giovedì 11 agosto 2011
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Nella gara per mantenere accesi i ripetitori, le piccole tv partiranno azzoppate. Il primo dei bandi che serviranno a stilare le graduatorie regionali dei «sommersi» e dei «salvati» è stato pubblicato ieri nel sito del ministero dello Sviluppo economico.Dodici pagine che ridisegnano l’etere della Liguria ma che faranno da modello nel percorso di digitalizzazione dell’Italia dopo il taglio di nove frequenze tv alle locali deciso dal governo. Ebbene, il bando conferma i timori che le emittenti «minori» avevano e che potrebbero aprire le porte alla «telemattanza». Infatti, nella lista delle tv che avranno almeno un canale per trasmettere, saranno favorite le reti maggiori. Non le emittenti di servizio che non hanno fatto del business la loro forza, ma gli editori che puntano al fatturato diffondendo il segnale in un’area più vasta possibile.Del resto, il documento si apre spiegando che non verrà fatta alcuna distinzione fra emittenti commerciali che vivono di pubblicità e tv comunitarie che sono sottoposte a stringenti vincoli sugli spot e hanno come mission quella di essere «voce» di un territorio. Certo, le comunitarie hanno bacini limitati e chiudono i bilanci a fatica. In pratica, l’opposto dei criteri in base ai quali saranno varati gli elenchi. I parametri sono stati fissati dalla legge, ma il loro peso è stato deciso dal ministero con il provvedimento di ieri. L’indicatore che sarà privilegiato e che influenzerà i punteggi per il 45% del totale è quello della copertura di popolazione che una tv è in grado di assicurare: ciò vuol dire che avranno chance effettive per ottenere le frequenze le emittenti a carattere regionale. Il secondo criterio che il ministero ha voluto premiare è il patrimonio netto: influenzerà il risultato finale per il 30% e avvantaggerà le società più strutturate.Il parametro dei dipendenti assunti a tempo indeterminato condizionerà i punteggi per il 20% e «danneggerà» le emittenti, come quelle d’ispirazione cattolica, che spesso si fondano sul volontariato. Infine, la longevità della tv influirà per appena il 5%, a scapito delle emittenti «storiche» che magari da trenta anni raccontano uno spicchio di territorio.Come aveva annunciato il ministero, una via d’uscita per le «piccole» può essere rappresentata dalle intese e dai consorzi fra tv. Due sono le possibilità previste: la condivisione fra soggetti che operano in aree diverse (ad esempio province differenti) oppure fra emittenti che sono attive nella stessa zona e che potranno essere presenti in un unico mux. Il bando stabilisce un aumento di punteggi fra il 20 e il 50% in base al numero di emittenti alleate (il 20% se sono 2; il 50% se sono 5 o più). Ma il problema è che l’aumento sarà conteggiato non sulla base della somma dei punteggi ottenuti da tutte le emittenti consorziate, ma avendo come riferimento il punteggio che otterrà la migliore fra le tv «collegate». A conti fatti, se si uniranno tre «piccole», il valore di partenza sarà minimo e di conseguenza anche il rialzo che l’intesa regalerà non garantirà l’assegnazione della frequenza. Così neppure l’idea di mettersi insieme potrebbe pagare. A meno che non si scommetta su un accordo fra una tv capofila maggiore e un paio di «piccole» che, comunque, resterebbero in balia di chi ha un più consistente potere contrattuale.Altro elemento che già preoccupa è il riferimento temporale dei criteri. Il documento del ministero chiarisce che patrimonio, personale, copertura del segnale e longevità siano calcolati alla data in cui è uscito il bando. Se gli ultimi due elementi sono difficilmente alterabili, il patrimonio e gli organici possono essere oggetto di operazioni per far alzare i punteggi, magari con modifiche di bilancio o assunzioni a tempo di record. E questi rischi varranno soprattutto per le regioni che ancora attendono i bandi (ossia, tutte tranne la Liguria) se i provvedimenti ricalcheranno il testo di ieri.Gli effetti delle decisioni del ministero saranno presentati questa mattina ad Ancona dalla Aeranti-Corallo, l’associazione che rappresenta mille imprese radiofoniche e televisive locali e che ha convocato nelle Marche i vertici delle emittenti delle prime regioni che dovranno passare sotto le forche caudine delle graduatorie.
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