mercoledì 27 aprile 2016
​​Il "Rischiatutto" di Fazio per ascolti ha battuto il "Ciao Darwin" di Bonolis. Ma è proprio questa la tv che vogliono gli italiani?
Telematch, vintage contro trash
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Mettete il vostro piccolo schermo nella macchina del tempo, poi tiratelo fuori, shakeratelo un po’ e dopo l’ultima spremuta l’effetto che otterrete è quello di un costante ritorno al passato. Nel tempo reale, continuano a cedersi il passo e a sfidarsi il vintage e il trash. In questo caso l’apice del vintage è rappresentato dal prodotto Rai, dal 1970, a firma di “mister allegria” Mike Bongiorno, Rischiatutto; e il massimo del trash è il Ciao Darwin di Paolo Bonolis, in onda, pur con un lustro d’interruzzione, dal 1998 su Canale 5. Il Rischiatutto rispolverato dal secchione Fabio Fazio – senza pupe né veline «ma solo vallette (Matilde Gioli, la Sabina Ciuffini del terzo millennio)» – nelle due prove sperimentali ha sbaragliato la concorrenza del trashissimo e tranchant Ciao Darwin. Vittoria del telematch ai punti: 28,82% di share per Rai 1 contro il 26,64% della rete ammiraglia Mediaset. Che bel tempo che fa nel laboratorio Fazio, che con le puntate pilota, prima di un autunno che spera caldo per la ripresa della trasmissione, ha incassato un consenso pari a sette milioni e mezzo di telespettatori a serata (con punte di quasi il 31% di share). Il tandem d’assalto Paolo Bonolis-Luca Laurenti con il loro carnet e la carne femminile nuda e cruda esposta sul bancone del primo piano, si sono fermati a un onorevole cinque milioni e mezzo, che comunque non è poco per un programma che, nelle intenzioni furbesche di Paolino la peste, è quello di «mostrare la fine dell’umanità». Come su un ring, senza esclusioni di colpi di scena (griderebbe il sempiterno Mike), si sono sfidati il «grottesco e l’esibizionismo» darwiniano, contro il «western e l’esibizione del sapere» del fazismo. In entrambi i casi, l’indice di gradimento testimonia che il pubblico delle due fazioni si diverte e approva. «Uno show non fa il 27% di share perché c’è una modella che sfila», ha sciorinato il pepato Bonolis, difendendo l’esercito delle amazzoni e la sua intoccabile – ma assolutamente straguardata – “Madre Natura”. E dall’altro angolo del ring Fazio chiede di non appiccicare addosso al suo Rischiatuttol’etichetta indelebile del programma nostalgia postveltroniano perché in realtà, facendo propria la lezione di Bongiorno e del suo «meccanismo perfetto», non ha fatto altro che rimettere in scena un «archetipo », quello del videosapere. Dinanzi a un gancio del genere Bonolis dovrebbe andare al tappeto e non rialzarsi più, ma con piglio da marchese del grillo dell’etere ricorda a tutti invece che da Domenica inal Festival di Sanremonella sua lunga carriera di conduttore (trentacinque anni, contro i trenta di Fazio) ha fatto quella che con orgoglio definisce «roba più stilosa e pensata». Di sicuro era più stiloso e pensato il suo debutto nella tv dei ragazzi berlusconiana con Bim Bum Bame meglio si calava il suo eclettismo microfonato all’atmosfera più umana e più vera del Senso della vita nei faccia a faccia ragionevoli e ragionati con Will Smith, Mario Monicelli o Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Più fresco, meno cerebrale e senza l’obbligo forzato degli “elenchi” dei nomi e delle cose da salvare, era anche l’esordio di Fazio in Jeans. E quello spirito da gita scolastica con gli autori ex compagni di classe (Galeotti&C.) ha funzionato come avanguardismo fino a Quelli che... il calcio con approdo ad Anima mia.  Anche se in quest’ultima prova, c’erano già tutti i prodromi del vintage, il richiamo irresistibile dell’eterno liceale savonese, nato e cresciuto all’oratorio, per il ripescaggio dei soggetti smarriti, dai Cugini di campagna a Goldrake. Forse anche Fazio vorrebbe farsi chiamare Jeeg Robot, quando mettendo da parte il superomismo – mascherato dall’umiltà del ragazzo della porta accanto – , sbandiera la sua originalità: « Rischiatutto è il primo format che abbia mai fatto, prima ho sempre lavorato su idee mie». Ammissione di un anchorman politicamente corretto, contro un Bonolis che zaloneggia con il politically incorrect e invoca l’emendamento della sorella Italia 1 e le sue Iene che «quando ai nostri governanti hanno chiesto “cos’è la Costituzione?”, nessuno sapeva rispondere». Per forza, mica siamo al Rischiatutto di Fazio.
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