martedì 6 febbraio 2024
Sulla scena con il trio punk milanese tre ragazzi con cartelli che raccontavano storie tristi di giovanissimi. Le testimonianze delle associazioni Telefono amico Italia, La tazza blu, TuttoAnnoDato
Nel backstage. Da sinistra Beatrice (TuttoAnnodato), Monica Petra, presidente Telefono Amico Italia; Francesco (Telefono Amico Italia), Rocchina (La tazza blu)

Nel backstage. Da sinistra Beatrice (TuttoAnnodato), Monica Petra, presidente Telefono Amico Italia; Francesco (Telefono Amico Italia), Rocchina (La tazza blu) - C. Vitali

COMMENTA E CONDIVIDI

Sono parole che colpiscono con forza, quelle che hanno accompagnato sul palco dell’Ariston l’esibizione dei La Sad durante la prima serata del Festival di Sanremo. «Giulia, 16 anni. Non so perché lo faccio», «Andrea, 18 anni. Non siete voi, sono io», «Alda, 33 anni. Io so solo che non voglio più soffrire».

Dietro ad ognuna c’è una storia e soprattutto la necessità di affrontare un fenomeno, il suicidio, che spesso si preferisce ignorare, non vedere, lasciare da parte perché troppo doloroso da affrontare. Invece, parlare di suicidio è il primo passo per la prevenzione, dice chi è salito sul palco di Sanremo.

Rocchina Stoppelli ha tenuto tra le mani le parole di sua figlia Giulia, Francesco ha portato le parole di Alda e Beatrice De Luca quelle di Andrea, studente di liceo. I tre sono legati ad altrettante realtà che si occupano di prevenzione del suicidio e si impegnano instancabilmente perché nessuno debba mai più vivere il loro stesso dolore.

La Tazza Blu, Telefono Amico, TuttoAnnoDato: perché nessuno debba vivere lo stesso dolore

Rocchina Stoppelli ha fondato l’associazione “La Tazza Blu” nel 2019 dopo la morte di sua figlia Giulia, vittima di suicidio. L’espressione «vittima di suicidio» non è casuale: «Chi si suicida non sceglie, sta così male che vede la morte come l’unica via di uscita da un dolore indicibile» specifica Stoppelli. La Tazza Blu porta avanti attività di sensibilizzazione e servizi di aiuto e condivisione. «In cinque anni mi hanno contattato cinquanta famiglie che hanno perso un figlio o una figlia per suicidio». Le richieste di aiuto e le condivisioni sono tante, eppure portare il tema negli spazi pubblici è ancora difficile. «Vediamo una grande resistenza, c’è molta paura soprattutto tra gli adulti, si pensa che parlare di suicidio possa spingere a gesti emulativi, invece è il contrario. Noi ci proponiamo nelle scuole per fare incontri di prevenzione ma spesso troviamo un muro – racconta Rocchina – Ci è capitato che alcune scuole ci abbiano detto di no e poi ci abbiano richiamato dopo un suicidio o un tentato suicidio nel loro istituto». Succede anche che La Tazza Blu venga chiamata nelle classi direttamente dai ragazzi nei momenti di autogestione, spiega ancora Rocchina, «ci dicono che nessuno parla di suicidio e invece loro sentono il bisogno di farlo».

Che cosa motiva l’impegno di Stoppelli? «Vorrei che nessuno vivesse lo stesso dolore delle famiglie che perdono un parente per suicidio. Ci sono poi degli strumenti che è utile conoscere. Io ad esempio anni fa non sapevo che, quando un ragazzo o una ragazza sta male, è giusto chiedere esplicitamente se abbia pensieri suicidari». La speranza è che il palco di Sanremo porti all’apertura di nuove strade per raggiungere un numero maggiore di persone. «Mi chiedo che cosa dobbiamo ancora fare perché questo tema venga davvero preso in carico dalle istituzioni. Nel nostro paese il suicidio è la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali» conclude la presidente di La Tazza Blu.

Accanto a lei sul palco c’era Francesco che rappresentava Telefono Amico Italia, l’associazione nata nel 1967 che permette a chiunque di confidare la propria sofferenza in modo anonimo e chiedere aiuto. Due i numeri di Telefono Amico: un per le chiamate (02 2327 2327) e un servizio chat (numero Whatsapp 324 011 7252). «Il primo passo da fare è rompere il tabù su questo tema. Dare voce a ciò che tormenta è un tassello fondamentale per la prevenzione e per la cura», spiega Monica Petra, presidente dell’associazione. Telefono Amico è stata contattata per prima dai La Sad e ha poi chiamato in campo le altre associazioni.
Il terzo cartello era tenuto in mano da Beatrice De Luca di “TuttoAnnoDato”, un gruppo di giovani nato dopo il suicidio di uno studente di liceo, Andrea. «Abbiamo chiamato questo progetto “TuttoAnnodato” per esprimere la sensazione che si prova quando non si sa come superare un brutto periodo» spiega la pagina Instagram del gruppo, che riporta contenuti a tema salute mentale e mette a disposizione uno spazio per chiedere aiuto.

Il gruppo dei La Sad ha voluto portare il tema del suicidio sul palco perché «a volte sembra tutto buio. A volte sembra che nulla vada per il verso giusto. A volte ci si sente sbagliati per questo mondo, ma è fondamentale chiedere aiuto» spiega una nota diffusa a ridosso dell’esibizione. Lo sanno bene e lo testimoniano Rocchina, Francesco e Beatrice. «Parlare di suicidio è difficile. Trovare il coraggio di farlo può davvero fare la differenza».


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI