sabato 11 gennaio 2025
Da oggi su Tv2000 una trasmissione con il francescano e Monica Mondo: «L’intelligenza artificiale può essere un “moltiplicatore” che avvicina le persone ma dobbiamo conoscere e prevenire i rischi».
Padre Paolo Benanti e Monica Mondo sul set di "Algoretica"

Padre Paolo Benanti e Monica Mondo sul set di "Algoretica" - Tv2000

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«L’intelligenza artificiale può essere un “moltiplicatore” che avvicina le persone», dice padre Paolo Benanti, super esperto di etica, bioetica ed etica delle tecnologie, nel presentare Algoretica - Noi e l’intelligenza artificiale, il nuovo programma di Tv2000, in onda da oggi al 15 febbraio, il sabato alle ore 15.15, che svela le opportunità dello sviluppo dell’IA nella vita quotidiana mettendo a fuoco i rischi e le implicazioni etiche e sociali. Sei puntate in tutto, condotte da Monica Mondo, con la partecipazione fissa di padre Benanti e con in studio diversi ospiti e la presenza di due robot. Il tutto nasce da un’idea di Vincenzo Morgante, per un programma, appunto, di Benanti, Mondo e Dario Quarta. «Da tempo – afferma Benanti – cerco di mettere a fuoco il significato etico e antropologico della tecnologia per l’Homo sapiens: siamo una specie che da 70mila anni abita il mondo trasformandolo. La condizione umana è una condizione tecno-umana…». In particolare, gli studi di padre Benanti, teologo del Terzo Ordine Regolare di San Francesco e membro italiano del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, si focalizzano sulla gestione dell’innovazione, come Internet e l’impatto del Digital Age, le biotecnologie per il miglioramento umano e la biosicurezza, le neuroscienze e le neurotecnologie. Ogni puntata – attraverso il contributo di reportage e la partecipazione di esperti del settore – approfondisce così un ambito di applicazione delle tecnologie basate sull’intelligenza artificiale: dalla salute all’informazione, dall’ambiente al lavoro, dalla sicurezza all’agricoltura. Storie ed esempi in grado di mostrare la necessità di affiancare l’etica agli algoritmi, in pratica un’algoretica che ricordi costantemente che la macchina è al servizio dell’uomo e non viceversa.

Quali sono le domande da cui siete partiti nel concepire poi questo approfondimento televisivo riguardante l’intelligenza artificiale?

«Gli interrogativi riguardano i cambiamenti che porterà nelle nostre vite lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, le opportunità che potrà offrire, ma anche i rischi che dobbiamo imparare a riconoscere e a prevenire. Faccio un esempio che potrebbe sembrare scontato, ma non lo è affatto. Dopo il derby di calcio Roma-Lazio (andato in scena nella Capitale, allo stadio Olimpico, domenica 5 gennaio, ndr), dopo la partita sono circolate tantissime immagini ironiche elaborate con l’intelligenza artificiale. Questo fatto ci fa capire di come l’AI è improvvisamente è arrivata, grazie agli smartphone, nelle “tasche” e nella vita di tutti. Tuttavia, la distanza che ancora c’è tra la capacità dello strumento e la consapevolezza che abbiamo dello strumento stesso, ci ha fatto pensare che era necessario provare a parlarne in una maniera che potesse essere il più plurale possibile, in modo obiettivo e oggettivo. Il programma propone un percorso di riflessione sulle scelte morali, sociali e politiche che possono guidare l’innovazione verso un autentico sviluppo umano che non danneggi le persone e non crei forti disequilibri globali».

A molti sfugge che cosa può rappresentare per davvero l’IA per l’umanità…

«Il piano punto centrale del discorso è che l’intelligenza artificiale non serve a fare una cosa meglio di prima. La prospettiva è ben più ampia: cambierà il modo di fare tutte le cose, rispetto come le abbiamo fatte fino ad oggi. Non ne dobbiamo parlare come se fosse un “monolite”. L’approccio deve essere diverso va analizzata rispetto alle rifrazioni che offre un prisma, quando viene colpito dalla luce. Ovvero, per come il risultato di questo “fenomeno” impatta su ogni singolo argomento, come per esempio l’alimentazione, l’ambiente, il lavoro, la medicina, la salute. Sono tutti “raggi” di questa intelligenza artificiale. Dire che c’è qualcosa di importante rispetto ad un’altra, rispetto ad un settore o a un altro, può essere solo forviante».

Cosa ci dobbiamo aspettare dall’intelligenza artificiale per quest’anno?

«Quest’anno, sicuramente, vedremo un impatto significativo dell’intelligenza artificiale di tipo generativo nella nostra società, anche se fare previsioni, in una realtà così dinamica, è molto difficile. Sicuramente assisteremo a due fenomeni: da una parte saranno disponibili dei nuovi prodotti, dall’altra la distribuzione di queste soluzioni. Sempre più applicazioni e sistemi informatici saranno “infusi” di intelligenza artificiale. L’accessibilità a questa nuova tecnologia, ovvero alle applicazioni e ai servizi, sarà a pagamento, segnando di fatto anche la fine dell’offerta gratuita al pubblico di alcune soluzioni. Come l’uso della corrente elettrica ci ha reso più produttivi ma con un costo, così anche le aziende che sviluppano AI ora vogliono rientrare degli investimenti sostenuti in ricerca e sviluppo e applicheranno delle tariffe».

I costi, anche ambientali, però sembrano incidere sullo sviluppo….

«Non c’è un’azione che non abbia un costo energetico e l’intelligenza artificiale ce l’ha. Ma un conto è pagare un costo energetico per fare un’immagine magari per prendere in giro qualcuno, un conto è pagare lo stesso costo energetico per trovare un farmaco che salva le vite. Questo è un esempio per dire che indubbiamente l’intelligenza artificiale ha un prezzo, ma essendo un moltiplicatore quello che ci potrebbe restituire è molto di più. Aumentare la comprensione di che cos’è davvero l’intelligenza artificiale è anche un po’ il compito delle istituzioni, per esempio attraverso la scuola. La scienza artificiale, infatti, potrebbe essere un’interfaccia fantastica per aumentare l’accessibilità al sapere in modo inclusivo. Potrebbe moltiplicare le capacità dei professori e degli insegnanti di adattarsi o di andare incontro a necessità specifiche di uno studente. Grazie a una visione etica e con l’approntamento di regole, si può dare una visione migliore dell’IA, affinché appunto non diventi un’arma contro l’umanità o una parte di essa. Quando 60mila anni fa, l’uomo inventava e utilizzava la clava per rompere per esempio una noce di cocco, questo utensile si poteva prestare ad essere pure una micidiale arma. Stessa cosa per il nucleare, che può dare energia per il progresso o morte se usato per scopi bellici. Tutto questo vale anche l’Intelligenza artificiale oggi, per questo la trasmissione nasce per rassicurare, da un punto di vista culturale, chi è scettico, facendo vedere le potenzialità positive dell’IA. Ci interrogheremo sul senso di quello che ascoltiamo e forse il servizio migliore che si può fare alle persone è quello di non semplificare né dall’altro canto rendere le cose ancora più complesse di quelle che sono, ma di vivere le domande dell’oggi fino in fondo, per avere una propria opinione».

Con l’Intelligenza artificiale non si rischia in realtà di non far condividere il sapere?

«Secondo me non possiamo dire che l’intelligenza artificiale faccia proprio questo. A differenza della tecnologia più tradizionale che aumenta la produttività, l’intelligenza artificiale ha un orizzonte più ampio: IA è un moltiplicatore, moltiplica appunto quello che trova. Quindi potrebbe essere il miglior moltiplicatore di sapere, per avvicinare e ridurre le distanze tra le persone, ma anche il peggior sistema di ingiustizia e di differenziazione sociale. In realtà nessuno dei due esiti è garantito. È chiaro quindi che tutto questo processo richiede sostanzialmente una gestione, che deve essere accompagnata politicamente, proprio per evitare che l’intelligenza artificiale diventi un moltiplicatore di disuguaglianza. Per questo in qualche modo tutto deve essere normato e regolamentato. Per questo abbiamo pensato anche al fare una trasmissione, poter provare a parlare di questi temi e trovare delle ricette tutti insieme».

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