sabato 5 aprile 2014
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Un satellite grande quanto un autobus vaga in orbita attorno alla Terra, ormai al termine della sua vita operativa. Può rappresentare un pericolo di collisione con altri satelliti, oppure esplodere e creare una miriade di altre particelle che vanno ad aumentare quella che è nota come “spazzatura spaziale”. Ma un piccolo razzo, dotato di propulsore a combustibile solido, gli va incontro, e da una certa distanza gli lancia una lunga corda, un po’ come fanno i cowboy con il lazo, per acchiapparlo; una volta prigioniero, il razzo lo trascina in un’orbita più bassa, facendolo ricadere nell’atmosfera e in mare, in un punto ben prestabilito. È uno scenario che potrebbe diventare realtà nei prossimi anni. D’altra parte il problema dei satelliti di varie dimensioni che vagano nello spazio e degli space debris, è ormai noto da decenni. E questa, può essere una soluzione per risolvere, almeno in parte, il problema.Il progetto è del consorzio Elv, quello che gestisce i lanci del razzo vettore Vega: il lanciatore che fa parte della flotta europea dell’Esa e che è di concezione e realizzazione prevalentemente italiana. Il consorzio Elv, formato da Agenzia spaziale italiana e Avio, dopo i primi due lanci, avvenuti con pieno successo, del razzo Vega pensa già alle prossime missioni (tre all’anno a partire dal 2015) e anche agli sviluppi futuri del razzo vettore, che è in grado di portare in orbita bassa attorno alla Terra satelliti di medio-piccole dimensioni a costi decisamente inferiori rispetto ad altri vettori: «Quella del recupero di un satellite vagante nello spazio – spiega Paolo Bellomi, ingegnere dell’Elv presso gli impianti di Colleferro (Roma) – è solo uno dei filoni a cui pensiamo per il prossimo futuro. Il progetto per recuperare satelliti lo abbiamo proposto di recente all’Ente spaizale europeo (Esa), e consiste nell’utilizzo del Vega equipaggiato di serbatoi supplementari per lo stadio superiore, con in cima una spoletta sferica dotata di apparati elettronici e sensori ottici, in grado di rilevare in orbita l’obiettivo con precisione. Poi, un sistema di cavi, molto resistenti, verrebbe inviato verso il satellite per afferrarlo e indirizzarlo in seguito su un’orbita più bassa per un rientro atmosferico. È un’idea che ha il vantaggio, rispetto a quelle concorrenziali, di avere costi piuttosto bassi. E il progetto che proponiamo è stato selezionato tra ottantacinque idee che abbiamo esaminato per arrivare a questo obiettivo».«Gli altri due filoni che prevediamo per il futuro del nostro lanciatore – aggiunge l’ingegnere dell’Elv – sono l’invio di satelliti in orbita geostazionaria, cioè a 36.000 chilometri dalla Terra, e non più solo satelliti in orbita bassa, tra 300 e 1.500 chilometri. Vega può farlo a basso costo, utilizzando un motore elettrico di nuova concezione: il lancio di un transponder in orbita geostazionaria (ad esempio, canali televisivi) costerà la metà di quello oggi possibile con lanciatori e satelliti convenzionali». I costi? «Il lancio di un satellite da 75 transponder in orbita a 36.000 chilometri può superare i cento milioni di euro. Con 37 transponder e il lancio del Vega, il costo si aggira attorno ai 35 milioni. E poi, sempre nel secondo filone, c’è il suggestivo capitolo dell’esplorazione spaziale, con il lancio di sonde piccole, del peso massimo di 400 chilogrammi ma ad alto contenuto tecnologico, da inviare verso Marte, Venere e gli asteroidi».Non manca una versione per il collaudo delle future navette spaziali, o perlomeno di prototipi di mini-shuttle, che già si stanno sviluppando: «Vega è il lanciatore indicato per l’invio nello spazio dei prototipi di aerospazio-plano IXV – precisa Bellomi – che verrà seguito dal progetto Pride, sviluppato da Thales Alenia Space e dal Cira. Potrebbero essere questi i nuovi shuttle del futuro, con marchio italiano. Ce lo auguriamo. E nel frattempo, noi mettiamo a disposizione il razzo vettore per i primi test». Nel frattempo, a Colleferro si lavora sul prossimo volo di Vega, che lancerà un satellite commerciale per il Kazakistan: la finestra di lancio si aprirà a Kourou, nella Guyana francese, il 25 aprile e durerà fino ai primi giorni di maggio.
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