
Il progetto WYO4children in Thailandia, alla Wangnoi Phanomyong Wittaya School di Bangkok - WYO4children
La musica come atto di cura, come possibilità di riscatto, come ponte tra mondi apparentemente lontani. È questa l’anima di WYO4Children, il progetto promosso dalla Fondazione World Youth Orchestra, diretta dal Maestro Damiano Giuranna, e sostenuto dalla Fondazione Cdp, che porta la formazione musicale tra i bambini e i ragazzi in condizioni di vulnerabilità in alcune delle aree più difficili del mondo.
Dopo le prime esperienze in Vietnam e Marocco, il progetto oggi è attivo in Thailandia, presso la Wangnoi Phanomyong Wittaya School di Ayutthaya, e nuovamente in Marocco, alla Childhood Protection Center for Girls di Fez, offrendo a 70 minori tra i 7 e i 18 anni un’opportunità di crescita personale e sociale attraverso la musica. WYO4Children fa parte del più ampio programma “Suoni di fratellanza”, che nel 2025 sarà protagonista in Thailandia e Marocco grazie al supporto delle ambasciate italiane e degli Istituti Italiani di Cultura a Bangkok e Rabat. Il progetto si articola in laboratori settimanali dove bambini e adolescenti imparano a suonare strumenti classici e tradizionali, partecipano a cori, concerti e momenti di scambio culturale con la comunità.
«La musica ha effetti straordinari sul piano cognitivo ed emotivo», spiega il maestro Giuranna. «Con WYO4Children vogliamo restituire ai giovani un senso di equilibrio e benessere. In molti casi, abbiamo assistito a veri cambiamenti nei ragazzi: più fiducia in sé stessi, maggiore serenità, una percezione diversa del loro valore nel mondo».
La forza dei legami locali è determinante per il progetto. In Thailandia, il progetto è ospitato in una scuola pubblica situata in un’area segnata da gravi problematiche sociali: disagio familiare, abbandono scolastico, microcriminalità. Il programma coinvolge oltre 35 studenti dai 7 agli 11 anni in laboratori di violino, pianoforte e canto. Grazie al sostegno della Fondazione Chaipattana, fondata dal Re Bhumibol, e a un corpo docente composto da giovani musicisti provenienti da Bangkok e da centri vicini, i bambini non solo scoprono l’arte, ma vengono letteralmente “strappati alla strada”.
In Marocco, la collaborazione è con l’associazione Friends of Fez Orphans (Fofo). Qui, oltre 35 ragazze tra i 9 e i 17 anni – molte provenienti da famiglie con gravi difficoltà, genitori con disabilità o vittime di violenza domestica – frequentano corsi di oud, darbouka, chitarra classica e canto, sotto la guida della coordinatrice Zakia Elyoubi e di due musicisti professionisti. Il centro di Fez è un orfanotrofio tutto al femminile, spesso l’unico rifugio in un Paese dove si stima che gli orfani siano oltre 300.000.
«Tornare a Fez, dove tutto è iniziato, è stato commovente. Un giorno ci hanno raccontato di una ragazza scappata dall’orfanotrofio che ha portato con sé una delle chitarre. Quello strumento era per lei un simbolo, un ricordo vivo di ciò che aveva ricevuto: cura, ascolto, un po’ di bellezza», racconta ancora Giuranna.
Il progetto ha preso forma nel 2021, in piena pandemia. «In un anno così duro – spiega il maestro – abbiamo pensato ai bambini che più stavano soffrendo. Abbiamo coinvolto giovani musicisti dei Paesi in cui eravamo già presenti, offrendo loro piccoli compensi per insegnare musica ai minori in difficoltà. È stato un successo straordinario». Il programma non è solo educativo, ma profondamente trasformativo. I docenti, una sessantina al momento, seguono una metodologia semplice ma strutturata: incontri settimanali, diari delle attività, condivisione di video-lezioni. I piccoli musicisti si esibiscono in concerti trimestrali aperti a familiari e comunità. Una delle peculiarità è l’attenzione al repertorio tradizionale e popolare: «Vogliamo che i ragazzi riscoprano la ricchezza della loro cultura musicale. In tutto il mondo la massificazione tende a cancellare le radici locali. Per questo incoraggiamo gli insegnanti a recuperare canzoni piene di ritmo, colore e identità», sottolinea Giuranna.
Oltre all’impatto educativo e sociale, WYO4Children ha anche una valenza simbolica e culturale: «La musica può essere uno strumento diplomatico potentissimo. Vorremmo tornare un giorno in Palestina e Israele, dove portammo i ragazzi della World Youth Orchestra nel 2002, durante l’Intifada. Quell’esperienza ci ha mostrato quanto l’arte possa sciogliere le tensioni, risvegliare empatia, umanizzare il conflitto».
Il progetto guarda al passato per lanciare un messaggio al futuro: «Una volta – ricorda Giuranna – i diplomatici europei si muovevano con poeti, musicisti e filosofi. Serve oggi più che mai ritrovare quella saggezza. La diplomazia culturale può ancora scaldare i cuori e costruire ponti là dove ci sono solo muri».
Un augurio e una visione. «Il nostro augurio è che attraverso questa attività si possa imparare a guardare l’altro come un fratello e non come un nemico. Che l’arte ci restituisca il senso dell’umano. La musica non è solo bellezza, è anche una forma di cura, un linguaggio universale che sa parlare alla parte più profonda di ciascuno di noi».
Con oltre 600 repliche alle spalle, l’esperienza della Fondazione World Youth Orchestra è oggi un modello internazionale di formazione artistica inclusiva. Un progetto che forma giovani musicisti e li trasforma in ambasciatori di umanità, capaci di restituire con un violino o una canzone quello che spesso manca: speranza.