamente anche nel mondo, a partire da quello interiore che alimenta e orienta la percezione di quello intorno, racchiuso tanto in canzoni intimiste come I ricordi, I gatti di Magritte, L’albero sognante e L’amore dei nostri difetti, quanto in brani più “sociali”.

Così è nata, per esempio, la collaborazione con lo storico gruppo cileno degli Inti Illimani. «Quando ho scritto Vale la pena – racconta –, un po’ per la ritmica vicina alla musica latino americana tradizionale e un po’ per la tematica, sentivo assonanza con gli Inti Illimani. Così ho mandato loro il brano e dopo tre giorni mi hanno risposto: ti aspettiamo a Santiago per registrarlo. Ho preso un volo e sono capitato là durante le manifestazioni di piazza del 2019 per il referendum per cambiare la costituzione, che era ancora quella di Pinochet. Le immagini di questi moti di massa sono presenti nel videoclip. Vale la pena è stata registrata in due versioni, italiana e spagnola. Ho persino dei filmati che mi hanno spedito gli Inti Illimani in cui si vedono persone in piazza che cantano la nostra canzone. E un cartello con scritto: Vale la pena contribuisce alla democrazia in Cile».

Un ponte lanciato oltre l’oceano e oltre il tempo (gli esuli Inti Illimani hanno incarnato negli anni 70 la resistenza alla dittatura di destra di Pinochet) che continuerà a dare frutti, come anticipa Wilson. «Con il loro storico fondatore Jorge Coulòn ci stiamo mandando a vicenda alcune canzoni su un progetto tanto affascinante quanto impegnativo: unire l’astronomia, di cui lui è grande esperto, alle “leggi” che governano i sentimenti umani. Jorge mi ha già mandato 8-9 testi e io gli ho rispedito 2-3 versioni musicali, aggiustando un po’ la metrica dei versi visto che parlo molto bene lo spagnolo. Un progetto che è pura passione, non abbiamo infatti né etichetta né casa discografica e ci prendiamo tutto il tempo che vogliamo. Come con le mie vigne, che seguono il tempo della natura e la maturazione arriva sempre».

Un tempo già previsto è invece quello di un altro importante progetto, frutto anch’esso di una collaborazione nata con il nuovo album. «Il brano Romanzo epistolare – spiega Wilson –, in cui racconto l’incontro e il successivo matrimonio dei miei nonni attraverso un lungo e tenero scambio di lettere ben scritte anche dal punto di vista calligrafico, è suonato con i Musici, lo storico gruppo che accompagna da sempre Francesco Guccini (nel nucleo originario: Vince Tempera, Flaco Biondini, Antonio Marangolo e Ellade Bandini, ndr). Grazie al mio produttore artistico, il batterista Valter Sacripanti, avevo mandato il testo a Flaco e lui l’ha musicato. Per suonarlo ci siamo incontrati a Parma. Tra le registrazioni del mattino e quelle del pomeriggio facevamo pause di tre ore dedicate a solenni mangiate e bevute. Musica e vino sono un binomio di cui m’intendo bene, vista la mia duplice vocazione. Tale è stata l’intesa tra noi che il prossimo inverno faremo insieme uno spettacolo-concerto teatrale con 7-8 tappe nelle principali città».

Tra le collaborazioni, oltre a quella con il trombettista Roy Paci in Finale all’italiana, c’è il drammatico e struggente racconto-denuncia dell’antropologa e saggista Sandra Landi che nel brano Ottavia ripercorre, sulle note evocate di Maremma amara, la vicenda di un brutale femminicidio realmente accaduto. Così come è reale la commovente storia, narrata nel brano Fido, di un cane che per 14 anni ha aspettato invano il padrone morto sotto le bombe nel ’43. Di Fido, simbolo appunto di fedeltà, c’è un monumento a Borgo San Lorenzo. «Nelle mie canzoni ho assoluto bisogno di evocare la tenerezza, devo toccare certe corde – confida Wilson –. Ma scrivere per me è difficoltoso perché sono severo con me stesso. Tutto è molto meditato, curo molto l’interiorità. Per questo anche il mio pubblico è di nicchia e in questo mondo musicale, con certa “distratta” discografia, faccio fatica a farmi ascoltare. Ma fare un disco per me è un atto importante. Ci sono voluti quasi due anni per dare alla luce queste canzoni, più o meno lo stesso tempo che attendo quando faccio maturare il mio vinto nelle botti di castagno».

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