giovedì 23 giugno 2022
Una ricerca di vulcanologi ha ricostruito tutte le fasi della celebre eruzione del Vesuvio. Uno studio che non ha solo valore storico ma si proietta sull'impatto delle eruzioni vulcaniche sul clima
Veduta notturna degli scavi di Pompei

Veduta notturna degli scavi di Pompei - Ansa

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Un team internazionale di ricerca ha confermato l'ipotesi che l'eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. distrusse gran parte del territorio di Pompei e delle città circostanti, non avvenne tra il 24 e il 25 agosto ma in autunno, tra il 24 e il 25 ottobre. L'ipotesi era già stata formulata nel 2018, ma la conferma arriva ora grazie a uno studio pubblicato sulla rivista "Earth Science Reviews", che ha ricostruito tutte le fasi dell'eruzione, dalla camera magmatica fino alla deposizione della cenere in aree lontanissime dal Vesuvio, trovandone traccia fino in Grecia.

"Il nostro lavoro ha esaminato con un approccio ampio e multidisciplinare diversi aspetti dell'eruzione del 79 d.C., integrando dati storici, stratigrafici, sedimentologici, petrologici, geofisici, paleoclimatici e di modellazione dei processi magmatici ed eruttivi di - spiega Mauro A. Di Vito, vulcanologo dell'Ingv e coordinatore dello studio - L'articolo parte dalla ridefinizione della data dell'eruzione, che sarebbe avvenuta nell'autunno del 79 d.C. e non il 24 agosto come si è ipotizzato in passato, e prosegue con l'analisi vulcanologica di siti in prossimità del vulcano per poi spostarsi progressivamente fino a migliaia di chilometri di distanza, dove sono state ritrovate tracce dell'eruzione sotto forma di ceneri fini"

La data del 24 agosto è stata oggetto di dibattito fra storici, archeologi e geologi perché incongruente con numerose evidenze, come ad esempio i ritrovamenti a Pompei di frutta tipicamente autunnale o le tuniche pesanti indossate dagli abitanti che mal si conciliavano con la data del 24-25 agosto. "La prova definitiva dell'inesattezza della data - spiega Biagio Giaccio, ricercatore dell'Igag-Cnr e coautore dell'articolo - è però emersa solo pochi anni fa: un'iscrizione in carboncino sul muro di un edificio di Pompei che tradotta cita 'Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, si abbandonava al cibo in modo smodato" indicando che l'eruzione avvenne certamente dopo il 17 ottobre", aggiunge Giaccio. La data più accreditata è, quindi, quella del 24-25 ottobre.

"Lo spirito del nostro lavoro è stato quello di comprendere come un evento del passato possa rappresentare una finestra sul futuro, aprendo nuove prospettive per lo studio di eventi simili che potranno verificarsi un domani - prosegue Domenico Doronzo,
vulcanologo dell'Ingv e coautore della ricerca - Questo studio, quindi, consentirà di migliorare l'applicabilità di modelli previsionali, dai fenomeni precursori all'impatto dei vari processi eruttivi e deposizionali, ma potrà anche contribuire a ridurre la
vulnerabilità delle aree e delle numerose infrastrutture esposte al rischio vulcanico, non solo in prossimità del vulcano, ma - come ci insegna questo evento - anche a distanza di centinaia di chilometri da esso".

"Negli ultimi anni è diventato sempre più importante comprendere l'impatto delle eruzioni sul clima anche per poter studiare l'origine e l'impatto di alcune variazioni climatiche brevi. Tuttavia, non conosciamo ancora molto - e con la risoluzione adeguata - delle condizioni climatiche al tempo dell'eruzione del 79 d.C.", commenta Gianni Zanchetta dell'Università di Pisa e coautore della ricerca.

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