venerdì 11 maggio 2018
È appena iniziato e le aspettative sono alte, anche sull'onda dei dati sulle vendite. Ma sulle grandi strategie di rilancio vincono le contraddizioni
Lo stand della Libreria Editrice Vaticana, realizzato in collaborazione con i Musei Vaticani, al Salone internazionale del Libro di Torino

Lo stand della Libreria Editrice Vaticana, realizzato in collaborazione con i Musei Vaticani, al Salone internazionale del Libro di Torino

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«Accadde che più o meno allo stesso tempo ci fosse una strana confusione dei posti tra tutti i libri della biblioteca», scriveva quattro secoli fa Jonathan Swift nel suo La battaglia dei libri, che Gallucci presenta in anteprima al Salone di Torino nella versione di Masolino d’Amico e con le illustrazioni di Guido Scarabottolo. Sostituite l’Italia alla Biblioteca di St. James, teatro della disputa fra antichi e moderni immaginata da Swift, e avrete un’idea del clima che si respira in queste ore al Lingotto. Non uno scontro frontale e neppure un derby tra le capitali del Nord, come pure si è ripetuto anche di recente. Ma 'una strana confusione' sì, non ci sono dubbi. A volte illuminante nelle sue apparenti contraddizioni, come quella che vede un grande scrittore spagnolo, Javier Cercas, incaricato di tenere il discorso d’apertura per un’edizione in cui il Paese ospite è la Francia. Poco male, anzi: tanto meglio, visto che l’autore di Soldati di Salamina parla di un’identità europea in parte ancora da costruire, ma il cui profilo inizia a disegnarsi davanti ai nostri occhi.

Una prospettiva sostanzialmente confermata da un altro degli eventi istituzionali susseguitisi nella giornata di ieri, primo giorno di una manifestazione che si concluderà lunedì e che punta a consolidare, se non addirittura a migliorare, il risultato del 2017. Gli oltre 140 mila visitatori registrati nel primo anno di coabitazione con 'Tempo di Libri', la fiera milanese nata dalla scissione voluta dall’Associazione italiana editori (Aie), sono lì, sullo sfondo di quello che accade in questi giorni al Lingotto. Dove l’Europa, appunto, fa sentire il suo peso nella presentazione del lungo percorso che nel 2023 assegnerà all’Italia il ruolo di ospite d’onore alla 'Buchmesse di Francoforte': un riconoscimento sottolineano i responsabili della più importante fiera editoriale del mondo - all’energia che il mercato italiano è tornato a sprigionare dopo anni di crisi. Ma è proprio a questo punto che torna ad affiorare la 'strana confusione'. Di Italia alla 'Buchmesse' si parla a Torino, infatti, ma a rivendicare la paternità dell’operazione è proprio l’Aie, nella persona del suo presidente Ricardo Franco Levi. Il quale, però, non nasconde il rammarico per un’ulteriore novità del 'Salone 2018'. «Resto convinto che dividersi sia sempre un errore», dice commentato la nascita di Adei, l’Associazione degli editori indipendenti che riunisce tre sigle formatesi in tempi e situazioni differenti: Fidare, la Federazione degli editori indipendenti, formatasi al Lingotto nel 2001; all’Odei, Osservatorio degli editori indipendenti, fanno invece capo le iniziativa di BookPride, la rassegna degli indiedistribuita tra Milano e Genova; infine gli Amici del 'Salone internazionale del Libro' di Torino, costituitisi lo scorso anno per far fronte alla concorrenza di 'Tempo di Libri'.

«La collaborazione non è esclusa ribatte Sandra Ozzola, titolare di e/o e presidente di Adei -. Succede già a 'Più Libri Più Liberi', la fiera della piccola e media editoria gestita a Roma dalla stessa Aie, e può succedere altrove. Ma per noi è fondamentale una certa cura a fare e pensare i libri, che difficilmente può essere tutelata dalle manifestazioni in cui a dettare legge sono i grandi gruppi editoriali». La conferma, questa volta, viene proprio da Torino, dove il ritorno del gruppo di Segrate (Mondadori, Rizzoli e sigle correlate) ha comportato lo spostamento di circa trenta piccoli editori in una tensostruttura a ridosso dei padiglioni del Lingotto. Errore per errore, anche Massimo Bray resta persuaso che quella di 'Tempo di Libri' sia stata «una scelta sbagliata». Lo afferma nella sua veste di presidente della cabina di regia del 'Salone', all’interno di un discorso inaugurale ricchissimo di riferimenti ideali (da Aldo Moro a papa Francesco, da Enrico Berlinguer al presidente Mattarella) e tutto incentrato sul valore culturale e civile della lettura. «La costruzione di uno spirito di comunità è forse l’impegno che più ci sta a cuore - gli fa eco il direttore del 'Salone', lo scrittore Nicola Lagioia -. Questa non è soltanto la più antica e la più partecipata delle manifestazioni italiane dedicate al libro, ma anche la più vivace: basti pensare agli oltre cinquecento appuntamenti del 'Salone Off', il programma parallelo disseminato per la città di Torino».

Che ci siano molte questioni in sospeso è noto a tutti, ma l’impressione è che non sia ancora arrivato il momento di parlarne. Lo stesso Bray, nel citare le legittime rimostranze dei creditori dell’ormai estinta Fondazione per il libro, la musica e la cultura (responsabile fino al 2016 dell’organizzazione del 'Salone'), rimanda alla conferenza stampa di chiusura, mentre l’eventualità di una messa all’asta del marchio dell’evento non trova conferma né smentita. «Resta vero che il nostro è un settore in ripresa - insiste Ricardo Franco Levi riferendosi alla ricognizione compiuta dall’Aie alla vigilia del Salone -. Non solo nei primi mesi del 2018 abbiamo riscontrato un incremento di vendite [le stime vanno dallo 0,4% a un possibile 1,5% se si considera l’apporto di Amazon, ndr], ma leggendo con una metodologia adeguata i dati Istat oggi siamo in grado di sostenere che in Italia i lettori di almeno un libro nel corso degli ultimi dodici mesi corun rispondono al 62% della popolazione, e non al 40% come credevamo finora».

Anche l’editoria religiosa inizia a beneficiare di questa inversione di tendenza. «Nel 2017 le perdite si attestano ancora attorno al 7%, ma i primi risultati dell’anno in corso sono incoraggianti, anche per effetto dell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate », spiega Giovanni Cappelletto, presidente dell’Unione editori e librai cattolici italiani (Uelci), che ha rinunciato a proporre al 'Salone' uno stand collettivo analogo a quello con cui era presente (P.Juzzolino) paio di mesi fa a 'Tempo di Libri'. «Il nostro obiettivo resta quello di partecipare con modalità analoghe a entrambe le manifestazioni », assicura Cappelletto. Assente in marzo a Milano, ma oggi ben visibile a Torino è la Libreria Editrice Vaticana, che ha coordinato la propria proposta con i Musei Vaticani. «Faremo altrettanto alla 'Buchmesse' - assicura il direttore editoriale della Lev, fra Giulio Cesareo - e utilizzeremo lo stesso slogan: “Credere è comunicare”». Almeno su questo non c’è confusione.

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