giovedì 28 settembre 2017
Ricevuto il «segnale» emesso nei momenti finali della fusione di due buchi neri dalla massa di 31 e 25 volte quella del Sole, distanti fra loro circa 1,8 miliardi di anni luce
L'interferometro italiano Virgo. Una panoramica del sito che si trova a Cascina, Pisa (Ansa)

L'interferometro italiano Virgo. Una panoramica del sito che si trova a Cascina, Pisa (Ansa)

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L’Italia riscopre, durante il G7 della scienza in corso a Torino, la sua importanza e la sua tradizione nel progresso della scienza. Il tutto grazie agli strumenti in funzione all’osservatorio europeo Virgo (che si trova in Italia e al quale il nostro Paese partecipa con l’Istituto nazionale di fisica nucleare insieme al Consiglio nazionale delle ricerche francese) e dai due rivelatori americani Ligo, che nelle scorse ore hanno raccolto dal cosmo il segnale di una “deformazione” della curvatura spaziotemporale. Ovvero di un’onda gravitazionale, un’osservabile che verifica in tutto e per tutto la teoria della relatività formalizzata da Albert Eistein all’inizio del secolo scorso.

È il quarto segnale del genere catturato dai rilevatori terrestri da quando sono state scoperte le onde gravitazionali, ma è il primo ad essere intercettato e localizzato esattamente.

«Questo straordinario traguardo della fisica è per tutti noi motivo di grande soddisfazione», ha detto il ministro per l’Istruzione, l’università e la ricerca, Valeria Fedeli. Soddisfatto anche il presidente dell'Infn, Fernando Ferroni, per il quale «la prima rivelazione di un’onda gravitazionale da parte di tutti e tre gli interferometri rappresenta lo straordinario successo di un esempio virtuoso di collaborazione su scala globale».

In pratica, i tre rivelatori (europei e americani) funzionano in modo sincronizzato come se fossero un unico strumento, ovviamente più potente e amplificato. Questo permette non soltanto di guardare lontano nell’universo ma anche di svelare alcuni aspetti misteriosi del cosmo, come il collasso delle stelle e i buchi neri che generano appunto le onde gravitazionali.

In questo caso gli strumenti hanno visto così il segnale emesso nei momenti finali della fusione di due buchi neri dalla massa di 31 e 25 volte quella del Sole e distanti fra loro circa 1,8 miliardi di anni luce. La fusione ha generato un unico buco nero da 53 masse solari: ciò significa che circa tre masse solari sono state convertite in energia sotto forma di onde gravitazionali.


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