venerdì 25 giugno 2021
Confessori di re, scienziati, teologi attenti al primato della grazia, ma anche alla libertà dell’uomo nell’esercizio del libero arbitrio. Storia di una Compagnia che ha lasciato il segno
Santo Ignazio di Loyola con i primi seguaci in un dipinto

Santo Ignazio di Loyola con i primi seguaci in un dipinto - Archivio Avvenire

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Confessori di re, scienziati, teologi attenti al primato della grazia, ma anche alla libertà dell’uomo nell’esercizio del libero arbitrio o missionari pronti a spendere la loro vita pur di morire 'nelle Indie': siano queste la vicina Corsica (vedi il caso di Silvestro Landini) o il lontano Giappone (basti pensare a Francesco Saverio). O ancora sacerdoti chiamati a rivestire importanti ruoli nel governo di istituzioni strategiche per la Chiesa Cattolica di stampo tridentino come il Collegio Romano (la Pontificia Università Gregoriana di allora) o essere uomini sospettati di 'eccesso di misticismo' nella direzione spirituale dei loro penitenti. Come i casi famosi di Achille Gagliardi e Jean-Joseph Surin.

Tutto questo racconta molto della storia della Compagnia di Gesù: soprattutto di quella delle origini (1540) fondata da Ignazio di Loyola fino alla soppressione dell’Ordine, avvenuta il 21 luglio del 1773, per opera di un papa il frate minore conventuale Clemente XIV. Un libro scritto dalla storica Sabina Pavone, già pubblicato per Laterza nel 2004, e ora riproposto con una nuova appendice bibliografica e nuova documentazione (vi è anche un accenno agli studi condotti dall’allora semplice gesuita Jorge Mario Bergoglio nel 1988 sulla soppressione della Compagnia Las cartas de la tribulacion) torna su questo periodo mettendo in evidenza le luci ma anche le ombre che travolsero in questo lungo arco di tempo, circa 230 anni, le esistenze spesso turbolente dei religiosi ignaziani. Il volume non a caso reca un titolo molto eloquente: I gesuiti dalle origini alla soppressione e invita il lettore a scoprire la storia della 'prima' Compagnia di Gesù.

Tra i meriti di questa pubblicazione vi è soprattutto quello di aver messo in evidenza molte delle intuizioni elaborate da Ignazio e poi messe in pratica e normate dai suoi successori: in particolare il gesuita italiano Claudio Acquaviva, considerato dalla Pavone come l’autentico legislatore della Compagnia fino alla soppressione dell’Ordine.

Da queste pagine come in un romanzo d’appendice si evincono le tante battaglie intraprese dagli ignaziani: dalla difesa dei 'riti cinesi' ai tempi di Matteo Ricci e dei suoi successori, alle controversie teologiche (vedi la famosissima questione De Auxilis) che vide contrapporsi i gesuiti ai domenicani sul problema della grazia.

Il libro non sottace i tanti problemi interni che nacquero nella Compagnia: l’ingresso dei cristiani nuovi (cioè gli ebrei e non solo), le invidie che si innescarono tra i vari membri dell’Ordine, tra chi era professo di quattro voti (che garantiva potere e prestigio anche accademico nella vita di allora) e chi non lo era; non dimentica di accennare ai casi di 'riforma' tentati e mai realizzati da papi come il domenicano Pio V e il frate minore conventuale Sisto V per rendere meno indipendenti e più 'innocui' i gesuiti rispetto agli altri Ordini religiosi.

Ma nel volume c’è molto di più. Si scopre l’importanza dei collegi dove l’opzione dei gesuiti era di puntare sull’educazione delle classi più influenti per così indirizzare le coscienze del resto della società. Pavone ricorda anche come nel campo dell’istruzione i gesuiti, così attenti al teatro e all’uso del latino, si trovarono 'superati' dai nuovi approcci educativi impressi, per esempio, dagli scolopi nelle loro scuole. E questo fu forse una delle cause del declino dell’Ordine destinato a essere soppresso nel 1773, ma a rinascere come una fenice nel 1814. Grazie a un grande papa come il benedettino Pio VII.

Sabina Pavone I Gesuiti dalle origini alla soppressione Laterza. Pagine 192. Euro 16,00

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