giovedì 16 luglio 2020
Lo sfogo di ’O Maè, patron della palestra napoletana da anni avamposto delle attività sportive e della legalità: «La politica, assente come sempre, si sta dimostrando più mortale del virus»
’O Maè Gianni Maddaloni

’O Maè Gianni Maddaloni - Ansa/C.Abbate

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«È uno scandalo quello che sta accadendo nello sport italiano. E lo voglio gridare forte da Scampia, perché qui stanno uccidendo il futuro… E la politica, assente come sempre, si sta dimostrando più mortale del coronavirus». È l’ennesimo, accorato e civilissimo grido di battaglia di Gianni Maddaloni, il padre patron della Judo Star, la palestra napoletana assurta da anni ad avamposto delle attività sportive, e soprattutto della legalità. ’O Maè, il Maestro, è stanco di sentire quelle che giudica delle “goliardate”. Come si fa a considerare «più rischiose il judo e le altre discipline di contatto, in un Paese dove si è tornati a giocare a calcio? E come poi: tre partite a settimana, manco fossero i lavori forzati. Il judo prevede incontri che si esauriscono nell’arco di 4 minuti e non 100 come una partita di pallone. I nostri atleti indossano i baveri e il judogi che è un indumento in grado di proteggere tutto il corpo, senza rischi. Perciò io pretendo che si crei un comitato medico-scientifico, serio e imparziale, che mi dimostri che il calcio, che è sport di contatto quanto e più del judo, sia meno a “rischio-contagio” rispetto a tutte le altre discipline che dopo l’emergenza Covid-19 sono state frettolosamente classificate “pericolose”».

Si accalora ’O Maè e lo fa dinanzi ai suoi 15 allievi del Campus estivo “gratuito”, messo in piedi in condizioni di estrema emergenza. «Rappresentano solo un decimo dei bambini di Scampia che avrebbero potuto e dovuto partecipare al Campus, ma non ci sono le condizioni. La paura e la fame, sottolineo la “fame” delle famiglie che sosteniamo con gli aiuti alimentari, tengono lontani dalla palestra almeno 150 ragazzi. Loro sono il simbolo dello sport vero, che è fatto di sudore e passione ed è stato bloccato per cosa? Per far ripartire soltanto quello sport che invece si regge sullo “sterco del diavolo”, il denaro, il business senz’anima e le scommesse». Mentre il Napoli di Rino Gattuso accende settimanalmente le luci del San Paolo, sotto il Vesuvio si stanno spegnendo tutte le insegne delle palestre. «Molte di queste a settembre non riapriranno – tuona ’O Maè – e il danno maggiore, come da copione, ricadrà sulle fasce più deboli: i bambini, specie quelli disabili e autistici che qui a Scampia seguiamo con amore, come facciamo con gli anziani e quei giovani detenuti in messa alla prova che impieghiamo come volontari in palestra per offrirgli una seconda chance di riscatto sociale. Inclusione e legalità, restano le nostre bandiere, le mettiamo nelle mani dei nostri figli già a cinque anni. Ma ora, per farle sventolare queste bandiere serve un vento di cambiamento radicale, occorre ossigeno per respirare, altrimenti Scampia muore». Scampia resiste con le sue promesse, i suoi gioielli azzurri che sognano le Olimpiadi di Tokyo 2021. «Se a ottobre riapriranno le qualificazioni olimpiche, alla Judo Star abbiamo tre ragazzi di prospettiva internazionale: Susi Scutto, Martina Esposito e Luigi Brudetti. Sicuramente saranno tutti e tre pronti per le Olimpiadi del 2024 che è anche l’obiettivo di Mario Petrosino e di mio figlio Bright Maddaloni, 17enne già due volte campione italiano».

Ma l’oro di Scampia rimane il figlio maggiore del Maestro: Pino Maddaloni. Il campione olimpico di Sydney 2000 è il nuovo direttore tecnico delle Fiamme Oro Judo che lasciano Roma e dopo 26 anni tornano con la loro sede a Napoli. «Pino, i due tecnici Raffaele e Massimo Parlati, il responsabile nazionale delle Fiamme Oro, comandante capo Francesco Montini, il dirigente sportivo regionale Luca Piscopo e il comandante della caserma Nino Bixio, Carmine Soriente, in questo momento rappresentano l’unica speranza per il futuro sportivo di questa città, dove tutto è fermo. Persino gli uffici dell’Inps a Scampia sono chiusi da giorni e la gente anche in questo momento è davanti ai cancelli che chiede il pane… E i politici che fanno? Si voltano dall’altra parte, fanno finta di niente, accendono la televisione e si guardano il Napoli di De Laurentiis… al quale presidente De Laurentiis, quando anni fa domandai se generosamente poteva donarci la copertura, un tetto, per piazza degli Eventi – dove di solito si raduna tutta la Scampia sportiva e sociale –, ci rispose costruendo un campo di calcetto… Come a dire: cca ci sta’ solo o’ pallone! ». Per Gianni Maddaloni invece esiste solo il cuore della gente di questa Scampia che non vuole si chiami più Gomorra, e invita ancora papa Francesco: «Santo Padre la prego, venga qui un’altra volta. Ci aiuti a riportare alla normalità questo popolo mio che è spaventato, solo, e ogni giorno più affamato».

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