giovedì 12 agosto 2010
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Sotto le stelle cadenti d’agosto, fra gruppi dance da riviera romagnola, sagre paesane e rotonde sul mare sta crescendo un fenomeno popolare e alternativo: quello del cosiddetto «teatro povero». Che poi, tanto povero non è, almeno a considerare i numeri: spettacoli con centinaia di paesani-attori che mettono in scena temi legati alla cultura contadina o alla tradizione religiosa, e decine di migliaia di spettatori. Ne è un esempio la Compagnia Popolare del Bruscello (vedi pezzo a lato) che dal 1939 recupera la tradizione dei contadini-attori itineranti: quest’anno oltre 100 poliziani in piazza per raccontare la vita di San Francesco. In contemporanea, a pochi chilometri di distanza, il Teatro Povero di Monticchiello, frazione di Pienza (Siena) presenta sino al 14 agosto Volo precario, quarantaquattresimo «autodramma» scritto dalla gente del paese e diretto da Andrea Cresti. Interpretato da circa sessanta cittadini del piccolo borgo toscano lo spettacolo racconta la faticosa condizione delle giovani generazioni, incapaci di costruirsi un futuro a causa della mancanza di un lavoro stabile. Qui i ragazzi decidono di convivere in un vecchio casale contadino per ridurre le spese, tornando ai vecchi valori. E un progetto di recupero della tradizione contadina dei vecchi casoni della laguna veneziana è pure al centro del neonato festival Scene di paglia di Piove di Sacco, Codevigo e Arzergrande (Padova).«Il teatro povero è una definizione, uno stile» ci spiega Roberto Zago Presidente del Gatal, gruppo amatoriale della Lombardia affiliato alla Federgat nazionale. «È uno spettacolo senza testi magniloquenti e imponenti scenografie, con attori non professionisti. A volte, come in questi casi, anche persone che non hanno mai recitato ma ricche di entusiasmo. Un paese intero che si prepara per un anno all’evento. Ma questo non esime da avere un valore culturale. Il teatro filodrammatico è quasi sempre teatro povero, fatto dalla popolazione – aggiunge –. Giovani, gente di provincia, universitari: manca la professionalità, ma la cifra bella è proprio l’immediatezza».Il fenomeno del teatro popolare piace sempre di più anche agli spettatori e ai turisti che trovano un’alternativa intelligente ai tanti festival estivi. Come ad esempio a Sarnico, dove il 6 luglio, per il quarto anno, la serata Scior, Picaprede e Pescadur ha visto 600 cittadini-attori sparsi nelle varie contrade raccontare 1000 anni di storia del lago d’Iseo. Voce narrante il divo Alessio Boni, che proprio a Sarnico è nato. Risultato: 20mila spettatori. Come pure migliaia di persone attrae da oltre un secolo (nasce nel 1891) La Passione di Cristo di Sordevolo (Biella) che da giugno ad agosto si trasforma nella Gerusalemme del 33 DC ripercorrendo la Passione con 400 attori non professionisti per una trentina di repliche.«Quando il teatro è fatto bene e costa poco la gente ci va, eccome – spiega Zago –. Non tutti possono spendere, faccio l’esempio del musical, 45 o 65 euro. Ma c’è voglia di sentire raccontare storie vere. Nel teatro povero metterei anche quello ricco. Certi attori e registi dovrebbero essere meno pretenziosi. L’importante è avvicinare la gente al teatro, grande o piccolo che sia. C’è teatro quando c’è poesia».
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